Conti: la Rai deve dire sì a Murdoch

Conti: la Rai deve dire sì a Murdoch Il direttore generale del gruppo: l'Italia ha bisogno di concorrenza, servono due piattaforme digitali Conti: la Rai deve dire sì a Murdoch «Con TF1 si sta trattando» LA TELECOM ALL'ATTACCO ROMA. Adesso si sa dove va. Dove si indirizza la Telecom Italia, privatizzata da undici mesi e da otto presieduta da Gian Mario Rossignolo, è scritto nel piano industriale della società. E in questa intervista il direttore generale Fulvio Conti rivela le strategie: a cominciare da quelle per la piattaforma digitali;, la tv a pagamento via satellite e via cavo, con l'invito alla Rai ad accettare un'alleanza con l'editore Rupert Murdoch. Dottor Conti, qual è la filosofia del piano industriale? «11 piano, approvato venerdì dal consiglio di amministrazione, comporta un'evoluzione dell'azienda, concentrata finora sulla gestione tecnica della relè e adesso proiettata verso la gestione dei sei-vizi». Confessa un po' di timore per i nuovi concorrenti? «Non c'è timore, ma rispetto: sappiamo che la concorrenza è imo stimolo per nuovi servizi e può far crescere il mercato come avvenuto per i telefonini. Per la telefonia fissa siamo attenti alla trasmissione dati. Poi c'è la multimedialità, l'integrazione tra telefono, computer e tv: quindi commercio elettronico, home banking, telemedicina». In sintesi, la Telecom deve considerale di più il cliente? «E' così. La concorrenza stimola per l'assistenza clienti come per Internet. La telefonia fissa tende a intregrarsi con la mobile, in futuro lo stesso numero potrà essere valido per entrambe le reti. Per la concorrenza servono regole trasparenti, univoche, senza dislivelli fra i gestori. Primo problema le tariffe». Cosa chiedete? «Il ribilanciamento: conversazioni a lunga distanza (interurbane e intemazionali) meno care; aumento contenuto per le urbane (magari con l'estensione delle aree di applicazione)». Da cosa deriva la richiesta? «Sollecitiamo l'Authority a legare le tariffe ai costi. Siamo un'azienda privatizzata che compete sul mercato: non possiamo subire vincoli antieconomici». Qualcuno ipotizza di abolire il canone di abbonamento. «Il canone è essenziale, copre le spese fisse di installazione; la rete arriva dentro casa anche se l'abbonato non fa una chiamata. Con la privatizzazione abbiamo ereditato ammortamenti di impianti da effettuare per oltre 50 mila miliardi». Tra i nuovi servizi c'è la tv che offrite con la Stream. «Crediamo ci sia spazio, anche in Italia che ha forti emittenti generaliste, per la pay tv di alt a qualità che offra sport in diretta, eventi culturali, film. Lavoriamo per un'alleanza con altri operatori». Con Murdoch? «Non solo». Anche con la francese Tfl? «Sì». E ovviamente con la Rai? «Certo. L'Italia, come vuole la Commissione europea per garantire la concorrenza, deve avere due piattaforme digitali. Una esiste: quella di Telepiù. L'altra è realizzata dalla Stream, oggi nostra al 100%. Il 51% può essere detenuto in una logica di integrazione Telecom-Rai purché noi abbiamo il controllo tecnico-gestionale, la Rai quello dei contenuti editoriali». Una società comune disporrebbe del 51% mentre Mur¬ doch e Tfl avrebbero il 49? «Sì, con la logica che ho spiegato. Murdoch ha un forte interesse al mercato italiano». Ma non ha chiesto il 40%? «E' ambizioso, ma realista. Le quote si devono assegnare in rapporto al contributo di capitali e contenuti. La divisione del 49% è un punto del negoziato. La Telecom è disposta a sviluppare la trattativa con la Rai, non a tutte le condizioni». Quali respingete? «Non ci possono essere pregiudiziali negative nei confronti degli altri possibili partner». Sta dicendo alla Rai di accettare Murdoch? «Sì, la Rai deve accettare Murdoch perché porta un contributo di capitali e di esperienza nella tv a pagamento». Avete ipotizzato la fine delle trattative per il 5 ottobre: è un ultimatum alla Rai? «La Telecom indica una scadenza tecnica legata ai possibili sviluppi della trattativa con la Lega calcio e le squadre per le quali si deve trovare un'intesa entro metà ottobre per l'aggiudicazione dei diritti per la trasmissione delle partite. Il mercato fissa le scadenze non noi». L'investimento sarà massiccio... «...in questo, come in altri campi. Per riqualificare tutta l'offerta il piano industriale prevede impegnativi investimenti. L'obiettivo è l'incremento di valore dell'azienda: su questo i manager sono pronti a misurarsi». Cosa vuol dire? «Con il progetto di stock option saranno disponibili azioni da assegnare ai dirigenti di primo livello in rapporto ai risultati». Ma per i dipendenti ci sono anche cattive notizie. «Il piano industriale considera due esigenze: essere leader per i minori costi e orientare di più l'azienda al mercato». Spiega così il taglio di 14 mila posti, bilanciato da 6 mila assunzioni in tre anni? «E' previsto un programma di outsourcing, la gestione all'esterno dell'azienda di attività non correlate alle telecomunicazioni: immobili, automezzi, alcune manutenzioni. Con i normali pensionamenti, sono previsti incentivi per gli esodi. I nuovi innesti avverranno per garantire un miglior orientamento verso il cliente». E' il momento dei cambiamenti. «E uno mi permetto di proporlo io. Immagino un provvedimento per le telecomunicazioni simile alla rottamazione per le auto. Si potrebbe incentivare la rottamazione delle antenne, obbligando i condomini a installare antenne centralizzate, in particolare per le parabole per la tv via satellite». Roberto Ippolito «Ma le tariffe vanno riviste chiediamo interurbane meno care e aumenti ridotti per le urbane Il canone d'abbonamento va salvato» «Dobbiamo guardare di più al cliente Cederemo alcune gestioni all'esterno Ci saranno incentivi per gli esodi Perché non rottamare le antenne?» i Fulvio Conti direttore generale della Telecom «La società deve guardare di più al cliente La concorrenza non ci fa paura Abbiamo in cantiere un piano massiccio di investimenti»

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