UN VOLTO SEGRETO PER SARAMAGO di Angela Bianchini

UN VOLTO SEGRETO PER SARAMAGO UN VOLTO SEGRETO PER SARAMAGO « Tutti i nomi», intensa storia d'amore TUTTI I NOMI José Saramago Einaudi pp. 252 L 30.000 UTTI i nomi», di José Saramago, nella bella versione italiana della sua traduttrice, per così dire, storica, Rita Desti. Si può cominciare questa volta, grazie a Dio, a parlarne direttamente nella convinzione di trovarsi davanti a un grande libro, anzi, un libro grandioso, nel disegno e nell'idea, sottile e quasi confortante, nonostante verta sul coincidere della vita e della morte. Tema sconvolgente perché, nella nostra società, vita e morte sono enfatizzate o cancellate, di proposito, a seconda dei fini di chi le tratta. E non mi sembra che abbia ragione, questa volta, il critico spagnolo Miguel Garzia-Posada, conoscitore e estimatore di Saramago, che vede in Tutti i nomi il più pessimista dei suoi romanzi, il romanzo che chiude l'allegoria aperta dal grande narratore portoghese con II Vangelo secondo Gesù e proseguita con Cecità, entrambi tradotti in italiano, rispettivamente nel 1993 e nel 1996. Tutti i nomi non è affatto un'opera allegorica, anzi, semmai, in senso molto particolare, piuttosto realista (e questo lo sostiene Joaquin Marco, in ABC), ma è sostiene Joaquin Marco, in ABC), ma è soprattutto libro di grande incanto, difficile, però, da definire, rappresentando una sintesi, non soltanto dei temi, ma dei moduli narrativi della grande letteratura del nostro secolo, permeata dalla vena e dalla malinconia (questa si, tutta portoghese) del suo autore. Basti pensare all'assunto: il signor José, unico personaggio a possedere un nome nel romanzo che designa tutti gli altri attraverso i titoli o le descrizioni della persona, è impiegato di concetto della Conservatoria Generale dell'Anagrafe di una grande città, presumibilmente Lisbona. Da subito, viene posto qui lo scenario che, attraverso le abitudini e compulsioni folli dei funzionari che lo abitano, ricorda il Processo di Kafka e il suo personaggio Joseph K. In realtà, il signor José è tutta creatura di Saramago, fratello gemello del protagonista della Storia dell'Assedio di Lisbona (scritto da Saramago nel 1989): quel Raimundo Silva, revisore di una grande casa editrice, che, in un impeto di trasgressione, con l'inserimento di una particella negativa in un saggio storico sull'assedio di Lisbona del 1147, reinventa la storia oltre che se stesso. E anche un po' parente del protagonista dell'Anno della morte di Riccardo Reis (del 1985) cioè di quel Riccardo Reis che è un eteronimo di Pessoa. Anzi, forse parente addirittura di Pessoa, che, dalla l monotonia del suo ufficio, scriveva le lettere d'amore alla fidanzata. Anche il signor José, colto da anni nel labirinto della Conservatoria (e qui è d'obbligo il riferimento a Borges, non soltanto per il tema dichiarato del labirinto, ma per quello non meno evidente della Biblioteca di Babeha, luogo dove l'ordine confina sempre con il disordi- Quasi ungiallo-imUn colle«estrae» ledi una .scofolgorato, pastiche mtafisko zionista generalità nosciuta: la imegue ne) un giorno trasgredisce. Collezionista di documenti di personaggi famosi, estrae il nome (su modulo, naturalmente, e perciò già devitalizzato) di una donna sconosciuta. E da quell'identità, pescata a caso, che, in realtà non ha nulla di particolare, rimane folgorato al punto di volerla conoscere e perseguire con tutti i mezzi. Al punto, e qui il romanzo giallo, di movimento, si innesta sul tema metafisico, di uscire per le più spericolate avventure: lui, proprio lui, il signor José che è povero, fa vita grama, abita in una casetta che confina con la Conservatoria, attraverso una porta, che ormai dovrebbe essere definitivamente chiusa e che, invece, il signor José apre con una vecchia chiave, sfiorando ogni notte il pericolo di essere scoperto dalle più temibili autorità. E la storia dei travestimenti del protagonista, del suo approccio con il mondo, della sua assurda ingenuità, risulta, al di là dello scopo perseguito e anche della tristezza che la pervade, umoristica e tenera. E terribile. Non so se Tutti i nomi sia «la storia d'amore più intensa della letteratura portoghese di tutti i tempi», come dichiarato da Eduardo Lourenco, critico portoghese, ma è certo storia d'amore, ancorché la parola sia pronunciata una volta sola. E tale la rende soprattutto il bellissimo finale, quando dal buio si esce verso la luce, dalla vita si va verso la morte, e dalla città verso la campagna: e lo scambio di ruoli e personaggi ci ricorda ancora una volta quanto sia labile e spaventoso, nell'immaginazione iberica, il confine tra realtà e irrealtà. Angela Bianchini Quasi un pastiche giallo-imtafisko Un collezionista «estrae» le generalità di una .sconosciuta: folgorato, la imegue TJ TUTTI I NOMI José Saramago Einaudi pp. 252 L 30.000 Giuseppe Pontiggia

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