Grandi elogi del nuovo (con qualche brivido) a Cancelliere Bruxelles
Grandi elogi del nuovo (con qualche brivido) a Cancelliere Bruxelles Grandi elogi del nuovo (con qualche brivido) a Cancelliere Bruxelles BONN DAL NOSTRO INVIATO L'euro-tiepido Schroeder al posto di un europeista di ferro come Kohl? Nessun problema, è la risposta unanime che arriva da Bruxelles. «La Spd e stata sempre un partito pro-europeo e sono certo che il cancelliere Schroeder giocherà un ruolo trainante nella costruzione europea», è il primo commento del presidente della Commissione Jacques Santer. Ma Santer ci tiene anche ad aggiungere il suo tributo al cancelliere uscente: «Senza di lui l'Unione economica e monetaria e l'Euro non sarebbero nati». E il commissario agli Affari monetari YvesThibault de Silguy vede il lato positivo di un'affermazione della sinistra anche in Germania: «Esiste un parallelismo tra le posizioni di Schroeder e quelle di Blair e se questo permette di riagganciare il Regno Unito all'Europa e soprattutto all'Euro non sarà certamente una cattiva cosa». Toni rassicuranti anche da parte del nuovo cancelliere, che già il 14 luglio scorso, nella sua prima uscita al Parlamento europeo di Strasburgo, si era dovuto difendere dall'accusa di essere stato assai freddo, in passato, sull'unione monetaria. Oggi, così, Schroeder cerca di accreditarsi come un convinto fautore della moneta unica: «Il governo tedesco farà di tutto perché l'Euro si traduca in un successo», dice, e appartengono ormai alla «storia» le discussioni sulla partenza o no dell'Euro dal '99. Ma dietro le dichiarazioni uffi¬ ciali la realtà rischia di essere ben diversa. Il cambio della guardia in Germania ricrea un asse francotedesco la cui comunanza ideologica si era interrotta con l'avvento di Lionel Jospin al potere, e al tempo stesso rischia di mettere in seria difficoltà la posizione di rigore nel risanamento dei conti pubblici di cui la Commissione europea è stata fino ad oggi la massima interprete proprio dietro la spinta del governo Kohl. Che cosa accadrà ora al Patto di stabilità - e non a caso di crescita, come ottennero all'epoca i francesi - voluto da Theo Waigel per mettere un camicia di forza ai bilanci che dovessero abbandonare la strada del risanamento? Che cosa succederà nel dibattito sui poteri da dare all'Eurol 1, il coordinamento informale dei ministri delle Finanze dei Paesi che partecipano alla moneta unica? Facile prevedere che le esigenze dello sviluppo e dell'occupazione saranno un po' più sentite rispetto a quelle del rigore nei conti pubblici, che il coordinamento delle politiche economiche tra gli Undici farà passi avanti, magari creando nuove tensioni con la Commissione. Basta leggere le prime dichiarazioni fatte ieri da Oskar Lafontaine, presidente della Spd e candidato al posto di ministro delle Finanze che è stato proprio quello di Waigel: un calo del tasso d'interesso - dice - «sarebbe giusto e lo abbiamo chiesto da molto tempo. Il problema è perché in Europa, con un tasso di disoccupazione così alto, le banche centrali non siano state in grado di accordarsi fino ad ora su un passo in questo senso. La politica monetaria americana è un esempio». Ricette keinesiane che suonano come bestemmie per gli uomini che fino a ieri hanno retto la Germania; parole che feriranno di sicuro le orecchie del presidente della Banca centrale Europea Wim Duisenberg, che solo una settimana fa ha spiegato perché i tassi europei non devono più scendere e soprattutto non devono seguire quegli Usa. Dove invece Schroeder manterrà davvero quella «continuità in politica estera» che promette è nella richiesta di rivedere il contributo netto della Germania al bilancio comunitario, che oggi ammonta a 22,5 miliardi di marchi, e che secondo Bonn dovrebbe essere ridotto almeno di un terzo. [f. man.] presidente della Commissione Europea, Jacques Santer
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