Il mondo non è dei bit ma dei «fit»

Il mondo non è dei bit ma dei «fit» MULTIMEDIA Il mondo non è dei bit ma dei «fit» L M ERA digitale che segna il nostro tempo, fondata sull'intreccio della radio e della televisione con l'editoria elettronica, l'informatica e le telecomunicazioni, è un inderogabile destino, una scelta possibile; o un inganno? La complessa sinergia di tv, computer e telefono, interattivamente connessi ai sistemi comunicativi in rete, che ha annullato comprimendoli il tempo e lo spazio, sta divenendo l'elemento cardine del potere. Ma quanti inganni si nascondono dietro le due parole magiche: globalizzazione e multimedialità? Il dibattito intorno alle possibilità ancora sconosciute della interconnessione dei media fra loro sembra riproporre quello che animò gli apocalittici e gli integrati negli Anni 50 a proposito dell'impatto della televisione. Strumenti del diavolo o finestre sul mondo? Da un lato si ipotizza un pensiero unico, come se il mondo andasse verso l'omologazione assoluta: dall'altro si teorizzano scenari di libertà individuale mai prima esperiti. In rete ognuno esisterà per il proprio sapere; non ci saranno più discriminazioni di status, né di censo, né di luogo. Oppure la rete condizionerà tutti nello stesso modo date le sue obbligate vie di accesso? Le risposte a questi dubbi che concernono ormai la nostra vita sono tante; l'ultima di Vincenzo Vita ne «L'inganno multimediale» (ed. Meltemi, 1998) si propone come un superamento della contrapposizione tra i denigratori e gli entusiasti delle possibilità offerte dalla multimedialità e offre una nuova possibile «convergenza». Fuori dalla logica dell'aut-aut, in un pensiero et-et si può individuare una strategia diversa. Sostiene Vita: «Fuori dal circuito vivono o tentano di vivere altri paradigmi e altri potenziali protagonisti, che non hanno voce nella teoria e nella pratica»... La realtà è asimmetrica rispetto all'ideologia. corrente, anche se viene propagandata con lo stile della certezza matematica e validata come scienza dagli stessi beneficiari. Vengono così messi sotto processo il liberismo che ostruisce l'internazionalizzazione dei mercati; e i valori che da parole devono divenire opzioni di fondo, anche se contrapposte. I conflitti di interesse che animano il pianeta possono, secondo questa analisi, essere affrontati e risolti con la «convergenza». L'ipotesi è che il mondo non è più dominato dalla materia: l'atomo, ma neanche dal bit: l'informazione, ma piuttosto dal «fit». Un valore fit è una misura tra 0 e 1. Un valore bit è uno 0 o un 1, quindi si rapportano come opposti, mentre l'impostazione fuzzy è polivalente, ed è questa dimensione ibrida che viviamo nella quotidianità tecnologica che una volta compresa ed accettata può consentire la sfida verso la «convergenza», unica possibile soluzione per la comunicazione mondo. Ecco così delineata una nuova soluzione ai quesiti aperti dalla multimedialità in un mondo in cui il potere dei media sta trasformando i media in un sistema. La «convergenza» come una sfida per tutti. Come insieme di tecnologia e forma culturale. Alla fine ciascuno sarà in grado di trarre le proprie conclusioni, per convivere con la globalizzazione multimediale avendo compreso dopo questa analisi che il modello economico liberista che fino ad ora l'ha ispirata e sostenuta sta implodendo. Il crollo delle Borse di tutto il mondo ne è stato una clamorosa manifestazione. Marina D'Amata Università di Roma «La Sapienza»

Persone citate: Vincenzo Vita

Luoghi citati: Roma