UNA STAGIONE FINITA di Edmondo Berselli

UNA STAGIONE FINITA UNA STAGIONE FINITA E' una vicenda che comincia assai presto, se è vero che è proprio uno dei pm di punta del pool, Gherardo Colombo, a ipotizzare una soluzione politica per Tangentopoli, solo pochi mesi dopo l'arresto di Mario Chiesa, nella consapevolezza che la magistratura non potesse assumersi i compiti della politica. Sotto il governo Amato, nel marzo 1993, un tentativo organico di arrangiamento viene praticato con la fallita operazione del decreto Conso, affossato come tentato colpo di spugna. Nel luglio 1994 è la volta del decreto Biondi sulla custodia cautelare, quello che provoca la rivolta televisiva del pool e lo scatenamento del «popolo dei fax». All'inizio del settembre successivo, ecco «l'articolato di Cernobbio», una specie di disegno di legge preparato da Di Pietro con il pool ed al¬ cuni avvocati milanesi in vista di una «soluzione legislativa» per Tangentopoli. Infine c'è da sottolineare l'episodio più controverso dell'era Mani pulite, cioè l'addio di Di Pietro alla magistratura, quella toga abbandonata il 6 dicembre 1994 che ieri Borrelli ha ricordato come la delusione più cocente della sua esperienza di magistrato. Il fatto è che la questione giudiziaria è fortemente condizionata da una transizione politica irrisolta. Se un sistema elettorale più lineare avesse condotto ad un rinnovamento radicale di partiti e schieramenti, e se la riforma delle istituzioni fosse stata più tempestiva, il ridisegno dei confini fra politica e magistratura sarebbe avvenuto quasi fisiologicamente, come effetto della nuova architettura. Dal momento invece che la giustizia è stata una fonte di conflitto fra i due schieramenti principali (e anche all'interno del centro sinistra), si è assistito allo scambio mancato dentro la commissione Bicamerale, e al suo falli¬ mento. Quindi la decisione di Borrelli di lasciare il pool è forse figlia di una rassegnazione giustificata dagli eventi. La parte «storica» di Mani pulite è agli atti. Ora rimarrebbe da trovare quell'equilibrio che è saltato in modo drammatico e che non si è ancora riusciti a ripristinare. I grandi progetti istituzionali si sono rivelati fallimentari; l'azione giudiziaria ha perduto l'alone di consenso generale e catartico che aveva all'inizio. E' probabile quindi che Borrelli abbia pensato che il miglior modo per rientrare nella normalità consista nel ridare peso ai meccanismi dell'ordine giudiziario, alle funzioni di carriera. Visto che la rivoluzione è rimasta incompiuta, tanto vale tornare alla burocrazia: nella certezza che l'unica riforma davvero praticabile è quella di laicizzare le inchieste, reinserirle in funzionamenti spersonalizzati, rinunciando definitivamente agli eroi, da una parte, e ai geni del male, dall'altra. Edmondo Berselli

Persone citate: Borrelli, Conso, Di Pietro, Gherardo Colombo, Mario Chiesa

Luoghi citati: Cernobbio