I sonni tormentati dei campioni

I sonni tormentati dei campioni I sonni tormentati dei campioni Centinaia di atleti ossessionati dalVincubo Florence VELENI E PRODIGI NELLO SPORT B NEW YORK UONANOTTE, campioni. Adesso sapete con certezza che domattina potreste non svegliarvi, come è accaduto a FloJo Griffith, Andarvene per sempre, alla sua maniera, sognando l'ultima prodigiosa corsa, la potente mazzata, l'incredibile parata e non riaccendendo mai più la luce. Da stanotte diventerà più tormentato il sonno di centinaia di atleti nel mondo, perché chiudendo gli occhi vedranno le unghie impossibili della Griffith e penseranno che possano venire a ghermirli, rapendoli verso un comune destino: meraviglioso e inutile, eroico e fasullo, incendiario e fulminante. Penseranno che anche su di loro potrà essere riversata la stessa inaccettabile dose di ipocrisia, senno di poi e vano additare a esempio negativo che è toccata a FloJo. Con la sola, discutibile, consolazione che non saranno lì ad ascoltare, perché già convocati per le affollate Olimpiadi dell'Aldilà. Per capire l'ipocrisia di tutta la vicenda, basta prendere in mano un giornale americano: nella stessa pagina si possono trovare un articolo sulla infinita e sospetta autopsia della Griffith e la celebrazione dello straordinario record di fuoricampo di Mark McGwire. Ora, ci sono cose che non appartengono agli uomini, ma agli dei. Se un un uomo le compie, più che commettere sacrilegio, si è fatto di qualcosa. La ex atleta Pat Connolly ha raccontato che quando FloJo si presentò per correre la staffetta lei e Evelyn Ashford si limitarono a ridere delle sue unghie. Tre anni più tardi non ridevano più, perché la Griffith aveva polverizzato il record mondiale sui 100 metri della Ashford e aveva sconfitto tutte le previsioni scientifiche sull'argomento. Ora la Connolly può permettersi di ricordare in un articolo sul «New York Times» che: «La faccia e la muscolatura di Florence cambiarono da un giorno all'altro e tutte ci chiedemmo se avesse per caso assunto un preparatore della Germania Est». All'epoca, nessuno disse nulla e il mondo si cullò nella favola bella della donna jet che sorride prima del traguardo, perché sa di atterrare sulla pista della vittoria. Allo stesso modo oggi l'America fa ascendere al paradiso degli idoli il battitore McGwire, che ha realizzato in una stagione 70 fuoricampo, oscurando il precedente record di 61. Big Mac, additato altresì come esempio morale, per la sua modestia e lealtà e per il suo affetto paterno, fa cose umanamente impossibili. Nelle battute di allenamento spara una palle in tribuna ogni due. Qualche volta, quando occorreva per il record, gli è riuscito perfino in partita. Il «Washington Post» ha pubblicato il disegno della circonferenza del suo bicipite: il cerchio occupava un quarto di pagina. Ci ho posato sopra un piatto e i bordi combaciavano. McGwire ha ammesso di usare «androstenedione», uno steroide che la federazione del baseball, a differenza delle altre, non proibisce. Il suo allenatore dice che non ha effetti, che Big Mac smazzerebbe come un fabbro comunque. La prova contraria non è data. Come non è dato conoscere quali conseguenze ha, nel tempo, la sostanza. Esistono, al riguardo, studi medici i cui risultati rimangono nascosti, come l'esito dell'autopsia della Griffith. Il moralismo ha, come sempre, un occhio solo. Già si indica la Griffith come «un avvertimento simbolico ai giovani atleti», ma nessuno sembra essersi accorto che i negozi di vitamine degli Stati Uniti espongono in vetrina barattoli della «medicina di McGwire» reclamizzata con l'immagine del fuoricampo record. Da un giorno all'altro ragazzi di New York acquisiranno bicipiti progressivamente in grado di uguagliare la circonferenza delle stoviglie di casa, dal piattino del caffè all'insalatiera. Non c'è palestra dove gli anabolizzanti non circolino liberamente, poiché ognuno ha il suo piccolo record da inseguire e frantumare. C'è una frontiera mobile del doping chi; rende ogni conclusione impossibile e viziata: se quel che è legittimo per un battitore non lo è per un calciatore, dove è la ragione del confi ne? E se la trasparenza sulla documentazione medica per questi casi è pari a quella per la tragedia di Ustica, di quali verità si può mai parlare, se non di quelle che stanno sotto la superficie e facciamo finta di non vedere poiché lo spettacolo continui? Diceva il povero Ben Johnson, trasfigurato dagli ormoni e dalla voglia di volare: «Ci sarà sempre qualcuno, la fuori, che si fa di qualcosa per vincere». E ci sarà uno stadio ad applaudirlo, un mondo a osannarlo, se lo farà senza calpestare la frontiera mobile, nel posto giusto al momento giusto. E' perfino ridicolo scandalizzai sene: questo è lo sport di fine millennio e non possiamo scavalcarne la soglia tenendoci i penosi record delle nuotatrici tedeschi1 o delle giavellottiste bulgare. Se non si tira una riga di confine e non si usano uguali pesi e misure, anche nel giudizio morale, anche nella valutazione delle persone e di quel che fanno prima e dopo la morte, nulla cambierà: il negozio di «vitamine» continuerà a fare affari, i bicipiti di ragazzi e ragazze a tornirsi e anche stanotte uno di questi meravigliosi e sciocchi dei si agiterà nel letto, poi si addormenterà sognando di arrivare primo, risultando, invece, l'ultima vittima. Gabriele Romagnoli C'è l'uso di uno steroide anche dietro il record di McGwire, nuovo idolo del baseball negli Usa Ben Johnson: ci sarà sempre qualcuno là fuori che si là di qualcosa per poter vincere * Sopra: il professor Antonio Dal Monte. Al centro pagina: Florence Griffith. In alto: Mark McGwire. battitore americano, che lia di recente realizzato il nuovo record di fuoricampo del baseball e che ha ammesso di far uso di uno steroide

Luoghi citati: America, Germania Est, New York, Stati Uniti, Usa, Ustica