Il Parlamento applaude il re

Il Parlamento applaude il re Storico discorso (in diretta tv) di Juan Carlos alle Camere. Oggi la visita proseguirà a Napoli e Palermo Il Parlamento applaude il re Mancino e Violante: difese la democrazia ROMA. Picchetti di lancieri e guardie d'onore schierate, turisti e romani plaudenti dietro le transenne, commessi in frac e guanti bianchi, il cerimoniale che si spezzetta e si moltiplica in ogni angolo dei palazzi della politica per l'arrivo del re di Spagna. E una certa fibrillazione fra la folla dei senatori e dei deputati, presenti in grandissimo numero, tutti in abito scuro. E' la prima volta nella storia dell'Italia repubblicana che un capo di Stato straniero è invitato ad intervenire al Pai-lamento. Per giunta un sovrano regnante. Un vero re. Juan Carlos di Borbone arriva alle Camere con la regina Sofia dopo una giornata densa di incontri. Di prima mattina la coppia reale ha reso omaggio al milite ignoto all'Altare della Patria, poi ha visto in Campidoglio il sindaco Francesco Rutelli e ha visitato i musei Capitolini. Quindi un'udienza privata e affettuosa dal Papa, che Juan Carlos aveva incontrato vent'anni fa («Eravamo tutti più giovani», ha scherzato Wojtyla). Infine, la colazione a villa Madama con Romano Prodi e la moglie Flavia, dopo un colloquio fra il presidente del Consiglio italiano e il re spagnolo, alla presenza dei rispettivi ministri degli esteri, in cui si è parlato degli ottimi rapporti bilaterali fra i due Paesi e si è confermato il comune impegno per un rafforzamento delle istituzioni dell'Unione Europea. Ma l'evento più atteso è stato la visita alle due Camere, trasmesso in diretta dalla Rai. A palazzo Madama, il re e la regina siedono alla destra del presidente Mancino, un po' più in basso. Adusi alle cerimonie, ascoltano le parole di saluto del presidente perfettamente eretti, le mani posate in grembo, pressoché immobili tranne il breve volgersi del capo e i sorrisi. Mancmo si rivolge a Juan Carlos in terza persona. «Ella, Maestà, ha saputo assicurare al proprio Paese le condizioni per ima transizione effettiva verso la ritrovata pienezza delle istituzioni democratiche» ricorda, alludendo al passaggio dalla dittatura di Franco alla democrazia e riconoscendo al re l'esser stato «artefice e protagonista di questo cammino». Ma Mancmo rammenta anche quando «come Capo di stato» il re spagnolo è «coraggiosamente intervenuto a difesa della giovane democrazia» in occasione del tentato golpe del febbraio '81. Il re ringrazia dell'accoglienza nel palazzo Madama, «il cui nome lo vincola a Margherita d'Austria e a quello di suo padre l'imperatore Carlo V», concorda con Mancino sui vincoli storici fra i due Paesi e, mentre riafferma «la centralità del Parlamento» si attira un inaspettato applauso dei senatori della Lega quando ri¬ corda la presenza, in quello spagnolo, dei membri dei Parlamenti Autonomi Regionali. «Aiutaci tu, maestà», grida un senatore «padano». Ma quando Juan Carlos continua dicendo che «in questo modo si irrobustisce la solidità e l'unità dell'insieme dello Stato» ad applaudire è l'intera aula, che il senatore Speroni polemicamente abbandona. Se il Senato ha previsto una sorta di cerimonia fra una seduta e l'altra, la Camera, per rimarcare la novità dell'avvenimento, ha inserito il discorso di Juan Carlos nell'ordine del giorno della seduta ordinaria. E Luciano Violante lo annuncia sottolineando «la prima volta». In fondo è nata in una conversazione fra lui e il presidente dei deputati spagnoli Trillo Figuero l'idea di invitare il re a tenere un discorso alle Camere italiane. Meno formale, Violante si limita a dare del «lei» al sovrano. Ricorda anche lui il ruolo di «garante e artefice della democrazia» del sovrano, «motivi che sarebbero stati una base più che sufficiente per l'invito odierno». Ma aggiunge «il comune interesse per le relazioni di pace, sviluppo e rispetto dei diritti umani nel bacino del Mediterraneo», un interesse che «potrà essere decisivo per l'Europa». Il re ringrazia il presidente della Camera «per essersi adoperato personalmente» perché la sua visita potesse avvenire. E coglie anche l'occasione per «rendere omaggio» al Parlamento italiano che 13 anni fa si espresse all'unanimità, «caso unico in Europa», affinché potesse chiudersi con successo l'arduo ne¬ goziato per l'ingresso della Spagna nel Mercato conune europeo. Ancora, si dice lieto delle comuni iniziative dei due Parlamenti e approva «il desiderio di riunire i 27 Parlamenti dei Paesi del parternariato Euromediterraneo»: «Dobbiamo riuscire a far sì che i valori del nostro parlamentarismo si diffondano e possano servire d'ispirazione ad altre Nazioni», conclude, pur senza confondere questa aspirazione «con una inesistente volontà di imporre i nostri modelli socio-culturali». Un'ovazione lo saluta. E alla fine tutti, da sinistra a destra, sono soddisfatti. La sera grande festa dall'Ambasciatore di Spagna al Gianicolo, per oltre mezz'ora a lume di candela per un black out nella zona. E oggi partenza per Napoli e Palermo, il Regno delle due Sicilie. Maria Grazia Bruzzone La Lega s'infiamma quando il sovrano parla di autonomie. Poi Speroni se ne va Qui accanto il bagno di folla di re Juan Carlos davanti a Montecitorio |FOTO LA PRESSE) A destra il re e la regina Sofia baciano la mano a Papa Giovanni Paolo II durante l'incontro privato che hanno avuto in Vaticano Qui accanto re Juan Carlos e la regina Sofia di Borbone tra il presidente del Consiglio Romano Prodi e la moglie Flavia Sotto, il discorso del re di Spagna a Montecitorio