Tokyo trenta per Japan Leasing

Tokyo trenta per Japan Leasing Mercati con il fiato sospeso alla vigilia della decisione della Fed sui tassi Tokyo trenta per Japan Leasing Si rischia la bancarotta MILANO. Dopo una settimana vissuta nel pieno caos dalle Borse mondiali, sballottate su e giù da improvvisi rovesciamenti di fronte deli indici azionari, sulla scia di Wall Street, la seduta di oggi (alla vigilia di una decisione della Federai Reserve sui tassi) si apre sotto il segno dell'incertezza e del nervosismo. A dominare sui mercati è il pessimismo, dopo la nuova miccia innescata dal Giappone: la Japan Leasing Corporation ha infatti presentato ieri istanza di bancarotta in quello che sarebbe il maggiore fallimento finanziario del paese dalla seconda Guerra Mondiale. Lo dicono fonti autorevoli precisando che i debiti della Japan Leasing Corporation ammonterebbero a 2,2 trilioni di yen (16,1 miliardi di dollari). La Japan Leasing Corporation è una delle tre controllate non bancarie della Banca di credito a lungo termine del Giappone (Ltcb), il cui futuro aveva tenuto in sospeso l'accordo tra il governo del premier Keizo Obuchi e i partiti dell'opposizione sulle misure da adottare per far uscire il Giappone dalla recessione. Secondo fonti nipponiche, la Japan Leasing Corporation ha pre- sentato l'istanza di fallimento presso un tribunale di Tokyo, mentre giornali e tv sottolineano che i maggiori creditori sono la Sumitomo Trust, la Mitsubishi Trust e la Ltcb. Come non bastasse, a rendere più fosco il quadro si è aggiunta sempre ieri - l'analisi del capo dell'Epa (Agenzia governativa giap¬ ponese per la pianificazione economica) Taichi Sakaiya secondo la quale è possibile un'ulteriore contrazione dell'economia. «Penso che il prodotto interno lordo nel trimestre luglio-settembre - ha detto Sakaiya in un programma televisivo - possa peggiorare rispetto al trimestre precedente. E' assai probabile che l'economia su¬ bisca una contrazione per quattro trimestri di seguito». Ad una domanda su cosa pensasse delle previsioni del governo per l'anno fiscale 1998-99, Sakaiya ha affermato: «Alcuni citano la previsione fatta dal governo su una crescila dell' 1,9% e dicono che si potrebbe trattare di un 1,9% in meno invece che in più. Io non credo che andrà così male, ma potremmo andarci vicino». L'Epa sta attualmente rivedendo le previsioni del governo sul Pil in questo anno fiscale, cominciato in aprile, e prevede di annunciare un ritocco della cifra entro l'inizio di ottobre. Pessimismo e prudenza, all'inizio della nuova settimana, si fondano dunque su buone ragiorni. Se c'è attesa, come dicevamo, per le decisioni della Fed sui tassi americani, nessuno dimentica che le speranze di un calo, alimentate dalle dichiarazioni di Greenspan, si sono smorzate giovedì dopo la notizia che il Pil Usa è aumentato più del previsto e che quindi l'economia è ancora «calda». A questo, poi, si era aggiunta la paura per il «buco» creato dal fondo americano Long Term Capital Management, tappato alla meglio da un consorzio di banche. In casa nostra infine, ai rivolgimenti e alle turbolenze dei mercati esteri, si aggiunge lo spettro di una crisi di governo alla quale ha aperto la porta il «no» secco di Bertinotti alla Finanziaria (anche se per ora Piazza Affari non ha dato molto credito a quest'ipotesi). Francesco Bullo Buco di 16 miliardi di dollari. Il maggior crack del dopoguerra UHI Alan Greenspan, presidente Fed e (a fianco) operatori di Borsa

Persone citate: Alan Greenspan, Bertinotti, Francesco Bullo, Greenspan, Keizo Obuchi, Long Term

Luoghi citati: Giappone, Ltcb, Milano, Tokyo