LA COMPAGNIA DEGLI UMANI

LA COMPAGNIA DEGLI UMANI LA COMPAGNIA DEGLI UMANI c ONTRO quanto si legge, per solito, nei nostri dizionari, non escluso questo Grande dell'Utet, le prime attestazioni di società, nel nostro volgare, appartengono alla sfera religiosa. Nella laude Anema, che desideri di Iacopone («Anema, che desideri - andare ad paradiso, / se tu non n'ai bel viso, - non ce porrai albergare), essa anima, «ornata, - vestita de vertute», è accolta dal grande esercito celeste dei santi padri, dei profeti, degli apostoli, dei dottori, dei martiri, dei confessori e delle vergini, e finalmente, una quartina via l'altra, dei prelati. Le gerarchie celesti sono altrettante societates, gerarclùcamente ordinate secondo i canoni culturali, che formano strutture di «collegio» o «sodalizio» o «concilio», o come altrimenti potrà definirsi, e che saranno illustrate, per eccellenza, nella Commedia dantesca (ignara, per altro, del vocabolo società), e non solamente nel Paradiso, com'è noto, ma, per puntigliosa specularità tra beatitudine, purgazione, e dannazione, nel Purgatorio e nell'Inferno. Non intendendo derogare, al possibile, alle selezioni esemplificative del Battaglia, connetterò senza pena, ancorché insoddisfatto dell'esplicazione di «sodalizio di natura ideale; che si instaura in particolare fra quanti condividono uno stesso atteggiamento spirituale», trattandosi, come si è accennato, di sacre connessioni onto¬ logiche, al caso Iacopone quello di Fra Giordano (siamo al 1304, nella fattispecie), che recita: «I santi non solamente sono pervenuti alle sozietade degli angeli, ma hanno passate l'ordini degli angeli e pervenuti intra i maggiori ordini». Non occorre rilevare che gli «ordini» ultraterreni, celestiali o infernali che siano, con le loro «civitates» opposte, Gerusalemme o Babilonia (massime per chi intenda resistere alla «naissance du Purgatoire»), sono proiezioni idealizzate, nel bene o nel male, delle «civitates» terrene, e insomma della società umana (che è locuzione cristallizzata e formulare, nei testi delle origini, trattandosi, del resto, di una realtà non meno ontologicamente definita). Ma non siamo qui a rimettere la società dei primi secoli sopra i suoi piedi (dico la società lessicalmente e concettualmente intesa). A questo provvedere il decorso linguistico e culturale e ideologico di queste parole, con adeguata secolarizzazione progressiva. Percorriamo svelta- mente, piuttosto, la collezione Battaglia, accezione prima. Volgarizzazione del Defensor pacis di Marsilio da Padova (1363), in volgare fiorentino: «compagnia o.ssozietà umana»; Sant'Agostino volgarizzato (seconda metà del Trecento), De rivitate Dei, per l'appunto: «umana società»; Marsilio Ficino, volgarizzamento della Monarchia dantesca: «società umana». E qui (siamo al Quattrocento, ovviamente), vale la pena di fare una lieve, ma direi obbligatoria deviazione, risalendo al testo dantesco, anche perché si tratterebbe di una citazione di Seneca: «bene Seneca de lege cum in libro De quatuor virtutibus, "legem vinculum" dicat "humane sotietatis"». Si tratterebbe ovviamente, poiché si tratta, in realtà, del galiziano portoghese Martino di Dumio (sec. VI), e Dante è depistato da Isidoro. Ma la falsa attribuzione garantisce, in abito classico, 0 passaggio dal teologico al giuridico. Edoardo Sanguineti

Persone citate: Battaglia, Dumio, Edoardo Sanguineti, Marsilio Ficino, Paradiso, Seneca

Luoghi citati: Babilonia, Gerusalemme, Padova