E ora anche la Cgil rischia la scissione di Fabio Martini
E ora anche la Cgil rischia la scissione E ora anche la Cgil rischia la scissione 7/ peso dei «bertinottiani» è però solo del 3-4 per cento LA SINISTRA DIVISA LROMA E scissioni, si sa, sono contagiose e stavolta potrebbero intaccare l'ultimo monolite della sinistra italiana: la Cgil. La clamorosa voce di una scissione nella Cgil, con la nascita di un sindacato comunista vicino a Rifondazione ha iniziato a rimbalzare da qualche giorno tra il palazzone Cgil di Corso Italia e la sede comunista di viale del Policlinico. Il tam-tam ha preso a battere dopo la virata eh Fausto Bertinotti e la probabile trasformazione di Rifondazione in movimento di opposizione radicale. Per un sindacato inossidabile come la Cgil, sopravvissuto a tensioni fortissime, lo scenario di una scissione sarebbe traumatizzante, emozionante, senza precedenti e infatti per il momento c'è la consegna del silenzio. Il progetto - di cui nei mesi scorsi avevano riservatamente discusso Bertinotti e anche Cossutta - è semplice: ricompattare in un'unica organizzazione la piccola corrente «comunista» della Cgil (pesa il 3-4%) e le tante sigle dei Cobas e delle Rappresentanze di base, che si trovano già fuori della Cgil. Obiettivo? Affiancare ad un partito all'opposizione, un sindacato capace di organizzare l'area della protesta più radicale. Un piano di difficile attuazione che Bertinotti e i suoi accarezzano, anche se sono ben lontani dall'aver dato il via alle operazioni. Per il momento smentiscono ogni illazione, ma nel muro delle smentite si apre qualche crepa. Dice Giampaolo Patta, leader della più forte delle minoranze comuniste della Cgil, quella che non sta né con Bertinotti né con Cossutta: «Una scissione? Un nuovo sindacato? Sì, è possibile: ho sentito questa voce negli ultimi giorni, ma un'ipotesi di questo tipo potrebbe prendere corpo se Rifondazione diventasse un partito minoritario. Ma la nostra componente avverserà con forza questo progetto». E gli ipotetici registi dell'operazione cosa dicono? «Noi non pensiamo ad un quarto sindacato - dice Alfonso Gianni, ex numero due della corrente di sinistra della Cgil e oggi braccio destro di Bertinotti - ma credo sia utile che, dentro e fuori la Cgil, si sviluppi un'iniziativa unitaria che coaguli settori di lavoratori in una critica alla piattaforma confederale». Ma coagulare le tante schegge sindacali che si richiamano a Rifondazione comunista, finora, è stato più facile a dirsi che a farsi. Anzi, ha costituito un rompicapo insolubile per i due sindacalisti della Cgil che si sono alternati alla guida di Rifondazione: prima Garavini e poi Bertinotti. Al congresso della Cgil di Rimini del 1996 la corrente di sinistra si era presentata con un'unica lista che aveva conquistato il 15 per cento dei delegati. Ma pochi mesi dopo Bertinotti e Cossutta, d'amore e d'accordo, hanno lanciato il diktat: dentro la Cgil non basta lina componente genericamente di sinistra, si formi una corrente che si richiami esplicitamente a Rifondazione. Ed ecco la sorpresa: all'appello dei due capi, rispondono in pochi. La corrente infatti si divide in due tronconi: il grosso fa capo a Patta, comunista di Rifondazione che rivendica però «autonomia dal partito», mentre soltanto un piccolo drappello (pari al 3-4%) accoglie l'invito del partito e fa nascere l'«Area programmatica dei comunisti», in parole povere la corrente di Rifondazione in Cgil. A guidarla è chiamato Ferruccio Danini, un novarese amico fraterno di Fausto Bertinotti dagli anni della giovinezza. Il progetto potrebbe essere quello di assemblare l'«area dei comunisti» e la miriade di organizzazioni alla sinistra della Cgil. «Credo si tratti di un progetto complicatissimo - sostiene Patta - perché i tantissimi Cobas dell'industria, della scuola, dei servizi, le Rappresentanze di base hanno provato tante volte a unificarsi e non ci sono mai riusciti, perché gelosissimi delle loro sigle. E' tutta gente che spacca il capello in quattro, con la logica dei gruppetti degli Anni Sessanta». Progetto complesso e ancora in laboratorio e che si scontra col fallimento di ogni precedente tentativo. Persino negli anni del lacerante referendum sulla scala mobile - Berlinguer contro Craxi - comunisti e socialisti restarono assieme. Racconta Ottaviano Del Turco, allora numero 2 della Cgil: «Neanche allora si pensò ad una scissione. E in ogni caso la Cgil è un'organizzazione che aiuta a pensare che fuori di essa non c'è che l'avventura. Solo un matto può pensare ad un sindacato di operai e di impiegati radicali». Fabio Martini Alfonso Gianni: coaguleremo le critiche alla piattaforma confederale Del Turco: solo un matto oggi può pensare ad un sindacato radicale IBI Sopra: il segretario della Cgil Sergio Cofferati Armando Cossutta presidente di Rifondazione comunista
Luoghi citati: Rimini
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