LA GERMANIA EI SUOI SATELLITI di Gian Enrico Rusconi
LA GERMANIA EI SUOI SATELLITI LA GERMANIA EI SUOI SATELLITI e di destra). Quello che un cancelliere cristiano-democratico non poteva dire o fare apertamente, lo potrà un cancelliere socialdemocratico? ma non precipitiamo le conclusioni. Il secco risultato elettorale con cui è stato congedato un gruppo di politici, sperimentati ma giudicati logorati dal lungo esercizio di potere, non risparmierà al nuovo governo lunghi mesi di duro rodaggio. Speriamo di non pagarli troppo cari, noi europei marginali, noi italiani, che pure avremmo molto da imparare dalla svolta tedesca. La competizione elettorale tedesca è stata seguita in Italia con straordinaria attenzione, ma con qualche difficoltà da parte della sinistra. Da molto tempo ormai i contatti della sinistra italiana con quella tedesca si sono allentati sino a scomparire, salvo gli incontri diplomatici di partito. Non c'è nulla di paragonabile alla qualità e all'intensità dei rapporti culturali e politici che c erano negli Anni 70 e 80 (anche tra il Pei e l'Spd). L'ultima generazio¬ ne della sinistra italiana invece, quella che è entrata nel Palazzo, ha tutt'altri orientamenti e sensibilità. Ha rotto definitivamente con la tradizione del socialismo europeo profondo, tenuto insieme per più di un secolo da un lungo, fecondo processo di revisione e di superamento del marxismo storico quello che in Germania parte dai Bernstein e Hilserding, arriva a Bad Godesberg per approdare a Brandt e Helmut Schmidt, oggi finalmente riconosciuto nel suo valore. La sinistra italiana, che nella sua autonomia intellettuale e forte conflittualità interna era parte integrante di quella tradizione, l'ha interrotta, non già dopo un fecondo processo di autorevisione ma per abbandono. E oggi parla di Blair e di Schroeder senza la più pallida idea della diversità delle tradizioni da cui i due provengono pur nella loro convergenza, apparente o reale. Il resto lo fa l'inguaribile provincialismo italiano che cerca modelli fuori casa. Ieri era il clintonismo (io ricordate? adesso ovviamente non ne parla più nessuno), poi Blair e un po' di Jospin. Ora si tenterà la stessa operazione con Schroeder, con la stessa superficialità. Naturalmente si afferma che l'Ulivo è stato il primo esperimento del nuovo orientamento che da sinistra va verso il centro e viceversa, con la creazione di una nuova forza politica. Sì, questa era l'attesa originaria per l'Ulivo. Ma poi è venuta fuori un'altra cosa: un cartello di partiti ostinatamente competitivi, guidati a fatica da un leadermanager, Prodi, che notoriamente non è socialista né ha intenzione di diventarlo. Certo: anche Schroeder farà una gran fatica a tener insieme la sua coalizione interna, e forse ci saranno somiglianze nella qualità dei problemi sociali incontrati. Ma l'analogia finisce qui. E' ridicolo fare il gioco dei nomi d'Alema-Schroeder, o accostare il radicalismo dei Verdi tedeschi al bertinottismo nostrano. La sinistra italiana, in particolare quei diessini che in questi anni hanno guardato con toni di sufficienza alla vecchia socialdemocrazia tedesca, dovrebbero interrogarsi seriamente sulla qualità delle risorse e degli strumenti che essa ha saputo attivare per raggiungere il suo obiettivo. Non si illudano che il loro partito sia capace di dare automaticamente le stesse prestazioni della vecchia-nuova Spd. Gian Enrico Rusconi
Persone citate: Bernstein, Brandt, Helmut Schmidt, Jospin, Prodi, Schroeder
Luoghi citati: Bad Godesberg, Germania, Italia
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