«Cera papà tra i carnefici di Simeone»

«Cera papà tra i carnefici di Simeone» Nuovo choc a Ostia: l'uomo, arrestato, avrebbe molestato anche la ragazza e un altro bimbo del rione «Cera papà tra i carnefici di Simeone» L'accusa della figliastra ROMA. Non c'è pace per la famiglia di Simeone, il bambino trovato morto nella pineta di Ostia. I carabinieri hanno infatti arrestato il papà di Simeone:, Franco Nardacci, 49 anni, con l'accusa di violenze carnali nei confronti della figlia (oggi maggiorenne, minore all'epoca dei fatti), di Simeone e di un altro bambino. L'inchiesta, coordinata dai pm Pietro Saviotti e Diana De Martino, si affianca a quella per l'omicidio di Simeone, ma non si sovrappone. «E' una pura coincidenza che il papà di Simeone, vittima di un pedoi'ilo, sia pedo'filo anche lui», sostiene il maggiore dei carabinieri Francesco Farace, comandante della compagnia di Ostia. Sarà. Ma fa una terribile impressione questo concentrato di disperazione e degrado che emerge dalle case occupate di via Capo delle armi. La storia di Franco Nardacci, per come è raccontata in freddi verbali giudiziari, e presto delta: un uomo con gravi problemi psichici, in cura presso il centro di igiene mentale, e con altrettanto gravi problemi economici, è accusato dalla madre di un bimbo di 4 anni e dalla figlia maggiore R. di avere avuto «attenzioni particolari» per i bambini. La figlia R., o meglio figliastra, essendo Franco solo il suo padre legale, lo accusa di avere abusato di lei per 10 anni. Da quando aveva otto anni fino ai 18. Poi, circa un anno fa, R. è scappata di casa, rifugiandosi dal fidanzato. Ha cercato di chiudersi dietro il passato con il silenzio. Non aveva mai parlato prima. Non ha parlato dopo. Non aveva parlato nemmeno quando il patrigno, in più di un'occasione, anche davanti a lei, mostrò morbose attenzioni per Simeone. Ha trovato il coraggio solo ora che a Ostia si respira un'aria diversa. Di rivolta contro i pedofili. Insomma, R. adesso parla. E racconta - immagine straziante - di quando stringeva a sé Simeone e cercava di distrarlo da quanto gli era appena accaduto tra le mani del padre. La ragazza non sa niente, invece, di insidie o palpeggiamenti (lui ne avrebbe parlato così) a un bimbo di appena 4 anni che frequentava di recente casa Nardacci. R. non ne sa niente anche perché i fatti risalgono agli ultimi mesi. E lei ormai non viveva più con il patrigno. C'è di mezzo, infatti, anche un altro bambino. Un compagno di giochi di Simeone. Un bimbetto che scorrazzava con i più piccoli nel cortile sgarrupato del comprensorio e che aveva legato con Simeone. La morte del compagnuccio ha turbato molto il bimbo. Che nel corso di questa estate, però, un po' con disegni, un po' a parole, ha fatto capire alla madre che il suo turbamento era legato anche ai «giochi» non ortodossi in casa Nardacci. La donna s'ò allarmata, com'è logico, specie dopo che la tragica morte di Simeone ha (atto scoprire a tutta Ostia l'insidia della pedofilia. Anziché fare indagini personali, pero, s'è rivolta ai carabinieri. Un gesto | di coraggio. «Non avevamo affatto allentato l'attenzione», dice ora il maggiore Ferace. Che è molto soddisfatto per il nuovo clima che si sta facendo strada all'interno delle case occupale. Meno ghetto di qualche mese fa. Più disponibili verso le strutture dello Stato. Così, pare, sono saltati fuori diversi testimoni. E il comportamento di Franco Nardacci (ma forse non solo il suo) è finito nel mirino. Una seconda prova del nuovo clima è venuta da Irma, la moglie di Franco Nardacci. La donna, ancora sconvolta per la morte di Simeone, quando è stata discretamente interessata dai carabinieri non s'è tirata indietro. Anzi. Ha voluto condurre una sua inchiesta in famiglia. La figlia minore, C, di 14 anni, ha detto di non sapere niente e di non essere mai stata soggetta ad attenzioni sessuali da parte del padre. La figlia maggiore, R., invece, dopo un silenzio durato ima vita, ha deciso di sfogarsi. Risultato: un verbale di tre pagine carico di accuse terribili verso il patrigno. Ma tanta attenzione verso Franco Nardacci non poteva passare inosservata dentro il microcosmo delle case occupate. Qualcosa è cominciato a circolare. Un tam-tam che venerdì ha portato a un primo segnale: qualcuno ha dato fuoco a degli stracci imbevuti di benzina davanti alla porta di casa Nardacci. Subito informati, i pm Saviotti e De Martino hanno capito che non si poteva più aspettare. Si sono così aperte le porte del carcere per Nardacci. Si rischiava un linciaggio. «E' solo una coincidenza. A Ostia non c'è alcun giro di pedofili», si affanna ora a ripetere il maggiore Ferace. Coincidenza? A luglio, c'è il caso di Simeone e si scopre che l'accusato principale, il pescatore settantenne, da anni abusava di bam¬ bini. Ad agosto scovano il collezionista di foto porno con altri bambini di mezzo. A settembre arrestano il padre di Simeone con l'ennesima accusa di pedofilia. E' davvero, insomma, una strabiliante coincidenza? 0 forse c'è qualcosa di più. Oppure è bastato calcare sul pedale delle indagini ed è venuto fuori che la pedofilia è una vizio occulto molto più diffuso di quanto si possa mai pensare? «A noi - dice ancora il maggiore dei carabinieri - risulta che tra Vincenzo il pescatore e Franco il padre di Simeone ci fosse una conoscenza superficiale». Ma in procura, dove confermano che non è emersa alcuna amicizia tra i due uomini, vogliono approfondire meglio. Francesco Grignetti La svolta non c'entra con l'inchiesta sull'uccisione del piccolo trovato cadavere nella pineta L'impulso è arrivato dalle donne del quartiere: dopo la tragedia si sono rivolte ai carabinieri padre di Simeone, Franco Nardacci, in carcere con l'accusa di violenze e abusi sessuali su minori Il piccolo Simeone ucciso due mesi fa in una baracca di Ostia

Luoghi citati: Ostia, Roma