Prodi lancia la «Super Europa»

Prodi lancia la «Super Europa» I ii piano: investire le riserve in eccesso delle banche centrali per rilanciare l'economia Prodi lancia la «Super Europa» «Abbiamo 200 mila miliardi di lire da spendere» H mmmm Mmmm^Mm. I LE PROPOSTE DI PALAZZO CHIGI FRANCOFORTE EL, nuovo quadro politico europeo dominato da governi di comune impronta socialdemocratica e a fronte del rischio di recessione globale, il governo italiano presenterà ai partner europei nei prossimi giorni un'articolata iniziativa per il rilancio dell'economia europea. Secondo informazioni de «La Stampa», la presidenza del Consiglio ha pronta un'ipotesi di lavoro, che verrà discussa con i maggiori partner dell'Unione europea nei prossimi incontri ufficiali, con l'obiettivo di rendere possibile il rilancio di massicci investimenti comuni in Europa. Con l'iniziativa diplomatica dei prossimi giorni, Prodi aspira a riportare l'Italia in prima fila nella progettazione europea, mentre sembrano consolidarsi rapporti politici e diplomatici tra Bonn, Parigi e Londra. L'elezione in Germania di Gerhard Schroeder a nuovo cancelliere ha infatti sbloccato il quadro negoziale europeo e gli incontri tra le cancellerie dei maggiori Paesi si susseguiranno rapidamente nel corso delle prossime settimane. Il 5-6 ottobre, in particolare, Prodi incontrerà il collega francese Lionel Jospin in occasione di un importante vertice bilaterale italo-francese. La proposta italiana avrebbe l'ambizione di rappresentare la base fi nanziaria, necessaria e anco ra mancante, per il concreto avvio del «governo europeo dell'economia» a cui stanno lavorando anche i partiti so cialisti di Francia e Germania. La «risposta italiana» alle intese politiche tra i leade socialisti di Parigi e Bonn, Lionel Jospin e Gerhard Schroeder, si basa su un prò getto di utilizzo delle riserve valutarie in eccesso custodite dal Sistema europeo di ban che centrali. Il governo di Ro ma ritiene che tali riserve possano essere sfruttate per ridare slancio all'economia europea con iniziative comuni coordinate dagli 11 governi dei Paesi dell'Euro e realizzate da privati. Il progetto era stato presentato da Prodi a Helmut Kohl all'inizio dell'anno in occasione della visita del cancelliere a Roma, ma la sua discussione era stata rinviata, su richiesta dello stesso cancelliere tedesco, in attesa delle decisioni di maggio sull'Euro. La crisi asiatica sopraggiunta e la sincope nei lavori europei dovuta all'esito incerto delle elezioni federali tedesche hanno ulteriormente spostato i tempi del progetto. Fino a oggi. Proprio l'aggravarsi delle condizioni economiche mondiali avrebbe reso attuale il progetto italiano. Con il crollo delle economie asiatiche e di quella russa e con America Latina e Stati Uniti in fase di marcato rallentamento, spetta all'Europa la responsabilità di sostenere il ciclo economico mondiale ed evitare una grave recessione. Secondo il governo è possibile attivare subito le risorse inutilizzate detenute dalle banche centrali sotto forma di riserve valutarie. Calcoli predisposti dalla presidenza del Consiglio, individuano un polmone di quasi 200 mila miliardi di lire, mobilizzagli senza rischi inflazionistici per la costruzione delle grandi infrastrutture di collegamento europee già individuate nel piano Delors come base di rilancio dell'occupazione e dell'efficienza delle economie europee. Nelle intenzioni del governo, il progetto può anche integrarsi con le iniziative franco-tedesche di rilancio occupazionale, rivelate da «La Stampa» il 2 settembre scorso, dando ad esse concretezza e all'Italia un ruolo non di seconda linea rispetto al tradizionale asse franco-tedesco, a guida della politica europea. Lo studio su cui si basa la proposta italiana osserva co- me le riserve ufficiali (le attività finanziarie nel bilancio delle banche centrali che, per la loro qualità, sono garanzia di finanziamento dei saldi della bilancia dei pagamenti di un Paese) negli 11 Paesi dell'Euro «sono chiaramente in eccesso rispetto alle necessità del Sistema europeo di banche centrali». La somma delle riserve delle 11 banche centrali non è solo molto elevata rispetto alle riserve di Usa o Giappone, ma anche rispetto alle necessità prevedibili: «L'impegno per la stabilità dei prezzi degli 11 Paesi garantirà che l'Euro sia una moneta forte; inoltre la bilancia dei pagamenti europea dovrebbe mantenere in futu¬ ro un surplus di parte corrente». Le 11 banche centrali dell'Euro dispongono oggi di 269 miliardi di dollari di riserve ufficiali in dollari e oro. Sono risorse tenute l'erme dalle banche o inv ;slite in titoli liquidabili nelle emergenze. La motivazione politica del progetto del governo italiano è di «riorientare queste risorse verso fini produttivi», dando luogo a una specie di dividendo da restituire ai cittadini europei che lo hanno di fatto accumulato per