GODZILLA di Massimo Gramellini
GODZILLA IL F IL M DELLA SETTIMANA GODZILLA Il film è all'Adua, Capitol, Eliseo, Vittoria NONOSTANTE faccia ridere fin dal nome, evocando il simpatico Magilla Gorilla dei cartoni animati, questo vecchio mostro giapponese riciclato dagli americani mette paura. Non lui direttamente, poveraccio. Basta accendere un telegiornale per trovare facce molto più mostruose. Quel che spaventa è l'incubo collettivo che lo ha partorito. Questa voluttà di Hollywod nel mostrare città sventrate e civiltà distrutte. «Indipendence day», «Armageddon», «Godzilla». E' la terza volta in due anni che la capitale dell'Occidente, New York City, viene deturpata da qualcosa che non è un missile comunista o una bomba islamica. I nuovi nemici sono apocalittici. Marziani, meteoriti, oppure - come nel caso di Godzilla - moderni draghi creati dalla fesseria umana (le atomiche francesi di qualche anno fa). Mentre la televisione di massa rimuove le ansie della gente usando la volgarità come anestetico, il cinema commerciale avverte l'esistenza di un'angoscia repressa e cerca di esorcizzarla a modo suo. L'allarme che costosissimi filmetti come «Godzilla» cercano di lanciare è che l'uomo ha completamente perduto il controllo sulla natura. Siamo a Pompei il giorno prima dell'eruzione, ma sembra che non ce ne freghi niente. Nevica in Tibet per la prima volta dopo secoli e mezza Cina viene inondata, ma a noi sembrano notizie di serie C in confronto ai sigari di Clinton e ai tormenti di Bertinotti. Chissà che persino un film vagamente masochista come «Godzilla» non riesca a farci pensare un po' di più al nostro destino e a quello della Terra su cui con sempre maggior disprezzo appoggiamo i piedi. Massimo Gramellini
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