Doppio contrordine per il Kosovo di Maurizio Molinari

Doppio contrordine per il Kosovo Anche Cossiga avverte il governo: la Costituzione non consente interventi diretti o concessioni di basi Doppio contrordine per il Kosovo Prodi e Schroeder: nessun raid senza il sì Onu ROMA. L'Italia ritiene che eventuali raid della Nato contro l'esercito serbo in Kosovo dovranno essere esplicitamente autorizzati dalle Nazioni Unite. Questo il risultato di un vertice sulla crisi del Kosovo presieduto ieri pomeriggio a Palazzo Chigi da Romano Prodi e terminato con mia dichiarazione in forte sintonia con quanto aveva dichiarato poco prima a Bonn il neo-eletto cancelliere tedesco, Gerhard Schroeder, nella sua prima presa di posizione ufficiale in politica estera. Difficile pensare che la coincidenza fra le due dichiarazioni sia casuale, anche in ragione dei buoni rapporti che risalgono alla visita a Roma di Schroeder della scorsa primavera. «Serve un mandato chiaro del Consiglio di Sicurezza prima di un intervento militare nel Kosovo» aveva detto Schroeder poco prima che il comimicato ufficiale di Palazzo Chigi affermasse: «Eventuali ed ulteriori misure ed iniziative da intraprendere per la soluzione della crisi del Kosovo devono essere comprese nel quadro dell'Onu». D'altra parte è stato proprio il presidente del Consiglio a sottolineare la novità della posizione del cancelliere socialdemocratico. «La sua posizione sul Kosovo è ben diversa da quella del suo predecessore» ha detto Prodi, prevedendo che «forse ci saranno delle innovazioni in politica estera». In effetti, finora la posizione dei partner europei della Nato riteneva sufficiente come copertura politica da parte dell'Orni la già votata risoluzione 1199 del Consiglio di Sicurezza che prevede il ricorso alla forza - in base all'articolo VII della Carta delle Nazioni Unite sulla minaccia alla pace ed alla stabilità - in caso di persistente rifiuto della Serbia ad accettare le condizioni per risolvere la crisi. Non a caso pochi giorni fa in Portogallo i ministri della Difesa Nato, presente Beniamino Andreatta, hanno dato il via libera all'organizzazione logistica della forza aerea che dovrebbe portare a termine i raid. Proprio Andreatta aveva confermato il sostegno italiano a questa posizione Nato durante l'incontro di ieri mattina con il collega americano William Cohen: «La recente risoluzione dell'Orni considera che la situazione in Kosovo configuri una violazione dell'articolo VII delle Nazioni Unite e quindi prevede il ricorso anche a misure militari». «Inoltre un'opposizione serba alle misure umanitarie in aiuto ai profughi - aveva aggiunto - crea le condizioni per l'applicazione dell'articolo 51 dell'Orni, cioè l'autodifesa». Il colloquio con Cohen si concludeva con mi accenno esplicito a «raid aerei in difesa dei profughi» e mi inequivocabile monito al presidente serbo Slobodan Milosevic affinché «non aspetti la 25esima ora» per adeguarsi alle richieste intemazionali. «Nei prossimi giorni i ministri competenti si riuniranno per definire l'impegno italiano in tale ambito» aggiungeva Andreatta, lasciando intendere che ci si apprestava a definire il contributo militare per i raid. E in effetti le consultazioni italo-americane in proposito sono già andate molto avanti grazie ai tre incontri Andreatta-Cohen. Ma l'esito del vertice di Palaz- zo Chigi ha gettato molta acqua sul fuoco. La riunione di Prodi e Veltroni con i ministri di Difesa, Esteri ed Interni assieme al capo della Polizia, Fernando Masone, ed ai tre responsabili dei servizi segreti ha visto prevalere infatti la linea di non consentire alla Na¬ to i raid senza un nuovo voto dell'Onu. Una posizione che, oltre a segnare la prima forte sintonia politica con Schroeder, va incontro anche alle note posizioni di Rifondazione comunista da sempre favorevole a far prevalere il ruolo dell'Onu su quello della Na¬ to nella crisi dei Balcani. Anche l'ex Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, si è schierato con i contrari alla partecipazione italiana ad un'azione unilaterale della Nato, invitando Prodi a «pensarci bene prima di decidere interventi militari che non abbiano alle spalle un piano politico». «La Costituzione - ha aggiunto non permette né un intervento nazionale italiano, né l'autorizzazione all'uso delle basi, né il sorvolo del territorio nazionale se non dietro esplicita deliberazione del Consiglio di Sicurezza». Maurizio Molinari Il riallineamento italiano poco dopo la nuova posizione annunciata dal Cancelliere Il ministro della Difesa Andreatta aveva appena ribadito il nostro sostegno agli americani Un blindato jugoslavo sulla montagna di Cicevica, nel Kosovo