LA SPIRITUALITA' DELLA MUSICA di Sandro Cappelletto
LA SPIRITUALITA' DELLA MUSICA MANIFESTAZIONE A MONCALIERI LA SPIRITUALITA' DELLA MUSICA // rigore come ricerca etica questo era Benedetti Michelangeli Sabato 26 alle 16,30 alla Fondazione Offidani Mestrallet «La Vigna del Gerbino», in strada S. Brigida 31 a Moncalieri, si terrà la tavola rotonda «Viaggio attraverso l'Anima della Musica». Interverranno il Maestro Ennio Pastorino, Padre Eugenio Costa e Sandro Cappelletto, modera Renato Romanelli. Seguirà, alle 21, un concerto al Castello Reale di Moncalieri. Il Progetto Musicanima, che la Fondazione porta avanti da tre anni, rievoca l'ospitalità in Moncalieri negli Anni 60 dell'Accademia Internazionale Pianistica di Arturo Benedetti Michelangeli. TRE pianisti si incontrano ad un corso di perfezionamento. Uno di loro si chiama Glenn Gould; gli altri due comprendono subito la differenza, ma se il primo l'accetta, il secondo non tollera la propria inferiorità. E' l'inizio di una tragedia, quella raccontata da Thomas Bernhard nel romanzo «Il soccombente». Quanto è difficile accettare le ragioni dei propri limiti, il loro pesare come mura invalicabili che sbarrano il cammino dall'immaginazione alla realizzazione di una propria volontà. Sentire di dover dare corpo ad un'idea - un suono, una pagina, un segno - in «quel» modo e non riuscirci; avvertire l'imperfezione, la distanza, dover decidere se è ancora possibile migliorare, oppure se, nonostante ogni impegno, quella meta non verrà mai toccata. Ha scritto Norbert Elias che la diversità di Mozart consisteva esattamente nell'assenza di ogni «decadimento» tra il sentire nella testa e nel cuore e il realizzare nella carta un'idea musicale. Non sappiamo se è vero, certamente è ben raccontato. Qual era l'ansia del limite nel pianismo di Arturo Benedetti Michelangeli? Conosciamo alcune esigenze professionali da lui sempre rispettate: la decisione di non eseguire in pubblico lavori che riteneva avessero già incontrato il loro interprete di riferimento, la selezione severa che operava nel passaggio tra studio privato e concerto. Suona come un elogio la critica che spesso gb è stata rivolta: il suo repertorio era limitato, ripetitivo. Alcuni programmi da concerto ritornano identici, a distanza di anni e quella che può sembrare pigrizia, diventa severità, consapevolezza, dubbio che mai non smette. Rigore più forte di ogni lusinga, commerciale e discografica, della tentazione di accontentare i gusti del pubblico, perfino i propri desideri: a quante pagine del migliore repertorio, che è un piacere così grande suonare, non ha consentito di superare il filtro dell'autocensura? Ascoltando, confrontando le diversità anche radicali - Ciaccona dopo Ciaccona, Andante spianato dopo Andante spianato, Concerto K 450 dopo Concerto K 450... - il ri- gore professionale svela il proprio aspetto di scelta etica. Lo sguardo di Michelangeli continua a interrogare la complessità di un testo, l'opera musicale diventa il termine di riferimento delle proprie tensioni, capace di misurare acquisizioni e nuovi dilemmi. Ogni volta da capo, ricominciando, e in modo diverso: dichiarazione, insieme, del limite raggiunto e del desiderio di oltrepassarlo, di schiudere altri dettagli. A vent'anni, a quaranta, a sessanta, ancora oltre, senza stanchezza, con identica severità, con faticata gioia. Senza superbia, accettando di ridiscutere ogni precedente certezza, dunque umile. Un personale atteggiamento diventa lezione, antidoto all'accettazione della mediocrità, intesa come allentamento del controllo e della dedizione verso il proprio mestiere. Chiunque ne faccia uno, sa quanto è arduo resistere in questa tensione, continuare ad ascoltarne la necessità. Difficile rintracciare, negli oltre cinquant'anni di attività di Michelangeli, un momento di cedimento: quando lo riteneva possibile, preferiva tacere. Silenzi necessari; l'esigenza del produrre veniva commisurata ai tempi interiori, ai loro trasalimenti, ai dubbi, alle nuove persuasioni. Scelta sommamente antieconomica e, per questo, attualissima: nell'epoca della riproducibihtà e dello straripare dell'offerta musicale, le interruzioni del suo pianismo sono un'eredità preziosa, raccolta da pochi, una necessaria aristocrazia, la sua laica reliquia. Resta da interpretare un grido. Michelangeli lo ha «suonato» a Londra del maggio 1990, ritorno al concertismo dopo l'ictus di Bordeaux, dopo l'intuizione sensibile della morte. Nella coda dello Scherzo n. 1 di Chopin persiste un furore inaudito; attraverso la violenza fisica delle mani che schiantano la tastiera transita una disperazione senza conforto, gelida. Soltanto allora gli è apparso possibile appropriarsi della verità dello Scherzo, solo allora si è infranto il limite che ne aveva, prima, impedito il contatto, negando la perfezione possibile ad un interprete? Sandro Cappelletto Arturo Benedetti Michelangeli in una fotografia ' del 1950
Luoghi citati: Bordeaux, Londra, Moncalieri
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