«Stipendio ridotto a chi sceglie il privato »

«Stipendio ridotto a chi sceglie il privato » Il ministro della Sanità e la rivoluzione del ruolo dei medici ospedalieri «Stipendio ridotto a chi sceglie il privato » La Bindi: impiegheremo i risparmi per assunzioni e incentivi IL PGANETA SANITÀ' MROMA INISTRO Bindi, la Finanziaria è appena varata ed è già polemica nella sanità. I sindacati medici parlano di un colpo di mano. La accusano di introdurre il part-time negli ospedali e di tagliare del 30 per cento gli stipendi di quei medici che manterranno la loro attività libero professionale in studi o cliniche... «Non ho introdotto proprio niente. Nel contratto degli ospedalieri esisteva già la figura del medico a tempo definito. E' un medico che lavora 28 ore, anziché 37. Non è certo questa la figura-modello del nuovo sistema: la riforma va proprio nella direzione opposta, va verso il tempo unico e l'esclusività di rapporto. Però, la delega che è passata al Senato prevede per tutti gli ospedalieri che sono in servizio al 31 dicembre '98 una libera scelta da incentivare. Allora noi abbiamo detto: coloro che, ad oggi, hanno scelto la libera professione extramuraria e che non hanno intenzione di recedere da questa scelta, per quattro anni, lavoreranno con un orario ridotto ed anche con uno stipendio ridotto». Quindi chi vorrà mantenere una attività esterna avrà orario e stipendio ridotti d'autorità? «Diciamo per legge. Ma si tratta di una norma transitoria. Da qui a quattro anni: il tempo di portare a regime la riforma e, spero, di convincere tutti a lavorare soltanto all'interno degli ospedali. Non solo: fino al 2002, ogni anno, i medici avranno la possibilità di rivedere la loro scelta e di accedere al rapporto esclusivo». Ma finora chi esercitava anche all'esterno, lavorava in ospe dale 37 ore e aveva una penalizzazione economica inferiore. «Mi auguro di portare le ore a 35 già con il prossimo contratto. Ma ormai un segnale forte andava dato. E poi questa perdita di stipendio creerà delle disponibilità economiche che saranno destinate, in parte, per nuova occupazione e all'abbattimento delle liste d'attesa con un vantaggio immediato per i cittadini e, in parte, per incentivi a chi avrà scelto il rapporto esclusivo con l'ospedale. Da subito e con il nuovo contratto». Ci saranno altre differenze di trattamento? «E' evidente che chi sta con servizio sanitario nazionale per un tempo parziale e fa attività libero professionale privata non può essere coinvolto come dirigente nelle strategie dell'azienda e, di conseguenza nella sua gestione. In futuro questo medico sarà un prestatore di opera professionale, ma non il dirigente dell'azienda. D'altra parte, quale azienda sopporta la concorrenza di uno dei suoi?». Non teme una fuga dagli ospedali? «No. Prima di tutto perchè, già oggi, il 70 per cento degli ospedalieri ha scelto o ha dato un'indicazione di massima per lavorare soltanto all'interno dell'azienda-ospedale. E tra il 30 per cento che ha scelto di stare fuori, c'è, credo, una buona percentuale che sarà fortemente attirata dal recedere dalla scelta fatta quando ci saranno condizioni migliori per svolgere la libera professione all'interno degli ospedali. Ma poi, una fuga verso che cosa? Da noi il privato esiste in quanto utilizza, direi 'sfrutta', il pubblico. Nessuno va a cercare un medico nel suo studio se quel medico non è il primario di una struttura seria e conosciuta*). Quanto ci vorrà per realizzare le nuove condizioni? «La prima applicazione della riforma non ha trovato una collaborazione tra medici e direttori generali nello spingere a lavorare negli ospedali. Hanno ragione i medici quando dicono che non tutti i direttori generali hanno creato le nuove condizioni. Adesso, poiché nella Finanziaria è stabilito che perderanno il 30 per cento dell'indennità anche i direttori generali che non faranno tutto quanto previsto, forse le cose cambieranno più in fretta. Purtrop¬ po l'unico linguaggio che si capisce, alla fine, è quello sanzionatorio. Adesso, poi, ci sono anche le risorse. Ci sono 5500 miliardi da spendere subito per l'edilizia sanitaria e l'innovazione tecnologica». Ma i sindacati medici già parlano di azioni di lotta... «I sindacati sanno che su questa scelta non si può più tergiversare. Ne abbiamo parlato a lungo e non c'è stata nessuna pugnalata a freddo. Non solo: adesso tutto sarà discusso attorno a un tavolo. Il nuovo contratto e i decreti. Ne parleremo con i protagonisti: le Regioni e i medici. Ascoltando