Monopoli

Monopoli Monopoli CARO Scrittore ti voglio parlare Siamo una famiglia di quelle che, non potendo permettersi di andare in ferie, ha trascorso in città tutta l'estate, Ferragosto compreso. Per festeggiare comunque la, come dire, ricorrenza estiva - il 15 di agosto, insomma - abbiamo deciso di andare a mangiare insieme ad una famiglia di amici anche loro rimasti in città - in uno dei ristoranti che, stando a quanto si legge sulle pagine dei giornali cittadini, vanno per così dire per la maggiore in questo periodo: per capirci, un posto oltre il Po, diciamo pure in collina ma non troppo. Fatto sta, che abbiamo pensato - faceva caldo, era festa - di ordinare una paella o paeglia o paeiia o come si scrive, e fin dal giorno successivo siamo stati da cani: i bambini hanno vomitato, e i rispettivi papà e mamme hanno trascorso una decina di giorni cibandosi di riso e patate lesse e fermenti lattici, nel tentativo di bloccare i dolori intestinali e quell'altra cosa che a me non sembra il caso di scrivere su un giornale, anche se mia moglie dice che la parola «diarrea» ormai la si trova anche sui dizionari. Ma ti sembra giusto? Già non avevamo potuto andare in ferie. Cara famiglia Che dirvi. Spero almeno che, come nel caso della maggior parte delle famiglie italiane, il vostro regime alimentare abituale fosse comunque già precedentemente compromesso; mi spiego: per chi abbia messo su qualche chilo di troppo, proprio in seguito a quello che molti non esiterebbero a definire «un pessimo rapporto col cibo», tali «inconvenienti», per quanto fastidiosi, risultano essere veri e propri toccasana. Nel senso che in una settimana opoco più di attacchi di dissenteria (quella che sua moglie, senza infingimenti, chiama «diarrea») si eliminano dai tre ai cinque chili superflui: naturalmente, a patto di seguire al tempo stesso la succitata dieta a base di riso, patate e fermenti lattici. Quanto ai ristoranti più o meno alla moda, stia tranquillo: le mode passano, i ristoranti chiudono. Purtroppo c'è chi si ostina a riaprirli. Ad ogni modo, auguri. Caro Scrittore ti voglio parlare Siamo due amiche rispettivamente di ventinove e ventinove anni, e una sera, passeggiando per via Lagrange, ci siamo rese conto che La Rinascente era I aperta anche dopo le sette e trenta, fino alle nove. Siccome entrambe avevamo dimenticato di metterci il profumo, siamo entrate nel suddetto centro commerciale, convinte che le signorine vestite di blu nel reparto profumeria si sarebbero avventate su di noi con i loro «spruzzetti» (si dice così?) in modo da risolvere il nostro fastidioso problema (più che altro, della mia amica: che suda moltissimo e si rifiuta di farsi depilare le ascelle dalla sua estetista). Purtroppo, però, nessuno si è fatto vivo nonostante la nostra insistenza (abbiamo girato come due vespe per il reparto profumeria dalle sette e trenta alle nove) e così ce ne siamo andate piuttosto deluse (la mia amica anche parecchio maleodorante). Perché le signorine della Rinascente non spruzzano più? Care amiche ventinovenni Ciò che apprendo dalla vostra avventura mi lascia tra il basito e l'esterrefatto. In che senso le signorine della Rinascente non «spruzzano più»? Io per anni sono stato costretto (come tanti altri, suppongo) a produrmi in repentini slalom per evitare di venire intrappolato dal¬ le micidiali nuvolette vaporizzate all'altezza di quel fuoco di sbarramento che da sempre si abbatteva su chiunque desiderasse entrare nei locali di tale centro commerciale; e adesso dovrei credere che le generazioni future non avranno la possibilità di venire forgiate da una simile prova d'abilità e d'ardimento? Credo sarebbe meglio se voi riprovaste a passare in via Lagrange, magari in un altro orario (sono sicuro che le signorine della Rinascente, dopo aver spruzzato tutto il giorni, tra le sette e trenta e le nove di sera cominciano a perdere un po' di smalto); in ogni caso, e qui mi rivolgo alla scrivente, cerchi di convincere la sua amica a non trascurare la sua femminilità (so che sembra un suggerimento maschilista, ma le assicuro che se si fosse trattato di un amico avrei scritto <da sua mascolinità») e, se proprio non vuole frequentare un'estetista, le regali alla prima occasione (il compleanno o l'onomastico vanno benissimo) una «macchinetta» o rasoio elettrico da barbiere (a questo scopo, le suggerisco un negozio a pochi passi da via Lagrange, in via Andrea Doria, si chiama Franzelli ed è fornitissimo anche se minuscolo). In tal modo, respireranno meglio sia le ascelle della sua amica che le narici di tutti quelli che la frequentano. Grazie.

Persone citate: Franzelli