Medio Oriente, Clinton riavvia la pace di Andrea Di Robilant

Medio Oriente, Clinton riavvia la pace Intesa sulla proposta Usa di un ritiro in cambio di garanzie antiterrorismo Medio Oriente, Clinton riavvia la pace Dopo un vertice a sorpresa con Arafat e Netanyahu WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Un ottimo incontro», annuncia sorridente Bill Clinton alla fine del meeting con Benjamin Netanyahu e Yasser Arafat convocato a sorpresa alla Casa Bianca. «Abbiamo fatto progressi su tutti i fronti e ci rivedremo qui a metà ottobre per chiudere la partita». Dopo uno stallo di un anno e mezzo, il processo di pace riparte in un'atmosfera insolitamente ottimista. Adesso l'obiettivo è di arrivare ad un accordo-quadro sulla Cisgiordania tra un paio di settimane per poter avviare finalmente quel negoziato finale che dovrebbe portare l'anno prossimo allo status definitivo dell'Autorità Palestinese. I «progressi» riguardano la vecchia proposta americana che prevede il ritiro israeliano da un altro 13 per cento del territorio in Cisgiordania conquistato da Israele nel 1967 in cambio di specifiche garanzie anti-terrorismo da parte dei palestinesi. La proposta era rimasta ferma sul tappeto per 18 mesi mentre l'intero processo di pace sembrava lentamente naufragare. «Ma siamo finalmente riusciti ad aprire una breccia», ha detto ieri mattina il premier Netanyahu alla Nbc prima di recarsi alla Casa Bianca. «E' ora di drizzare le orecchie». II cuore dell'intesa prevede che un 3 per cento dei territori da restituire sarà trasformato in un parco naturale sotto il controllo militare israeliano. «Rimane parecchio lavoro da fare per completare l'accordo», ha messo in guardia il Presidente. «Ma abbiamo ridotto le divergenze su una serie di punti importanti in maniera significativa». C'era stato il timore che i passi avanti compiuti nei giorni scorsi potessero essere vanificati dall'intervento di Arafat alle Nazioni Unite ieri pomeriggio. Il leader palestinese aveva minacciato di preannunciare la proclamazione unilaterale dello Stato palestinese la primavera prossima, prnn ancora dell'avvio dei negoziati finali. Ma pressato dagli americani, ha deciso di attenuare i toni del suo discorso all'Assemblea generale. La svolta di ieri ò stata facilitata dall'intenso lavoro dal segretario di Stato Madeleine Albright, che durante il fine settimana a New York ha fatto la spola tra l'albergo di Arafat e quello di Netanyahu: «Domenica sera tardi abbiamo deciso di vederci a tre. La riunione è andata bene, e a quel punto abbiamo pensato che sarebbe stato utile un incontro con il Presidente alla Casa Bianca». Il faccia a faccia di Clinton con i due leader è il primo da quando è scoppiato lo scandalo Lewinsky. E la Casa Bianca ha evidentemente cercato di sfruttare al massimo i progressi compiuti nei giorni scorsi per mostrare un Clinton in versione presidenziale, ad un passo da uno storico accordo internazionale. La Albright, accompagnata dall'inviato Dennis Ross, andrà in Israele la settimana prossima per completare il lavoro su un pacchetto complessivo. La settimana successiva Netanyahu e Arafat torneranno alla Casa Bianca con le loro rispettive delegazioni per un ultimo round di intensi negoziati. «E spero che in quell'occasione riusciremo a chiudere il tutto», ha detto il Presidente. Che ha aggiunto di aver notato «in questi due signori un impegno insolitamente intenso». Se il summit di metà ottobre avrà successo la strada sarà finalmente spianata ai negoziati finali che potrebbero portare alla creazione di uno Stato palestinese. Hillary Clinton provocò una bufera diplomatica la scorsa primavera quando anticipò i tempi dicendo che il processo di pace avrebbe portato alla nascita della Palestina. Clinton ieri non si è sbilanciato. «Ho dato la mia parola che sarei rimasto fedele al processo di pace e dunque neutrale. E' vero che Hillary disse quelle cose. Ma Hillary non è il Presidente». Andrea di Robilant

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