«Così funziona la pillola anti-fame»

«Così funziona la pillola anti-fame» «Così funziona la pillola anti-fame» Lo scopritore: non ha effetti collaterali L'ALIMENTAZIONE RIVOLUZIONATA NEW YORK EL Duemila non mangeremo più le bistecche», cantava Bruno Martino negli Anni 60, quando l'arrivo del terzo millennio era lontano e ci si illudeva che portasso novità straordinarie come appimto, per restare alla canzone, quella che «con una pillola la fame sparirà». Al Duemila ormai ci siamo quasi e almeno questa profezia si è avverata. La pillola capace di sostituire il cibo è stata inventata, si chiama Map, che sta per Master Aminoacid Pattern, e ha un valore nutritivo, assicurano i suoi creatori, infinitamente più alto, più sano e con meno «effetti collaterali» del cibo tradizionale. Il suo luogo di nascita è Koca Raton, in Florida, dove opera l'Inrc, International Nutrition Research Center. «Ci abbiamo lavorato per 23 anni, un tempo immenso per una ricerca, ma ne valeva la pena», dice il professor Maurizio Luca-Moretti, un ramano trapiantato li da quando era bambino, «ma senza mai rinunciare al mio passaporto italiano». Il modo in cui il Map lavora nell'organismo umano è piuttosto complicato e per descriverlo in «medicalese» bisognerebbe ricorrere a quelle parole che pochi capi- scono. Ma detto in soldoni il concetto di base è che l'organismo per svilupparsi e mantenersi ha bisogno di proteine che si procura attraverso il cibo che ingeriamo. Quando si dice che un alimento è più nutriente di un altro si intende appunto che è provvisto di più proteine o di proteine di migliore qualità. Ma c'è un problema: le protei¬ ne che si trovano, ad esempio, in un uovo o nelle bistecche sono in compagnia di tante altre cose da cui sarebbe bene tenersi alla larga, ma siccome non siamo in grado di isolare le proteine dal resto siamo costretti a mangiare l'intero uovo, o l'intera bistecca. Un po' come succede ai pescatori che gettano le reti per catturare i tonni e poi se le ritrovano piene anche di altri pesci. La differenza è che i pesci possono essere ributtati in mare mentre gli elementi dell'uovo o della bistecca che circondano le proteine dobbiamo comunque ingurgitarli. Ci penserà poi l'organismo, nel processo digestivo, a separare il sacro dal profano, svolgendo però un lavoro per così dire parziale, nel senso che non tutto ciò che non serve viene espulso e molti elementi indesiderati, in primo luogo le calorie, restano e fanno danni. Ecco, il Map è in pratica un alimento in cui le proteine sono già state separate dagli altri elementi, per cui entrano da sole nell'organismo e fanno il loro lavoro senza lasciare scorie. Le proteine contenute in 10 grammi di Map danno gli stessi aminoacidi che darebbero quelle contenute in 4 etti di carne o pesce, e per di più senza due effetti collaterali importanti. Il primo è che quei 10 grammi di Map contengono solo mezza caloria; il secondo è che lo stomaco, l'intestino, i reni, non sono costretti a sobbarcarsi il grande lavoro per estrarre dalle proteine gli aminoacidi, per assorbirli e infine per espellere il resto. Il processo di assimilazione, che con i cibi normali dura dalle tre alle quattro ore, nel caso del Map dura 23 minuti e non produce neppure (qui il «medicalese» è d'obbligo) i «residui fecali». Il professor Luca-Moretti non ama indicare il Map come sostitutivo del cibo. Per lui la sua creatura è soprattutto l'ideale per nutrire i pazienti che hanno problemi di digestione, quelli che hanno subito l'asportazione dello stomaco, quelli che si trovano in fase pre o postoperatoria, quelli affetti da anores¬ sia. Ma è inevitabile, inoltre, associare la limitatissima presenza di calorie nel Map a quelle bibite dietetiche che si usano per nutrirsi senza ingrassare. «Sì - ammette il professore - si può usare anche per quello scopo e in questo caso è molto più efficace delle bibite. Sono bevenda che come fonte proteica usano caseina o soia che hanno un Nnu, cioè un valore nutritivo, di circa il 17 per cento, mentre l'Nnu del Map è del 99 per cento. In pratica, con una o due compresse di Map, ognuna di esse è di un grammo, si ottiene lo stesso risultato che si otterrebbe bevendo un quarto di litro di quelle bibite». A proposito di fonte proteica, le componenti del Map sono naturali o sintetiche? «Naturali al cento per cento. Gli aminoacidi sono quelli che si trovano in natura e che sono cono¬ sciuti da tempo. La novità del Map non sta nella fonte proteica, ma nella sequenza e nel profilo che noi, attraverso la nostra ricerca, abbiamo realizzato. E' su quella che abbiamo ottenuto i 27 brevetti nei maggiori Paesi del mondo». Avete già cominciato à venderlo? «Finora la distribuzione è avvenuta soprattutto negli ospedali, affinché la comunità medica familiarizzasse con il Map e si rendesse conto dell'assoluta mancanza di effetti collaterali. Del resto non è una medicina, è un integratore dietetico. Ma ormai credo che sia tempo di pensare alla commercializzazione su larga scala. In Italia, Spagna e Portogallo è già cominciata sotto il nome di Son Formula». Professore, ma che ne sarà dei piatti gustosi, delle cene con gli amici, delle raffinatezze culinarie? «Dipenderà da ognuno di noi. Personalmente, in mancanza di tempo per mangiare come si deve, qualche volta mi è capitato di ricorrere al Map piuttosto che fermarmi al più vicino fast-food. Ma a mangiare bene non rinuncio proprio». Franco Pantarelli Uno studioso romano nell'equipe Usa che ha realizzato la pastiglia capace di sostituire il cibo «Consente all'organismo di assimilare le proteine senza la pericolosa aggiunta delle calorie» UN GIORNO A TAVOLA COLAZIONE Caffellatte (una tazza) Fette biscottate Miele SPUNTINO Frutta fresca di stagione PRANZO Conchiglioni ripieni al pomodoro Petto di tacchino alle erbe Frutta fresca MERENDA Gelato alla frutta CENA: Nidi di spinaci e uova Pane integrale Torta di mele

Persone citate: Bruno Martino, Franco Pantarelli, Master Aminoacid Pattern, Maurizio Luca-moretti, Miele, Moretti

Luoghi citati: Florida, Italia, New York, Portogallo, Spagna, Usa