«Non credo che il padre violentasse Simeone» di Francesco Grignetti

«Non credo che il padre violentasse Simeone» La difesa del sociologo Lo Scalzo che ha vissuto nei rione-ghetto di Ostia «Non credo che il padre violentasse Simeone» ROMA. «Franco Nardacci è ima persona con problemi psichici, abbrutito dalia vita e dalla fatica, alcolizzato. Tutti sapevamo che violentava sua figlia. Quella ragazza gli è stata tolta dalle mani più di una volta. Ci avevano pensato i vicini di corridoio. Era intervenuto anche il collettivo femminista, che però ora s'è dissolto». Chi parla è Gianni Lo Scalzo, sociologo di frontiera, amicissimo di Renato Curdo il brigatista, uno del gruppo editoriale «Sensibili alle foglie». Lo Scalzo è vissuto per due anni nel complesso dell'occupazione, ha partecipato alle assemblee, ora è pronto a scrivere un libro su questa esperienza. Era riuscito a conquistare la fiducia degli occupanti proprio perché era amico di Curdo. «Per loro è un mito vivente, come Che Guevara». Gianni Lo Scalzo racconta: «Conoscevo bene Simeone. Per quasi un anno l'ho seguito al doposcuola». Una delle attività che Lo Scalzo aveva organizzato, «con spirito utopistico, lo ammetto», era appunto il doposcuola per i bambini delle case occupate. Un'altra attività in preparazione era la biblioteca-videoteca-sala computer. Lo Scalzo, insomma, è stato l'intellettuale del comitato. Grazie alla sua attività di studioso e di pedagogo è entrato in confidenza con i più piccoli. Ne ha raccolto speranze e timori. Oggi fa autocritica: «Certi fatti sono stati sottovalutati. Anch'io ho sbagliato. L'esperienza dell'occupazione veniva prima di tutto. Ma il fallimento che più mi pesa è quello politico e morale: il comitato non è riuscito a imporre una coscienza etica ai duemila occupanti. Nè una coscienza politica a un sottoproletariato disperato». Quali fatti? «Prendiamo la storia di Franco e di sua figlia. Non è mica vero che nessuno sapesse. Al contrario. Lo sapevamo tutti». E Simeone? «Il ragazzino era già bastonato dalla vita. Però ricordo un'immagine: alla domenica, il padre si ripuliva, si metteva una giacchetta, prendeva Simeone per mano e lo portava a prendere il gelato al bar. Avreste dovuto vedere, in quel momento, gli occhi trionfanti del bambino. Era la sua affermazione sociale. Non so. Non credo che il padre abusasse di lui. Mi sembra piuttosto che ci fosse una complicità tra padre e figlio». Non si può negare, comunque, che Simeone vivesse immerso fin nel midollo in una situazione di povertà, degrado estremo e promiscuità sessuale. «Eh... Successe un fatto. Ne abbiamo riso tutti. A ripensarci, era un grave errore: una volta, avrà avuto 7 anni, trovarono Simeone nudo in un letto che fingeva di far l'amore con una bambina di 5 anni. I due bambini correvano nudi per i corridoi e tutti si affacciavano. Era rosso di vergogna. Ma poi, nei giorni seguenti, ne era orgoglioso. Si sentiva grande. Anche lui aveva fatto quella cosa che i grandi facevano davanti ai suoi occhi». L'autocritica di Lo Scalzo, in fondo, è spietata. Perché il tentativo di portare avanti una comune di duemila persone, in un'esplosiva concentrazione di sottoproletari romani e immigrati clandestini, con regole assembleari, ha funzionato a metà. Hanno ottenuto delle vittorie: l'allaccio di acqua e luce, il certificato di residenza, la tolleranza della polizia, le promesse del Comune. Ma poi non sono andati oltre. E la vita quotidiana è sempre stata un inferno di violenze e sopraffazioni. ((All'interno delle case esiste il sottogruppo degli islamici. Hanno una moschea e una scuola coranica. Ci sono due gruppi dirigenti, uno religioso e un altro politico, che controllano la loro realtà con pugno di ferro. Lì, tra gli islamici, non esiste alcun abuso. E' tra gli italiani, sempre più disgregati, che accadono certi fatti». Il gruppo degli islamici, a dispetto delle tante etnie, è compatto. Rispetta le sue regole. E' un collettivo, la religione fa da collante. Giustamente gli immigrati cominciano a guardare dall'alto in basso la massa di straccioni italiani senza futuro. «Perché la nostra utopia ha fallito». Intanto Franco Nardacci, il padre di Simeone, accusato di violenza carnale nei confronti della figlia maggiore, di Simeone e di un altro bimbo, oggi verrà interrogato dal giudice Adele Rando. L'uomo nega tutto. «E' una congiura», ha detto ieri a un paio di parlamentari. Francesco Grignetti «Che abusasse della figlia maggiore lo sapevamo tutti Ma con il bambino era tenero: alla domenica lo portava a comprare il gelato» Il complesso occupato alla periferia di Ostia teatro della triste storia di degrado familiare Il piccolo Simeone Nardacci, ucciso a luglio da alcuni pedofili

Luoghi citati: Roma