tutti». Ci sono altre novità per incentivare il rapporto esclusivo? «Nei decreti si autorizzerà l'azienda-ospedale a contrattare con una struttura privata l'impiego di suoi professionisti. E' l'ospedale che, in qualche modo, metterà sul mercato i suoi medici che agiranno in nome e per conto del servizio pubblico in strutture private. E questo, credo, sarà un incentivo importante». Ma nella sanità italiana c'è anche il problema disoccupazione. C'è chi dice che i medici sono troppi... «Ha ragione l'Ordine dei medici. La pletora medica italiana esiste e ha la causa principale nella mancata programmazione degli accessi e delle specializzazioni nelle facoltà di medicina. Ci sono troppi medici in assoluto, ma poi mancano gli anestesisti, mancano i radiologi radioterapisti e abbiano tanti ginecologi e tanti pediatri. Finora l'unica programmazione è fatta dalle università sulla base delle loro potenzialità d'insegnamento e non sull'effettivo fabbisogna della sanità. Per il futuro dobbiamo cambiare strada. Devo dire che, forse non con tutto il coraggio che a me piacerebbe, il ministro Berlinguer è disposto a collaborare. Certamente non sarà il ministero della Sanità a dire quanti saranno gli iscritti a una facoltà di medicina, ma indicherà il fabbisogno delle risorse umane dal punto di vista quantitativo e qualitativo». Nella nostra sanità ci sono an¬ che delle polemiche. L'ultima sull'abolizione dell'obbligo delle vaccinazioni... «Nessuno dice che non ci si deve più vaccinare. Abbiamo detto alle scuole che non si può rifiutare un bambino se non porta il certificato. Noi siamo un Paese con copertura di vaccinazione al cento per cento. Non vogliamo abbassare la guardia. Ma gli epidemiologi ci assicurano che quando si arriva a questi livelli di copertura ci si può permettere di rispettare la scelta culturale o l'obiezione di coscienza di chi non si vuole vaccinare. In questo modo si rispetta il singolo e non si mette a repentaglio la sanità pubblica. Naturalmente c'è una soglia: se la percentuale di coloro che non intendono vaccinare i bambini fòsse supcriore al 5 per cento, la nonna dovrebbe essere rivista e si tornerebbe all'obbligo». L'aumento dei flussi migratori non può riproporre il rischio di certe malattie da noi debella- : te? «Non c'è dubbio. Per questo ci vuole mi monitoraggio continuo e ci vogliono anche misure di profilassi per gli immigrati. Tutti, anche i clandestini. Tra l'altro, adesso i medici non hanno più l'obbligo di segnalare situazioni irregolari...». Ministro, l'ultima domanda sul caso Di Bella. A che punto siamo? «Gli ultimi protocolli arriveranno entro il mese di ottobre. Avremo quindi tutti i risultati della sperimentazione. Su questa vicenda ho voluto usare la massima prudenza e mi sono affidata alle regole della buona scienza, come si fa in tutto U mondo E abbiamo sperimentato. Anche se non tutto si può e si deve sperimentare. La sperimentazione ha un costo. Non solo economico, ma anche di vite umane che vengono messe a disposizione E questo impone una grande serietà e una grande responsabilità. Per questo avevamo chiesto subito al professor Di Bella eh mettere a disposizione il suo archivio che e arrivato in ritardo e dopo tante polemiche. Da quell'archivio, da quello cartelle è risultato che non c'erano centinaia o migliaia di casi di guarigione, ma neanche uno. Forse se quell'archivio iòsse stato messo a disposizione senza tante resistenze, avremmo trovato una strada meno complessa, lunga e dolorosa come quella che ci ha tenuti impegnati per un anno». Enrico Singer Di BELLA «Se il professore ci avesse messo prima a disposizione il suo archivio nel quale non risulta una sola guarigione non si sarebbe perso un anno» VACCINAZIONI «Se la percentuale dei genitori che non intendono vaccinare i bambini supererà la soglia del 5 per cento si tornerà all'obbligo per tutti» UNIVERSITÀ' «Ci sono troppi medici in assoluto e si deve programmare meglio le varie specializzazioni sull'effettivo fabbisogno della sanità» I CAMICI BIANCHI IN NUMERI 320.000 medici in Italia 98.500 medici ospedalieri 47.500 medici di famiglia 16.000 impiegati alla guardia medica 3.600.000 stipendio minimo di un medico 6.400 /' pediatri pubblici RONAl ministro della Sanità Il ministro della Sanità Rosy Bindi A destra medici in ospedale In basso il professor Luigi Di Bella Il ministro della Sanità Rosy Bindi A destra medici in ospedale In basso il professor Luigi Di Bella

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