Bertinotti: sabato avrete una sorpresine di Antonella Rampino

Bertinotti: sabato avrete una sorpresine Il segretario continua a bocciare la Finanziaria, ma nel comitato politico i giochi potrebbero cambiare Bertinotti: sabato avrete una sorpresine Rifondazione, si tratta fino all'ultimo: c'è qualche spiraglio ROMA Ieri Fausto Bertinotti ha smentito che dirà di sì al governo Prodi e di no alla manovra di bilancio. Ha negato che un rimpasto di governo, magari con cambio di premier, possa agevolare la sopravvivenza dell'Ulivo a Palazzo Chigi. Ha rigettato come «incoerente» la proposta di Prodi di utilizzare per gli investimenti pubblici le eccedenze nelle riserve delle banche centrali. E, dunque, ieri Bertinotti ha aggiunto altri importanti contrafforti al castello nel quale sembra essersi rinchiuso, nell'intenzione di rompere i ponti con il governo. Ma dietro, a fianco, subito dopo ogni affermazione negativa il signornò della politica italiana lasciava filtrare luce da uno spiraglio. Bertinotti non elimina la possibilità di un doppio voto, semplicemente «si sente di escluderla». Il cambio del premier, «non è oggi aU'ordine del giorno». Le riserve di via Nazionale usate per rilanciare la spesa pubblica «potrebbero andare, se fossero complementari a una linea di politica espansiva e di riforma del governo». Insomma, una cosa Bertinotti sembra aver imparato da Cossutta: quell'odnaJko, quel «pur tuttavia» con il quale il leader aduso alle stanze del Cremlino condisce i suoi discorsi, quando vuole che il segretario muti la propria linea. Per cercare nelle parole di Bertinotti quale potrà essere il futuro del governo Prodi ci vorrebbe una chiromante. Ma è una realtà che, da 3 o 4 giorni, il segretario di Rifondazione va facendo discorsi infarciti di «vedrete, ho una sorpresina», e «qual è lo saprete solo sabato». I primi ad udire queste frasi sono stati i suoi fedelissimi, prontamentre gettati nello sconcerto: perché l'ala dura dei bertinottiani, quella ex pei ed ex psiup, s'era già affezionata all'idea di passare all'opposizione, e per questo si stava pure attrezzando. Ma ieri, il diavoletto del dubbio bertinottiano s'è affacciato nelle conversazioni con i giornalisti: «So già cosa proporrò, sabato mattina al comitato politico, e se non lo dico è per rispetto dell'assemblea, l'unica che deve decidere...» batteva l'agenzia Ansa alle ore 18 e 29 minuti. In effetti, tutti i no di Bertinotti potrebbero servire a costruire un unico grande sì, che avrebbe già un nome. Si chiama «patto di programma della sinistra». Dentro ci stanno i piccoli passi in avanti nella politica economica italiana, quei mule miliardi in più nella partita di bilancio che Prodi s'è saggiamente tenuto nel borsellino, e i grandi scenari internazionali: in fondo in Germania le elezioni le ha vinte Schroeder, protagonista con Jospin del futuro patto europeo per il lavoro. L'unica secca smentita profferita ieri da Bertinotti riguardava l'asse presunto con Botteghe Oscure: «Ma per carità, è una cosa che non esiste». E conferme hanno cercato, ieri pomeriggio, alcuni marescialli cossuttiani che hanno in proposito interrogato i loro omologhi diessini. L'asse non c'è, il patto che insospettiva Palazzo Chigi non esiste. Ma esiste, nella realtà della politica, una naturale convergenza di interessi. Perché alla fine, si mormora nei corridoi di Montecitorio, una volta risolto il dramma - traumatico, per Bertinotti che non vuol nemmeno sentirne parlare - di trovare un altro nome alla nota aggiuntiva alla Finanziaria proposta da Nerio Nesi, e alla quale Nesi starebbe lavorando con Fabrizio Barca, la svolta sarebbe già bella che realizzata. E allora, chissà, Bertinotti e D'Alema potrebbero rilanciare insieI me, sospinti dal vento di Germania, la sfida per il lavoro. Forse sono solo fantasie di un pomeriggio speciale di fine estate, ma certo hanno fiutato odore di «svoltina» bertinottiana i trozkisti. Ieri quelli di Livio Maitan, dati in quota certa al segretario, e determinanti per la sua vittoria in comitato politico, hanno preso carta e penna e hanno scritto: caro Fausto, se rompi con Prodi i nostri voti sono tuoi. Sennò, arrivederci e grazie. In questo clima, ieri è arrivato sotto la sede di Rifondazione un pullman da Treviso, carico di compagni che non vogliono che il partito si scinda in due tronconi. Il Fausto e l'Armando sono scesi ad incontrarli. E gli acuti osservatori di viale del Policlinico li hanno visti insieme in ascensore. Antonella Rampino I Il segretario di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti

Luoghi citati: Germania, Roma, Treviso