LA VIA CLASSICA AL FUTURO

LA VIA CLASSICA AL FUTURO LA VIA CLASSICA AL FUTURO Pontiggia e la novità degli antichi CONTEMPORANEI DEL FUTURO Giuseppe Pontiggia Mondadori pp. 267 L 29.000 HE cos'è un classico? E' ancora possibile individuarne l'essenza nella dominante cultura di massa? Ed è politicamente corretto parlarne, mentre i barbari sono nuovamente tra noi e in noi? Giuseppe Pontiggia ne discorre con la competenza dello scrittore colto e del lettore onnivoro, in un libro soffuso di affetti e solcato di provocazioni («I contemporanei del futuro»). Ripercorre la storia della parola e del suo concetto, il passaggio fondante da «classici cives», cittadini di prima classe, a «classici scriptores», scrittori eccellenti, intrecciando passato e presente in una vivace mobilità di prospettive, accogliendo per via le più aeree suggestioni. Riscontra, ad esempio, la sopravvivenza della originaria esclusione censitaria in scrittori di umili origini quali Defoe e Dickens, che stentano a entrare nell'Olimpo dei classici. Mentre le connotazioni militari del termine (la posizione distinta dei «classici cives» nell'esercito) si proietta avversativamente, quasi in funzione di nemesi, sull'avanguardia artistica che, per la sua vocazione esplorativa e sperimentti i lii è tt lili pptativa, i classici è portata a lasciarseli dietro le spalle, se non a distruggerli col ferro e col fuoco. Veniamo a toccare con il primo punto, fuori dagli angusti limiti classicistici, la mobilità del canone, l'estensione e l'arricchimento che prende la parola nel passare dei secoli; con il secondo, la ricorrente «Querelle des anciens et des modernes». A questo proposito, più del rumore degli iconoclasti colpisce, al di là del prestesto polemico, lo sguardo sovrano di Pascal: secondo cui gli antichi erano propriamente giovani, e soltanto nelle conoscenze dei moderni «si trova quella antichità che noi veneriamo in altri». Ma si tratta appunto di preservare C in modo attivo quella «venerazione». Ciò che non accade con la superstizione del futuro, con la progressiva riduzione dello studio degli antichi (lo smantellamento del liceo classico). «La differenza tra ieri e oggi - chiosa Pontiggia - è che ieri si credeva nel conflitto, oggi nella soluzione finale». E senza l'esercito dei classici alle spalle è difficile trovare spazio e compiti anche per l'avanguardia. Nella pacata, ragionativa esposizione affiora il calore della protesta, l'ironia del libello: la preoccupazione che il superamento della tradizione umanistica conduca al superamento dei valori. Non si arriva a sostenere che un «classico della canzone» vale quanto Bach? Non si arriva alla temerarietà di confrontare Wilbur Smith con Defoe? Pontiggia non si nasconde che anche in passato ci fu tradimento dei classici; e che oggi si è imparato a leggerli con vista più acuta, con nuove prospettive che vanno dall'antropologia, alla psicanalisi, alla semiologia. Ma sono le ri- Dai greca Zola: il il .superamtradizione finisca colil .superamen e latini imore che ento della umanistica condurre to dei valori sorse di una élite, incapaci di contrastare il declino dei classici, di estenderne la presa sulla coscienza dei più. Mentre, va aggiunto, la difesa dei classici, quelli garantiti da una forte stagionatura e quelli che vanno crescendo intorno a noi, è indispensabile a conservare una cultura, un ethos, una bussola nella indifferenziata osmosi di inculture e inciviltà che si sta profilando. I classici «non sono nostri contemporanei, siamo noi che lo diventiamo di loro... Sono la riserva del futuro». Quasi a titolo di esemplificazione, nella seconda parte del libro Pontiggia ci introduce ad un suo viaggio nei classici: da quelli dell'antichità greca e latina, della letteratura cristiana fino a Maupassant e Zola. Non ha senso, come qualcuno ha fatto, segnalare vistose esclusioni; e neanche rilevare le sproporzioni tra nome e nome, le indulgenze dell'erudito e del bibliofilo per testi non eccelsi. Più proficuo riconoscere nell'occasionalità degli interventi su edizioni e traduzioni recenti (si tratta per lo più di brevi, succose recensioni) il fiio di passionata coerenza, la sapienza della scrittura. Sono ritrattini in punta di penna, talora, per rifarsi al titolo dei suoi racconti meritamente famosi, «Vite di uomini non illustri»; sono fulminanti giudizi critici, argute impennate polemiche (sull'«operosa idiozia» dei registi che manipolano i testi, sui letterati «eterni conniventi riluttanti» del potere...). Sigillati da una sentenziosità aforistica che svela, sotto le vesti del bibliotecario «paranoico», la presenza di un irreducibile moralista. Lorenzo Mondo C Dai greci e latini a Zola: il timore che il .superamento della tradizione umanistica finisca col condurre il .superamento dei valori i e i l i CONTEMPORANEI DEL FUTURO Giuseppe Pontiggia Mondadori pp. 267 L 29.000