anni con i loro surplus di bilancia dei pagamenti. Il Trattato di Maastricht prevede che alla Banca centrale europea (Bce) vengano trasferite riserve per 50 miliardi di Euro (oggi ridotte a 39 miliardi, vista la partecipazione di solo 11 dei 15 Paesi). Altri 100 miliardi di Euro verranno tenuti a disposizione per eventuali esigenze della Bce. Restano quindi «in eccesso» riserve per ben 119 miliardi ili dollari. Questo enorme serbatoio verrebbe disponibile per l'avvio e il sostegno di iniziative produttive da affidare poi ai privati. Potrebbe così finanziare la costruzione dei grandi progetti infrastrutturali, come i Trans-European Networks del piano Delors nel campo delle telecomunicazioni, dei trasporti e dell'energia. Ne beneficerebbero inoltre i progetti di ricerca e sviluppo nelle nuove tecnologie che per la prima volta potrebbero trovare dimensione europea. Per comprendere quale impatto potrebbe avere la mobilitazione di 100 miliardi di Euro, è sufficiente pensare che la Banca europea degli investimenti, che attualmente si fa carico di attività simili, prevede oggi di disporre di soli 10 miliardi di Euro. Il volume di investimenti attivabile, in settori che rilancerebbero l'efficienza dell'economia europea, sarebbe tale, secondo il governo, da garantire un forte impulso alla crescita economica con benefici sia per l'occupazione europea, sia per le esportazioni in Europa da parte delle altre economie mondiali. Una bozza del progetto cir cola da mesi negli ambienti che curano i rapporti italiani con l'Europa ed ò stata discussa, a più riprese, anche a Bruxelles. Alcune obiezioni di non poco conto sono state formulate. In particolare è stato osservato che le riservi! non in oro sono in gran parte investite in titoli che, seppur a breve termine, producono rendimenti spesso già oggetto di trasferimenti ai governi. Il guadagno per l'Europa nel mobilitare le riserve valutarie sarebbe così limitato al differenziale tra il rendimento a breve termine e quello, di regola più elevalo, a lungo termine. Ne risulterebbero risorse davvero modeste, pari a decimi di punto del pi 1 europeo. Critiche sono anche le opinioni di alcuni banchieri centrali nazionali, a cui d'altronde farebbero capo le perdite dell'operazione. Alcune banche centrali, interpellate, tendono a sottolineare soprattutto i rischi di una riduzione della disponibilità di riserve a fronte degli accresciuti rischi che emergono con frequenza sui mercati finanziari mondiali. 1 curatori della proposta ri¬ battono che le riserve rappresentano un'opportunità «attivabile politicaniente», orientandone la destinazione non «a finanziare titoli del Tesoro americano ò proprietari di miniere d'oro, bensì progetti di investimento comuni ad elevata efficienza». Attraverso un'istituzione comune, in grado di lare leva finanziaria sui capitali disponibili, l'eccesso di riserve potrebbe dare impulso a una fase di sviluppo oggi disperatamente necessaria non solo per l'Europa, L'opportunità è particolarmente evidente per quanto riguarda le riserve in oro, prive di alcun rendimento. La ricaduta forse più significativa, dal punto di vista politico, riguarderebbe l'opera di coordinamento della politica economica e industriale europea. L'impegno di coordinamento, benificiato dalla disponibilità di un generoso serbatoio finanziario, potrebbe verosimilmente trasformarsi in breve tempo in un solido impegno istituzionale, l'ino a dar forma a un vero governo europeo dell'economia. Tra tante certezze fragili infatti, in Europa una sola è sempre stata confermata dall'esperienza: unite i portafogli dei singoli Paesi e ì loro cuori seguiranno. Carlo Bastasin Secondo il governo la Comunità deve assumere la leadership mondiale della lotta alla recessione RISERVE IN DOLLARI E ORO DEGLI 11 PAESI UE [AL 31 DICEMBRE 1997 IN MILIARDI DI DOLLARI USA] Paesi Riserve { Oro* j Totale in doliari GEfiMANIA 4,8 | 34,5 •• 84,3 FRANCIA 13,2 29,7 J 42,9 ITALIA 13,9 24,2 38,1 SPAGNA 47,9 S,7 53,6 OLANDA 5,5 9,8 15,3 8ELGI0 4,6 5,6 | 10,2 LUSSEMBURGO - 0,1 I 0,1 P0RT0GALL0 4,0 5,8 9,8 IRIMDA 1,6 0,1 1,7 FINLANDIA 1,7 0,6 2,3 AUSTRIA 8,3 3,0 j 11,3 TOTALE 150,5 119,1 ! 269,6 * L'oro è valutato al prezzo di mercato di dollari 290.20 per oncia, come fissalo v 'ondra il 31 dicembre 1997 Questa massa di capitali potrebbe rilanciare telecomunicazioni trasporti ed energia Ma i banchieri sono scettici: scelta pericolosa in un momento di crisi sui mercati ' RISERVE TOTALI in dollari TSO CENTRALI Totale 269 $ 42 oro 8 Tot. 50 I LA PROPOSTA ITALIANA DI UTILIZZO DELLE RISERVE [AMMONTARE AL 31 DICEMBRE 1997, .,, .^m «« IN MILIARDI DI DOLLARI USA] RISERVE A DISPOSIZIONE DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA RIMANENTE 55 UTILIZZABILE SO PER INVESTIMENTI COMUNI 1 ! 1 1 premier Romano Prodi con il primo ministro britannico Tony Blair Sotto il primo ministro francese Lionel Jospin