La «guerra» di successione di Giovanni Bianconi

La «guerra» di successione La «guerra» di successione D'Ambrosio è Verede naturale ma rischia di essere scavalcato ROMA. Non vuole anticipare giudizi, uno dei sei componenti la commissione incarichi direttivi del Csm. E però, giusto nel giorno della candidatura ufficiale di Francesco Saverio Borrelli alla Procura generale di Milano, ricorda le perplessità di un altro magistrato: «Carlo Nordio ha sostenuto di recente che il procuratore generale partecipa di diritto al consiglio giudiziario, dove si preparano i giudizi sui magistrati che giudicano i processi istruiti dalla procura. E' opportuno che un procuratore diventi procuratore generale?». Il consigliere che cita Nordio e che dovrà votare su Borrelli non dà risposte: «Lo farò al momento del voto; certo è che mi problema di contiguità tra procura e procura generale si pone». Sarà dunque un trasloco complicato quello del procuratore di Mani Pulite dal quarto al terzo piano del palazzo di Giustizia milanese? A parte qualche isolata perplessità, a sentire radioCsm sembra proprio di no. Ieri sera la domanda di Borrelli non era ancora giunta a destinazione, ma quando arriverà balzerà al primo posto nei pronostici del toto-pg. Di candidati per quella poltrona ce ne sono già altri undici, e altri ancora se ne aggiungeranno nelle prossime ore. Ma ragionando sui nomi già in lizza, mettendo insieme l'anzianità di carriera e il profilo professionale, pare proprio che l'attuale procuratore non abbia avversari in grado di impensierirlo. In più, ci sono i soliti calcoli tra correnti e schieramenti. Dato per scontato l'appoggio della sinistra interna al Csm, sia «laica» che «togata», a mettere i bastoni tra le ruote di Borrelli potrebbero essere solo i voti contrari di Unicost, la corrente di centro il cui segretario, Umberto Marconi, ha sempre tuonato contro il capo di Mani Pulite. Ma stavolta il gruppo sarebbe orientato a lasciar passare il procuratore per poi impegnarsi nella sua successione. Sistemato Borrelli alla procura generale, infatti, si aprirebbe la corsa per l'ufficio del quarto piano. Il procuratore aggiunto Gerardo D'Ambrosio (candidato anche alla pg, ma con due anni di carriera in meno rispetto a Borrelli) aspira a scalare di un posto, ma difficilmente Unicost lo voterebbe. L'accoppiata D'Ambrosio-Borrelli ai vertici dei due uffici che rappresentano l'accusa non è vista di buon occhio dal centro-destra della magistratura, oltre che della pohtica, e in attesa di sapere chi presenterà la domanda per la Procura (ci vorranno almeno un paio di mesi) circolano già i nomi dei contendenti che potrebbero ostacolare la nomina di D'Ambrosio. Al momento il più accreditato è Giovanni Caizzi, 68 anni, magistrato da 43, oggi procuratore presso la pretura milanese. Anche lui ha chiesto di andare alla procura generale di Milano, ma anche a quelle di Roma e di Venezia, tuttora vacanti. E' possibile però che dopo la nomina di Borrelli decida di candidarsi al suo posto. Caizzi è stato un aderente a Unicost, anche se nel precedente concorso, proprio per la procura generale, la corrente gli preferì Loi. Stavolta potrebbe andargli meglio nella successione a Borrelli. E Gian Carlo Caselli? Il tam tam di questi giorni ha battuto spesso il nome del procuratore di Palermo come futuro numero uno alla procura di Milano, tanto che l'altro giorno, a una riunione di magistrati palermitani ha voluto dire: «Se e quando entrerò nell'ordine di idee di fare domanda per un altro incarico, voi sarete i primi a saperlo». I suoi colleghi per il momento non sanno niente, «dunque ogni discorso è prematuro» assicurano in Sicilia. E aggiungono: se D'Ambrosio si candidasse con reali possibilità di successo, Caselli non si presenterebbe mai in alternativa a lui. Già, ma oggi nessuno scommetterebbe sulla nomina di D'Ambrosio, a cominciare dallo stesso procuratore aggiunto, che medita sulle dimissioni dalla magistratura in caso di bocciatura. Qualcuno ha ipotizzato un D'Ambrosio pg di Roma, ma fino a ieri sera non c'era nemmeno la domanda: i termini per presentarla scadono oggi. Per la poltrona della capitale sono in lizza al momento una decina di magistrati, tra i quali Francesco Amato, il presidente di corte d'assise che sta conducendo il processo per l'omicidio di Marta Russo. Non s'è ancora fatto avanti, invece, il procuratore di Napoli Agostino Cordova, di cui pure s'è parlato per l'ufficio romano; in ogni caso è molto più giovane degli altri candidati, e avrebbe pochissime possibilità di essere nominato. Giovanni Bianconi Il ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick Nella foto in alto Gerardo D'Ambrosio

Luoghi citati: Milano, Napoli, Palermo, Roma, Sicilia, Venezia