IL CANCELLIERE BIFRONTE di Enzo Bettiza

IL CANCELLIERE BIFRONTE IL CANCELLIERE BIFRONTE LA copertina del penultimo numero dell'«Economist» esibiva un gran titolo sarcastico sopra l'immagine di un Gerhard Schroeder sorridente, elegante, invitante al voto. «Voi - domandava il titolo - comprereste una macchina usata da costui?». Oggi sappiamo che l'auto usata da Schroeder l'ha acquistata la maggioranza degli elettori. La merce che egli andava offrendo da qualche anno era in effetti vaga oltreché ambigua. Il cattivante leader socialdemocratico, disinvolto nella vita pubblica come in quella privata, s'era messo da qualche anno astutamente al rimorchio dei mugugni incrociati delle due Germanie riunite. Da un lato, criticando l'europeismo di Kohl, aveva blandito il culto del marco e la fobia per l'euro dei tedeschi occidentali; dall'altro aveva fomentato il risentimento degli orientali che rinfacciavano a Kohl di averli, più che ricongiunti ai fratelli dell'Ovest, declassati economicamente, sviliti psicologicamente, privandoli delle magre ma sicure garanzie assistenziali che da un tempo gli offriva il regime della defunta «Ddr». Poi, alla vigilia del voto, Schroeder, per placare le perplessità degli alleati europei, ha cambiato registro dichia randosi favorevole all'euro che non piace al presidente del suo partito Oskar Lafontaine, alla Nato che spiace ai verdi suoi compagni di strada, al rigore finanziario che gli raccomanda Tony Blair suo presunto modello e mèntore britannico. Ma intanto il seme dello scontento e del dubbio, da lui sparso i Bonn contro l'Europa e a Berlino contro la Germania riunita aveva attecchito più in profondità del previsto. Ecco perché nostalgici del marco all'Ovest e del comunismo all'Est, hanno espresso il loro massiccio indice di gradimento per il cinquantenne primo ministro dell Bassa Sassonia che, in genere, usava e usa promettere ai tedeschi d'ogni contrada quel che non riesce a provare in casa propria. Qualche esempio. Ai concittadini, soprattutto a quelli orientali che l'hanno votato per fare un dispetto a Kohl, ha promesso come priorità di governo la lotta senza quartiere alla disoccupazione; ma nella sua Bassa Sassonia il numero dei disoccupati supera di gran lunga la media nazionale. Ha poi annunciato di voler favorire con ogni mezzo l'industria del futuro; ma nel Land da lui governato le imprese specializzate in alta tecnologia sono molto rare. Ha infine assicurato di voler risanare e ridare solidità alla finanza pubblica; ma la Bassa Sassonia è la regione più indebitata dell'Occidente germanico. Non che Schroeder non riuscirà a fare nulla. L'eredità che Kohl gli lascia in gestione è grossa e possente. La disciplinata macchina produttiva tedesca, nonostante tutte le avversità dell'epoca postindustriale, ha dal Reno all'Elba una sua vitalità autonoma dalla volontà dei partiti e degli uomini. Anche Schroeder, nel vasto contesto germanico, troverà senz'altro spazi per fare e operare. Solo che le sue radici di socialdemocratico di destra, allievo dichiarato del pragmatico ex cancelliere Helmut Schmidt, verranno continuamente tagliuzzate dalle arcaiche idee di sinistra di Lafontaine, dai pregiudizi ecologici degli alleati verdi, dalla «Ostalgia», o nostalgia dell'Est, dei suoi numerosi elettori orientali. Staremo a vedere se Schroeder, vincitore nella più decisiva delle elezioni tedesche, saprà vincere anche le proprie contraddizioni e sciogliersi per tempo dai condizionamenti incrociati che graveranno sul suo vulnerabile cancellierato. Enzo Bettiza

Luoghi citati: Bassa Sassonia, Berlino, Ddr, Europa, Germania