Un trentenne fra i veleni d'Albania di Vincenzo Tessandori

Un trentenne fra i veleni d'Albania Ma subito il giornale dell'ex Presidente accusa: il premier ha problemi psichici ed è coinvolto nel contrabbando Un trentenne fra i veleni d'Albania Majko succede a Nano. Berisha: collaborerò TIRANA. Non tomo, ripete Fatos Nano, non insistete. Ma nessuno insiste. «L'ho fatto per l'Albania: le mie sono dimissioni irrevocabili». Ufficialmente provocate dall'appetito insaziabile degli alleati di governo, in realtà dall'isolamento cui il primo ministro era stato condannato dai compagni di partito. Insomma, lunedì, sotto gli occhi per niente sorpresi della gente, a Tirana si è consumato un regolamento di conti molto balcanico. A Rexhep Mejdani, presidente della Repubblica, ha consegnato una lettera amara: «Mi accorgo, dispiaciuto, che anche in questo delicato momento per il Paese, nel quale ho cercato senza soste di riformare il mio gabinetto, dai partiti alleati alla coalizione, compresa una parte del partito socialista, non mi arriva alcun segnale confortante di speranza e solidarietà». Preso atto, quella «parte del partito socialista» formata dal gruppo dei comunisti inconsolabili, gli orfani di Enver Hoxha, guidati da Sabit Brocaj, piccolo grande vecchio, ha agilmente superato la situazione. Convocato il Consiglio nazionale, ha raccolto il suggerimento di Nano e indicato in Fandeli Majko il nuovo premier: per lui 5? voti, 27 a Ilir Meta e 22 a Kastriot Islami. Da Roma Prodi telefonava al neo-eletto («continueremo a dare convinto appoggio all'Albania»), al premier dimissionario («un sincero ringraziamento per aver agevolato, con un indubbio sacrificio personale, la soluzione della crisi») e al Presiden- te («apprezzamento per la saggia gestione della crisi»). E rimbalzava l'eco delle parole del ministro degli Esteri Lamberto Dini: «Il ministro Nano era impegnato a trovare un'intesa per un rimpasto del governo: apparentemente non l'ha raggiunta e lui stesso ha presentato le dimissioni. Vedremo quale sarà lo sviluppo della situazione». Come potrà svilupparsi, la situazione, già lo sogna Sali Berisha, l'avversario irriducibile che trovava nello scontro continuo con Nano la sua più importante ragione di vita politica. Ora assicura: «Sono pronto al dialogo». Ma poi insiste per un governo tecnico, e poiché è consapevole che gli altri neppure ci pensano ad ascoltarlo, dice di non avere illusioni, così per oggi ha organizzato l'ennesima manifestazione in piazza Scanderbeg. Questi cortei, sostengono i socialisti, costano salati al Pd: 2 mila lek, 17 mila lire, a partecipante. Giornata di zuffe, ieri, al Consiglio nazionale socialista, e baruffa lunedì fra Nano e gli alleati. Era cominciata con Perikii Teta, ministro degli Interni. Il premier, deluso per come l'altro si era comportato il giorno del golpe quando aveva deciso l'intervento soltanto dopo aver visto il fondo della sua bottiglia di Jack Daniel's, ha sibilato: «E' moralmente responsabile come me delle violenze e degli omicidi e in particolare di quello di Azem Hajdari». E aveva dimissionato il ministro. Il quale, ferito per l'indifferenza dei suoi, quelli di Alleanza democratica, e convinto che non ci fosse più niente da fare, se n'è andato sbattendo la porta: «Il partito socialista e Alleanza democratica sono le latrine dell'Albania». Era seguito, per Nano, il confronto con i partiti minori: Alleanza democratica, Socialdemocratico, Agrario, dei Diritti dell'uomo. Forse, ognuno dei rappresentanti ha ritenuto di essere indispensabile e ha chiesto, per il suo gruppo, fra i 4 e i 6 portafogli: il che, considerato il partito socialista, avrebbe portato il totale a 30 mentre le ambite poltrone ministeriali, presidenza esclusa, sono 15. E ora, gli occhi su Majko, che dovrà affrontare le piaghe d'Albania: corruzione, criminalità organizzata, contrabbando. Anche la guerra senza quartiere combattuta dalla minoranza. Commenta Patrizio Ciu, presidente della Fondazione Scanderbeg: «Sta avvenendo in Albania un naturale ricambio generazionale. Le scelte dei nuovi sono tutte da giudicare, ma credo che presenze più giovani possano mitigare i contrasti di parte, perché i giovani sono meno coinvolti». E Majko ha 31 anni, era il segretario politico del Psa e non ha mai militato nel partito comunista. «Cambierò la formula del governo, non soltanto qualche nome», ha dichiarato. Dicono che sia un amico sincero dell'Italia, un uomo di cultura, uno sportivo, appassionato di calcio, tifoso della Juventus e di Del Piero. Insomma, uno che dovrebbe non dispiacere a tutti. «E' uno con seri problemi psichici, tanto è vero che per questa ragione ha perso un anno di scuola», ha urlato Rilindia Demokratike, l'organo del Partito democratico. Poi, forse per far capire quanto forte sia la volontà del Pd di collaborare, ha aggiunto: «Ed è anche coinvolto nel contrabbando con il Montenegro». Insomma, quant'è difficile uscire dalla palude! Vincenzo Tessandori Prodi chiama il nuovo capo del governo quello dimissionario e il Capo dello Stato Dini: vedremo quale sarà lo sviluppo della situazione

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