«Alimentazione e stress ecco chi fa la differenza» di Daniela Daniele
«Alimentazione e stress ecco chi fa la differenza» «Alimentazione e stress ecco chi fa la differenza» LA DIAGNOSI DELL'ONCOLOGO PROFESSOR Leonardo Santi, lei è direttore scientifico della Lega italiana per la lotta contro i tumori che ha curato il rapporto sul cancro nel nostro Paese, rilevando una enorme disparità nell'incidenza tra Nord e Sud. Come la si spiega? «E' prematuro dare un'interpretazione definitiva: bisogna, prima, analizzare i dati tenendo presenti molti fattori, quale, ad esempio, l'età delle persone colpite». Si ipotizza, comunque, che una delle ragioni possa essere la diversa alimentazione tra le due «Italie». Che ne pensa? «Sembra che l'alimentazione abbia un grande peso sull'insorgenza dei tumori: la si ritiene coinvolta nel 30 per cento dei casi». Parliamo di tumori che riguardano gli organi dell'apparato digerente? «Non soltanto. L'alimentazione influisce sul sistema endocrino e su quello immunologico. Tanto per fare un esempio, l'obesità aumenta il rischio di tumore della mammella. Sul rapporto tra alimentazione e tumori, comunque, occorre ampliare la ricerca, con maggior attenzione e approfondimento, per poter andare nei dettagli e dare consigli che non siano, come finora sono stati, piuttosto generici». Alimentazione a parte, può lo stress di un certo stile di vita, tanto per intenderci quello della «Milano che lavora» col cuore in gola, dell'ansia da carriera e via dicendo, influire sul rischio di ammalarsi? «Non condivido le posizioni estreme di molti miei colleghi, sia di quelli che negano l'importanza dello stress, sia di quelli che la enfatizzano. Non c'è dubbio, comunque, che l'aspetto psicologico entri in gioco nelle patologie tumorali. Nelle donne che hanno subito un'asportazione di mammella in modo traumatico e senza adeguata preparazione, ad esempio, si ò notato un più alto rischio di recidiva. Lo stato di stress, inoltre, spinge a comportamenti pericolosi, quali l'abuso di fumo e di alcol». Che ruolo ha l'inquinamento ambientale? «Maggiore di quello che; gli viene attribuito dalli; statistiche». Una sottostima? «Una stima sbagliata, più che altro. Non si può analizzare una sola sostanza, ma bisogna verificare il danno che più elementi insieme riescono a produrre». Un esempio? «La polvere, di per sé, non è cancerogena. Ma se idrocarburi, riconosciuti cancerogeni, si uniscono alla superficie delle particelle di polvere, queste ultime diventano veicolo per la sostanza nociva, le consentono di raggiungere i polmoni in profondità e le permettono di "ancorarsi" per il tempo sufficiente a creare danno». La parte che sembra più colpita dai tumori, l'Italia di Nord-Est, fu anche quella che venne maggiormente esposta, nella nostra Penisola, alla nube radioattiva di Cernobil, nell'86. Soltanto una coincidenza, secondo lei? «Non posso rispondere. Bisognerebbe analizzare le tipologie di tumori presenti in quei luoghi. Per stabilire una relazione, dovrebbe essersi verificato un aumento di tumori della tiroide, di leucemie e di linfomi». Che cosa si può fare per abbassare, seriamente, il rischio di ammalarsi di tumore? «Quello che serve, adesso, è un piano di lotta comune. Molte, lodevoli, iniziative prendono vita da diversi ministeri, da enti, da associazioni: è il momento di unirsi e di elaborare un programma unico, se si vuole davvero approdare a un risultato concreto. Così che la parola "prevenzione" abbia, finalmente, un senso». Daniela Daniele «Anche l'inquinamento è una delle cause scatenanti di questa malattia Puntare su un piano di lotta comune» Il professor Leonardo Santi
Persone citate: Leonardo Santi, Professor Leonardo Santi
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