La gioia, la paura, la rabbia di Ezio Giacobini
La gioia, la paura, la rabbia EMOZIONI La gioia, la paura, la rabbia LO studio delle basi biologiche del nostro piccolo mondo emotivo non è certo una scoperta della neurobiologia moderna. Già Darwin, dopo avere rivolto l'attenzione all'origine delle specie descrisse nel 1872 «L'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali». Osservando l'espressione imbronciata delle scimmie, quella adirata dei cani ringhiosi, il volto dei malati di mente e l'espressione lamentosa del giovane figlio, giunse alla conclusione che molte specie hanno espressioni emotive comuni, il che rinforza il concetto di discendenza comune. Cent'anni dopo i neurobiologi hanno ripreso lo studio di Darwin. Disponendo di potenti mezzi di indagine essi possono studiare molto di più che l'espressione superficiale delle emozioni: possono addentrarsi nell'interno di esse e descrivere le tracce lasciate da queste nel cervello. Data la limitazione; della psicanalisi come metodo di studio scientifico si sta passando ora ad un'analisi dei circuiti nervosi toccati dalle emozioni, dai segnali chimici emessi da esso ed alla definizione delle zone anatomiche cerebrali maggiormente toccate nel corso di reazioni emotive. Man mano che si procede in questo studio viene confermata l'idea che emozioni intense in periodi particolarmente critici della vita possono scatenare non solo reazioni a livello del comportamento ma anche cambiamenti fisici registrabili nel cervello e perduranti per lungo tempo. Da sempre le emozioni sono state considerate territorio degli psicologi, essendo ritenute come «troppo vaghe e difficili da quantificare» dai neurobiologi. Si assiste attualmente ad un'invasione dei neuroscienziati in questo campo. Che cos'è e dove è localizzato il mondo dell'inconscio? Gli psicoterapeuti con i loro limitati mezzi di indagine non hanno mai potuto rispondere a questi quesiti. Utilizzando nuovi metodi tra i quali la risonanza magnetica funzionale e la tomografia a emissione di positroni si riesce per la prima volta a gettare uno sguardo sull'immagine sfuggente dell'inconscio. Un esempio è lo studio condotto all'Istituto Karolinska di Stoccolma. Una successione di immagini di facce esprimenti tipi diversi di emozioni quali gioia, paura e rabbia vennero mostrate a dei soggetti per poche frazioni di secondo. La maggior parte asseriva di «non aver notato» la faccia esprimente terrore o rabbia se questa era immediatamente seguita da una faccia «neutrale» (non esprimente emozioni). Si trattava di una menzogna inconscia. Registrando la reazione di varie aree cerebrali e il loro consumo di ossigeno si osservava che l'osservazione anche rapida di un'espressione di terrore scatenava un aumento dell'attività cerebrale in una zona specifica e circoscritta del cervello chiamata amigdala (per la sua struttura a forma di mandorla). In studi precedenti nel ratto si era potuto dimostrare che l'amigdala fa parte di un circuito cerebrale messo in moto dalla sensazione di paura. Si potè anche identificare nel ratto un gruppo particolare di cellule nervose dell'amigdala che elabora le sensazioni provenienti dall'esterno (come l'osservare il volto impaurito di un soggetto) in messaggi diretti ad altre zone cerebrali come ad esempio alla corteccia frontale dove vengono percepite come «sensazioni di paura». Il segnale registrato nell'amigdala sussiste a lungo in un soggetto anche se questi non è affatto conscio di tale reazione. Procedendo oltre, si è scoperto che l'amigdala di sinistra fa parte di un sistema cosciente mentre quella di destra si mantiene strettamente nell'ambito dell'inconscio. A questo punto ci manca qualsiasi dato per definire quali siano effettivamente i substrati nervosi delle emozioni sia a livello del conscio che dell'inconscio. La neuroscienza delle emozioni è ancora nella sua infanzia. Rimane molto cammino da fare ma forse un giorno si giungerà a distinguere tra aspetti ereditari ed acquisiti delle reazioni passionali. Ezio Giacobini
Luoghi citati: Stoccolma
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