«L'Italia unita dalla Nutella »

«L'Italia unita dalla Nutella » Kermesse organizzata dal club che raccoglie fans golosi da tutto il mondo «L'Italia unita dalla Nutella » Alba, tutti infila per assaggiare il mito LA DOLCE ABBUFFATA ALBA DAL NOSTRO INVIATO La nutella è trasversale rispetto alla politica. E' l'alternativa tradizionale al Prozac. E' un articolo di fede ed è anche una formula misteriosa. E' (da nostra Coca-cola», ovvero un mito, come ci ricorda il preside della facoltà di farmacia di Pavia, professor Gabriele Caccialanza, sceso anche lui, con molti docenti al seguito, nell'albergo di Alba dove si celebra il «Nutella party». Lo ha organizzato un club di amici nato per scherzo pochi mesi fa e subito travolto dalla pubblicità e dalle richieste di adesione. Hanno cominciato con una pizza (di cioccolato) mangiata in sedici, si sono ritrovati con un visitatissimo sito Internet e con un'invasione difficilmente fronteggiabile. Tanto che durante la preparazione del party hanno dovuto cambiare sede, perchè quella inizialmente prevista nori era più sufficiente. Alla fine hanno aperto le porte, ieri, a 350 commensali provenienti da tutto il Nord, e con un'ospite che arrivava da Barcellona. Verso le 17 è stato necessario bloccare l'entrata con un improvvisato cartello: «non entra più nessuno», mentre all'interno proseguiva un'orgia tranquilla e mite, fra superpanini lunghi molti metri, degustazioni, preparazioni in diretta di dolci e cioccolatini e infine l'ovvia gara tra mangiatori della dolce crema. Il primo maschio classificato ha ingurgitato quasi tre etti in un minuto, la prima della categoria femminile poco più d'un etto: e a ogni buon conto proprio accanto all'albergo «I castelli», dove si è svolto il tutto, faceva bella mostra di sé l'insegna di un centro per il dimagrimento rapido. In poche ore si sono dileguati qualcosa come duecentocinquan ta chili della preziosa sostanza, oggetto di amorevole culto e in trepretata attraverso tutte le l'or me topiche, ivi compresa la scultura. Paesaggi langaroli di ciocco lato con torri e castelli, violini di nutella, zoo e arche di Noè, videotape sulla lavorazione dei vari prodotti, pasticceri di Alba in azione dal vivo. Mancava solo un omaggio all'abate Parini, che for se per primo diede, nel suo poema «Il giorno», dignità di mito a un alimento arrivato dalle Americhe e onnai di moda: «Ma se noiosa ipocondria t'opprime/ scegli il buon cioccolatte», scrisse fissan do un principio che la scienza medica non pare abbia mai contesta to. Certo, dal cioccolato alla nutel la il passo non è così breve: quella crema che ha la sua preistoria nel la Torino napoleonica (per ovviare a un blocco dell'importazione di cioccolato i pasticceri provarono a integrarlo con le nocciole) nacque poco più di trent'anni fa da un'idea di marketing, alla Ferrerò di Alba. Si doveva trovare un nome più intemazionale per la «crema Gianduja», ci si rifece alla parola inglese «nut» che sta per nocciola, e si arrivò a una delle invenzioni linguistiche più fortunate del secolo. Nutella divenne una marchio mondiale, ma per i suoi fedeli non è mai stata solo questo. «C'è un sapore particolare, che non si trova in nessuna delle altre creme simili in commercio - ci spiega con pazienza il professor Caccialanza - è irripetibile e per qualche verso è un segreto industriale». A Pavia è in corso una tesi di laurea sulla natura della nutella (la laureanda, tra i primi soci del Chococlub, ha diffuso il verbo in Facoltà iscrivendo tutto il corpo docente) che si addentra negli «acidi grassi» delle nocciole. Il problema pare sia tutto lì, nel loro dosaggio, perché le nocciole crescono dappertutto ma non sono tutte eguali, e quelle originarie piemontesi non bastano a rifornire di Nutella il mondo intero. Si tenta la «diagnosi di un mito». Che magari ai cultori più fedeli interessa poco, ma alla scienza invece sì. E a Gabriella Massolini, docente di «analisi quantitativa» nel campo dei farmaci e degli alimenti, scintillano gli occhi davanti al placido fiume di crema che scorre lentamente per tutti, proprio come nei paesi di Utopia. Un'immagine di gratificazione e, diciamo così, «pace perpetua». Non sappiamo con esattezza che cosa avvenga all'estero; nel no¬ stro Paese, dove la passione politica assume spesso i toni del tifo calcistico, la Nutella è un po' come la Nazionale. La esaltava Nanni Morettti, icona della sinistra, nel suo celebre film «Bianca», ne scrisse la saga un cabarettista a nome Riccardo Cassini, in latino più che maccheronico. Ne mangiò Ombretta Colli in uno spettacolo, volle arruolarla nel neonato centrodestra italico Teodoro Buontempo, spiegando che «la Nutella è decisamente di destra. Con la sua solidità dà l'idea di benessere, mentre la sua fluidità stimola l'immaginazione». Si è favoleggiato di un «Nutella party», molto diverso da questo albese, celebrato a Roma da Forza italia, dove i partecipanti spalmavano di crema il loro partner. E' entrata fra i detti memorabili del Gabibbo, che nessuno ha mai potuto pubblicare in volume ma vengono tramandati da fedeli scoliasti: «C'è più cultura in un barattolo di Nutella che nell'80 per cento dei volumi giacenti in qualsiasi libreria». Piace a Claudia Schiffer e alle edizioni Le Monnier, che per averla inserita con l'iniziale minuscola, come sinonimo di crema al cioccolato, nel dizionario della lingua italiana Devoto-Oli, si sono trovati ad affrontare una causa intentata dalla Ferrerò in difesa del marchio. La Nutella ha persino fatto la felicità degli americani, o almeno dello snobbissimo «New Yorker», che qualche anno fa le ha dedicato un'ambigua celebrazione. Perché li liberava da un atavico complesso di inferiorità «basato sull'idea che il cibo italiano è più sano e più naturale della corrotta e massificata alternativa americana», ma anche perché «descriverla come un composto di cioccolato e nocciole sarebbe come definire il David di Michelangelo un pezzo di marmo scolpito». | I trecenticinquanta di Alba sot- I toscrivono la seconda affermazione e non la prima. E senza ambiguità, perché loro, con la Ferrerò, non hanno nulla a che faro: anche se il presidente si chiama Davidi; Ferrerò (quasi avesse letto il «New Yorker»), e ogni volta deve spiegare che lui non è parente, solo omonimo. Ma tra queste collino dove pure i Ferrerò sono numerosi quanto i tartufi, anche il caso, La coincidenza, non è privo di significato. Un po' come se il presidente di un circolo letterario di chiamasse non diciamo Charles, ma anche solo Tonino Baudelaire. Mario Snudino A centinaia hanno preso d'assalto l'albergo. Poi il cartello «Non entra più nessuno» Il preside di farmacia a Pavia: è la nostra Coca-Cola, come la bevanda si basa su una formula industriale che è segretissima E una studentessa ha deciso di preparare la tesi di laurea sulla crema che ha sedotto Nanni Moretti e la Schifffer A lato Nanni Moretti alle prese con un barattolone di Nutella nel film «Bianca» In basso Michele Ferrerò a capo dell'omonima industria dolciaria

Luoghi citati: Alba, Barcellona, Italia, Pavia, Roma