Polo e Ulivo d'accordo «Non cambierà nulla» di Fabio Martini

Polo e Ulivo d'accordo «Non cambierà nulla» Polo e Ulivo d'accordo «Non cambierà nulla» LE REAZIONI NEL PALAZZO SROMA ULLA plancia del Transatlantico è il giorno del re di Spagna, il pathos è tutto per Juan Carlos, ma l'addio al pool di Francesco Saverio Borrelli fa discùtere nei crocchi e nei vis-à-vis. E c'è una sorpresa: a destra come a sinistra nessuno sembra emozionarsi per l'uscita di scena dell'uomo che ha cambiato la storia del Palazzo, del più tenace inquisitore di politici. Il «Guardasigilli» di Botteghe Oscure Pietro Folena sciorina un commento tra i più sobri: «Il ruolo assunto dalla Procura di Milano è legato a Borrelli, ma non solo a lui e dunque nessuna preoccupazione: l'approccio garantito da quella Procura è destinato a restare. Vorrei dire: chiunque sia il successore di Borelli». E uno dei grandi nemici del Procuratore di Milano che dice? Esulta? Macché, l'ex Guardasigilli Filippo Mancuso evita invettive e propone una lettura politica: «La sinistra ha sostanzialmene mollato il pool di Milano, ma temendone le ritorsioni, non lo ha abbandonato del tutto. Favorirà l'ascesa - per nulla scontata - di Borrelli alla Procura generale e propizierà lo svuotamento indolore dell'ufficio attraverso trasferimenti progressivi dei singoli». Certo, nei commenti a caldo si rispecchiano le consuete tifoserie, i fan del pool a sinistra e i nemici a destra. Ecco per esempio un «tifoso» di antica data come Nando Dalla Chiesa: «C'è un aspetto positivo in questo avvicendamento: in questo modo si evita la cristallizzazione, nessuno potrà più dire davanti ad un qualsiasi atto: l'ha fatto il pool perché...». Ma nel giorno dell'addìo di Borrelli, Ulivo e Polo finiscono per trovarsi d'accordo (da sponde opposte) su un altro aspetto: nessuno è pronto a giurare che l'uscita dell'uomo simbolo di Mani Pulite apra una stagione diversa nei difficili rapporti tra politica e giustizia, nessuno ha l'impressione che il grande armistizio sia da oggi più vicino. Ecco Michele Saponara, già presidente dell'Ordine degli avvocati e oggi deputato di Forza Italia: «Cerchiamo di dire le cose come stanno e senza faziosità? Mani pulite aveva esaurito la sua funzione già da qualche tempo, Borrelli era stanco e dunque la sua uscita non avrà alcun riflesso sulle riforme della giustizia, non le sbloccherà: i prowecUmenti più importanti sono impantanati e non c'è alcun segno di risveglio». Ma davvero Mani pulite ha esaurito la sua funzione, come insinuano gli uomini di Berlusconi? Ecco Elio Veltri, dipietrista della prima ora: «Voghamo dirlo che l'acqua che va al mulino è sempre di meno? Anzi che non c'è quasi più?». E aggiunge: «I magistrati del pool non meritano di essere trattati così, hanno mostrato una capacità di resistenza eccezionale. Sarebbe stato meglio se Borrelli fosse restato al suo posto, ma realisticamente dobbiamo prendere atto che non c'è più gente che va a confessare...». La sinistra dunque applaude Borrelli, ma non lo trattiene per la giacca. Anche perché sta lavorando ad una successione morbida, in continuità? I nomi che circolavano ieri in Transaltantico erano i soliti: Gerardo D'Ambrosio e Giancarlo Caselli. Ecco ancora Mancuso, che è vicepresidente della Commissione Antimafia: «Io ho la netta impressione che la sinistra non mollerà Palermo. E che il tentativo di svuotare Milano non sarà facile: per la Procura generale di Milano Borrelli avrà concorrenti con più anzianità. A cominciare da Pintus...». Ma la chiacchierata più interessante sulla successione di Borrelli la facevano a metà pomeriggio, in un angolo del Transatlantico, Nando Dalla Chiesa e Diego Novelli. L'ex sindaco di Torino chiedeva al suo amico Nando se fosse vera la voce che Caselli vo¬ glia lasciare Palermo. Dalla Chiesa gli ha risposto: «Ci ho parlato e mi sembra di capire che per altri due anni lui voglia continuare il suo lavoro...». E se Caselli vuole restare a Palermo, il successore naturale (e più gradito all'Ulivo) sembra essere Gerardo D'Ambrosio: «E' già scritto tutto - dice Maurizio Gasparri di An - cambiando l'ordine dei fattori il prodotto non cambierà». E il sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Ayala indirettamente conferma: «Tra i nomi che si fanno per la successione, c'è anche quello di D'Ambrosio e mi sembra che sia un personaggio con un'impostazione e un modo di pensare in continuità con Borrelli. Chi fosse soddisfatto per l'avvicendamento di Borrelli, dovrebbe avere una sola preoccupazione: di non rubare più...». Fabio Martini Folena: chiunque venga dopo di lui il ruolo della Procura resterà lo stesso Mancuso: «Caselli il successore? No, la sinistra non mollerà Palermo» Qui accanto Filippo Mancuso A destra Pietro Folena