Giallo a Tirana, si dimette il premier di Vincenzo Tessandori

Giallo a Tirana, si dimette il premier Il partito socialista lo sostituisce con il segretario Pandeli Maiko, forse una faida interna Giallo a Tirana, si dimette il premier Annuncio a sorpresa di Nano TIRANA. Forse, in Albania, è sul serio finita un'era e dopo Sali Berisha, presidente democratico estromesso prima dai kalashnikov e poi dal voto, esce di scena pure il suo avversario, colui che, in definitiva, aveva dato un senso alla sua sconfitta. E così, a notte, Fatos Nano, socialista moderato, premier per cinque volte da quando i comunisti ortodossi erano stati battuti e cacciati, ha gettato la spugna, certo più provato dagli attacchi interni al suo partito che non dalla guerriglia di piazza dei democratici, quella combattuta con le armi per 24 ore eppoi proseguita con marce di protesta, manifestazioni, sitin nella piazza Scanderbeg, che sembra il cuore spezzato di questo Paese triste. E' una notizia importante, rilanciata nella notte da una radioi privata eppoi dalla televisione. E' una buona notizia, dicono quelli legati al partito democratico o semplicemente a Berisha, e nella notte si spara a raffica, in aria, soprattutto a Kombinat e a Kamsa, che è il quartiere dei così detti Ceceni, quelli arrivati dal profondo nord in cerca di fortuna, attirati qui dal sogno di ricchezze facili. Un litigio con il ministro degli interni, Perikli Teta, a metà pomeriggio, e una riunione a Roma dove si è discusso di Albania, sarebbero le ultime ragioni dell'abbandono. «Me ne vado», ha detto duro Nano a Rexhep Mejdani, il presidente della repubblica, lui pure socialista, ma sempre più lontano, si dice, dalle posizioni del capo del governo. E scontri, battibecchi e incomprensioni avevano caratterizzato i loro ultimi incontri. Perché lui, Nano, lo sapeva che ormai gli altri lo consideravano uno che aveva fatto il suo tempo, uno da togliere di mezzo, perché ritenuto inutile o dannoso. Alche i rappresentanti dell'Europa gli avevano detto che non era stato all'altezza, dopo la sua nomina a primo ministro, avvenuta il 24 luglio dello scorso anno, poco meno di un mese dopo che la volubile gente di Tirana e dintorni aveva deciso di prendersi la testa di Berisha, politicamente parlando, e di spazzar via i democratici e di affidarsi a quelli del partito socialista. Una svolta, inevitabile in un paese che stava per essere travolto dagli scandali e soprattutto messo in ginocchio dal crollo di quell'impero di carta che erano le finanziarie a piramide, sorta di banche private dove i depositi venivano conteggiati con tassi stratosferici. Almeno fino al momento in cui i rubinetti vennero chiusi e gli speranzosi ma anche incoscienti risparmiatori si trovarono con un pugno di mosche e la certezza di essere stati irrimediabilmente gabbati. Poco importò, a quel punto, che il primo istituto di credito, chiamiamolo così, fosse nato sotto il governo a guida socialista. Quando il crollo fu generale, quando Sudia Kademi, la Zingara, chiuse il suo sportello scavato in un muro scrotato, quando Xaferri dette forfait, e quando Populli dichiarò forfait, la misura sembrò colma e la gente, che sapeva ormai di non poter avere altro che vuote promesse, prese le armi. Valona si ribellò e con lei tutto il sud. Da piccolo padre Sali Berisha era diventato il nemico. Corruzione, contrabbando, criminalità organizzata erano motivi più che sufficienti per farlo considerare un indesiderabile. Lui non ne voleva sapere, ma l'Europa intervenne e furono decise le elezioni. Ora, dopo un anno di governo a giuda socialista, corruzione, contrabbando, criminalità organizzata sono le accuse mosse a Fatos Nano e al suo governo. Difficile respingerle. La corruzione dilaga, il contrabbando prospera, Valona è tutt'ora un feudo inattaccabile della mafia, soprattutto di quella legata agli italiani e che prospera con droga e traffico di tabacco ma anche di clandestini. A Valona non tollerano che quelli di Tirana, così disponibili, almeno a parole, ad ascoltare i buoni consigli delle varie missioni europee, vadano a ficcare il naso negli affari loro. Nano tutto questo lo ha sempre saputo. In fondo, anche lui, all'esordio come premier, ebbe i suoi guai, e proprio per motivi di corruzione: accusato di aver stornato qualche milione di dollari, venne rinchiuso in carcere. Un colpo mancino del suo eterno rivale, ha sempre protestato. Questa volta le accuse, pronunciate neppur tanto sottovoce, so- no altre. Un eccessivo interesse verso la Grecia, indicata come sua seconda patria. E' un fatto che i prodotti ellenici sono presenti dappertutto, dai pochi cantieri per sistemare le strade all'acqua minerale. Eppoi, c'è chi ha parlato di scarsa fermezza nel colpo di stato, tentato o chissà che cosa, esploso in seguito aiassassinio in strada di Azero Hajdari, il pretoriano fedelissimo di Berisha. I democratici s'impradronirono del palazzo della presidenza del consiglio e della televisione. Ma, forse più sorpresi loro degli altri, non ne approfittarono. E agli occhi di Sabit Brokaj, che fu cardiologo di Enver Hoxha ed è l'esponente più duro dei duri visceralmente legati al veterocomunismo, la repressione non è apparsa poi così adeguata. Per questo, al partito, davano Nano sull'orlo della crisi, anche se, fino all'altra sera, garantivano che sarebbe rimasto a! suo posto «almeno per tre mesi». Lui, il socialista più illuminato dei Balcani, come lo ha definito qualcuno, ha capito che il suo tempo stava per scadere. Ieri ha tentato un rimpasto nel governo, ma la cosa non è stata ritenuta sufficiente. Soprattutto dai duri. E allora lui ha detto: «Compagni, arrangiatevi». E ha sbattuto la porta. Il partito ha incassato e ha dato l'incarico a un giovanotto dal volto delicato e dalla voce gentile: Pandeli Maiko, il segretario generale: ha 31 anni, e condiderato il volto nuovo dei sociaisti, quello che, in fondo, dovrebbe rassicurare anche l'Europa. Tuttavia, neppure Maiko, dicono, ha troppi amici nel suo partito. Dunque, via Berisha e via Nano: a Tirana si volta pagina. Forse. Vincenzo Tessandori Un litigio con il ministro degli Interni e una riunione a Roma avrebbero determinato la decisione Nella capitale albanese spari per festeggiare premier dimissionario albanese Fatos Nano: l'opposizione chiedeva da tempo la sua testa