Quei 78 mesi vissuti sotto i riflettori

Quei 78 mesi vissuti sotto i riflettori Quei 78 mesi vissuti sotto i riflettori Osannato e demonizzato, è stato un Capo indiscusso IL TIMONIERE CON LA TOGA MILANO OPO 78 mesi di riflettori puntati, un migliaio di immagini transitate perfino al ralenti nei tg solarizzati dalla sua inchiesta, Francesco Saverio Borrelli, il Capo, resta una figura inafferrata. Neppure il chilometro di inchiostro che si lascia alle spalle è riuscito ad accertare le discendenze fisiche del suo aspetto, meno che mai il suo carattere. Rileggendo alla rinfusa: «Un severo napoletano»; «Un uomo dai modi gentilissimi»; «Secco nel portamento»; «Elegantissimo»; «Un procuratore inflessibile»; «Un Capo molto in sintonia con i suoi sostituti». E ancora: «Un nobiluomo spagnolo»; «Per certi versi di discendenza borbonica». O addirittura: «Un gentleman della vecchia Inghilterra». Spagnolo, inglese, napoletano? Inflessibile o gentile? Severo o alla mano? E figuriamoci quando si tratterà di rivedere - per intero ormai, visto il suo addio - il lavoro che gli ha portato a profusione nemici, amici, fama, da quel benedetto 17 marzo 1992, arresto di Mario Chiesa, il mariuolo, da cui principiò il capitolo di Storia che indossa proprio la sua calligrafia (minuta) e il suo paio di occhiali a larghe lenti. Tanto per andare sull'accertato, Francesco Saverio Borrelli è nato a Napoli 68 anni fa. Ariete. Padre e nonno magistrati. Laurea a Firenze con tesi discussa al cospetto di Pietro Calamandrei, titolo: «Sentimento e Giustizia». Diploma in pianoforte. Concorso a Milano. Toga indossata a metà degli Anni 50. Carriera in salita, fino al vasto ufficio del quarto piano, il cuore del cuore del Palazzo, che si aprì al suo sorriso per niente mtimidito in un giorno soleggiato del settembre 1987. Non molto alto. Assai magro. Elegante per via degli abiti fatti su misura. Il viso ben tagliato. La testa non del tutto calva. Voce tranquilla. Eloquio rapido, ma dotato di parecchie curve, tecnicismi e vari labirinti lessicali che lo rendono impervio, regalandogli (però) un fascino da giocoliere di dottrina e congiuntivi. Si sa che il padre, toga eccellen¬ tissima che mosse all'entusiasmo persino uno scettico come Montanelli, ebbe tra i suoi allievi Oscar Luigi Scalfaro, la qual cosa, nella guerriglia politica che da sette anni rotola insieme con Tangentopoli, ha irrobustito le tesi di chi vorrebbe Borrelli in permanente (e deferente) contatto con l'Altissimo, inteso come Colle. Specie nei momenti cruciali. Poco e raramente ha parlato delle sua vita privata. «Sono un mediocre pianista, un pessimo cavaliere, un pessimo dpmista, un dilettante di professione. Qualche maligno potrebbe dire che sono un dilettante anche come magistrato e forse avrebbe ragione. Ma mi piacciono tante cose che non faccio in tempo a essere professionista in tutto». Il tono è di chi si aspetta una gentile smentita dal proprio interlocutore. Ma è interessante la parsimonia nel dire di sé, rendendola complementare al moltissimo che si diceva e si dice di lui. Nei sette anni di «Mani Pulite» è stato osannato e poi anche demonizzato, come del resto è accaduto all'inte- ro Pool dei suoi magistrati. Mai e poi mai si è tirato indietro dal suo ruolo di Capo e spesso anche di parafulmine. Quando il ministro Conso elaborò il suo famoso decreto «salvaladri» lui si schierò senza piegare palpebra. Quando il ministro Biondi ci riprovò (con un sovrappiù di artiglieria) lui si schierò senza piegare palpebra. E così pu¬ re nelle ricorrenti tempeste berlusconiane, rimase impeccabilmente all'asciutto. Togliendosi però lo sfizio di dire: «Un conto è lavorare con la consapevolezza o l'illusione di trovarsi in consonanza con la coscienza legalitaria del popolo in nome del quale pronunciamo i nostri provvedimenti, altro è sentirsi circondati dalla sfiducia o dal di¬ La discussa foto del procuratore a cavallo come apparve sul «Venerdì di Repubblica» nel 1993

Persone citate: Borrelli, Calamandrei, Conso, Francesco Saverio Borrelli, Mario Chiesa, Montanelli, Oscar Luigi Scalfaro, Spagnolo

Luoghi citati: Firenze, Inghilterra, Milano, Napoli