Greenspan lima i tassi a breve (0,25%) di Andrea Di Robilant

Greenspan lima i tassi a breve (0,25%) La Fed delude i mercati, ma l'inversione di tendenza c'è stata. I saggi d'interesse erano fermi da tre anni Greenspan lima i tassi a breve (0,25%) Wall Street non festeggia, si aspettava di più WASHINGTON. La Federai reserve taglia i tassi d'interesse per rilanciare l'economia americana e contrastare la crisi finanziaria globale. La riduzione è modesta, appena un quarto di punto, ma quanto basta per segnalare un'importante inversione di tendenza da parte della banca centrale americana. La decisione della Fed porta il tasso interbancario a breve da 5,5 a 5,25. Ma molti analisti prevedono che quello di ieri è solo il primo di una serie di ritocchi verso il basso da parte della banca centrale, che dovrebbe portare ad un cospicuo ribasso del costo del denaro negli Stati Uniti nel prossimo anno. Wall Street dava per scontata una riduzione dei tassi dopo i molteplici segnali mandati da Alan Greenspan, il presidente della Fed, nelle scorse settimane. Ma molti analisti speravano in un'azione più decisa - un taglio dello 0,5 per cento - e di conseguenza Wall Street ha reagito inizialmente con un certo disappunto. Appena le agenzie hanno battuto la notizia del ritocco dello 0,25 per cento, il mercato ha visto un'ondata di vendite che ha fatto perdere al Dow Jones quasi cento punti nel giro di pochi minuti. Ma la situazione si è rapidamente assestata e alla fine della giornata il Dow Jones aveva recuperato il terreno perduto chiudendo in ribasso di 26 punti (pari allo 0,36%). Al di là dei mugugni degli operatori - ma la Fed di Greenspan ha sempre mostrato una predilezione per le piccole variazioni incrementali - la decisione di ieri segna comunque una svolta importante della banca centrale. I tassi erano invariati da quasi tre anni, e fino a poche settimane fa la preoccupazione principale della Fed era ancora la lotta all'inflazione. Ora Greenspan teme soprattutto una crisi di liquidità che rallenti pericolosamente la locomotiva americana - che as sieme a quella europea deve trascinare l'economia mondiale lontano dal precipizio di una depressione. «Greenspan riconosce la gravità del problema», dice Mark Zandi, capo economista al Regional Financial Associates. «Ora, con la decisione di abbassare i tassi, la Fed ci sta dicendo che intende fare la sua parte per evitare il collasso del sistema finanziario». Gli ultimi dati sull'economia americana hanno ovviamente avuto un peso determinante nella scelta della Fed di allentare il credito. Il grande ciclo espansivo degli Anni Novanta, che è ormai entrato nel suo settimo anno, ha notevolmente rallentato l'andatura, passando da un tasso di crescita del 5,5 per cento nel primo trimestre di quest'anno a un tasso dell' 1,8 per cento nel secondo trimestre. L'economia americana rimane in buona salute: bilancio federale in attivo, inflazione molto bassa, disoccupazione ai minimi storici. Ma la crisi asiatica getta un'ombra sempre più minacciosa sulla crescita Usa. E la decisione della Fed indica la chiara volontà di stimolare la domanda interna incoraggiando gli americani a spendere. Proprio ieri il Conference Board, un ente privato molto influente negli ambienti economici, ha reso noto che l'indi- ce speciale compilato ogni mese per valutare la fiducia dei consumatori (e dunque la loro propensione a comperare beni di consumo) ha subito un brusco calo nel mese di settembre. Come sempre prima di ogni annuncio importante, Greenspan aveva preparato i mercati. Nella sua ultima audizione al Senato la settimana scorsa, il presidente della Fed disse che la banca centrale americana si sarebbe mossa «in tempi brevi» per evitare che la crisi in Asia contagiasse pericolosamente l'economia Usa. Ma aveva comunque lasciato nell'aria quel pizzico d'incertezza necessaria - sui tempi, sulle dimensioni del taglio - per tenere tutti sull'orlo della sedia in attesa del suo pronunciamento. Nessuno si aspetta grosse conseguenze immediate da un ritocco al costo del denaro che è comunque contenuto. Ma alla lunga il calo dei tassi - oltre a stimolare la domanda interna - dovrebbe ridurre il flusso di liquidità verso il dollaro, rafforzando la tendenza al ribasso della valuta americana. Questo allenterà il peso dei debiti denominati in dollari, fornendo una boccata d'ossigeno al sistema creditizio internazionale. Andrea di Robilant E3 I TASSI DEI «GRANDI» 2,50 3,20 Tasso di sconto Tasso di riferimento 4,5/5 GRAN BRETAGNA ITALIA OLANDA PORTOGALLO SPAGNA STATI UNITI SVEZIA SVIZZERA 7,50 5 5,08 5,25

Persone citate: Alan Greenspan, Greenspan, Mark Zandi