L'onorevole grillo parlante

L'onorevole grillo parlante IL PALAZZO L'onorevole grillo parlante TTENTO processore, si poteva leggere l'altro giorno sulla «velina» di Orefice: «L'amico Colletti, sempre arzillo, personaggio colto e intelligente, finirà per fregarsi pur di non rinunciare a una battuta». Sottinteso: su Berlusconi, su Forza Italia o su quei sondaggi che rendono euforico il Cavaliere «forse li sniffa» ha ipotizzato una volta mentre per lui sono «una fregnaccia». Crì-crì-crìl Anche il Grillo Parlante, in effetti, era colto e intelligente; «filosofo», guarda caso, nella presentazione che ne fa Collodi. E anche il Grillo Parlante, come Colletti, diceva «gran verità» in modo per nulla ossequioso, preannunziando la «prigione» o lo «spedale», e concedendosi il lusso crudele del compatimento. Prima, s'intende, della fatidica martellata che lo appiccicò al muro dopo un ultimo, flebile crì-crì-crìl Ora, davvero nessuno potrebbe augurare una fine pulp all'onorevole Colletti, uno dei pochi personaggi spontanei e disinteressati della vita politica italiana, campione assoluto di caustica indipendenza. Se il Grillo Parlante, oltretutto, Pinocchio se l'era trovato in casa, Berlusconi Colletti non solo l'ha cercato e pregato lui, ma l'ha fatto pure eleggere. Da quel momento il professore non s'è risparmiato. Anzi da prima ancora, se si considera che alla presentazione della sua stessa candidatura anticipò l'arrivo del Cavaliere, in leggero ritardo e circonfuso dalla consueta aura divistica, facendo l'occhietto ai giornalisti: «Attenti, ora si materializza!». Alla prima riunione, forse un po' nervoso perché convocata in un irraggiungibile Sheraton, così gelò le attese: «Ma cosa volete che tiri fuori, è già molto se non tirano "dentro" lui». Passano due mesi e ormai addentato il frutto proibito della battuta da Transatlantico, sempre parlando del leader sé ne uscì, quasi con affetto: «Ma lasciatelo perdere, tanto è un uomo morto» (primo incidente, per quanto aggiustato con un «politicamente mor- to»). Quindi definì il conflitto d'interesse «devastante». Poi consegnò la sua diagnosi sullo stato del Polo: «E' già finito e Berlusconi è il primo a saperlo». E durante la bicamerale pose la questione dei nuovi leader: troppo umorali, troppo legati - come si trova pudicamente scritto sulle cronache (ma Colletti, che è anche molto romano, deve aver usato un'altra formula) - «ai genitali femminili». A parte l'immagine politically uncorrect non è che avesse torto. Anche il Grillo Parlante, dopo tutto, voleva bene a Pinocchio e cercava di metterlo in guardia. Così il professore pensa di «mitigare» Berlusconi. Il punto è che l'intensità corrosiva delle sue sintesi - oltretutto sempre più richieste dal giornalismo politico più avveduto - annulla inesorabilmente il carisma del capo e ridicolizza qualsiasi strategia comunicativa di Forza Italia. Partito «coreano del Nord», quest'ultimo: «Abbiamo superato il 38° parallelo e stiamo per entrare a Pyong Yang». Salvo poi manifestare un più netto sgomento dopo una riunione: «Mai visti tanti strnz in una sola stanza». Quando - con la dizione «fattore M» - prese di petto il tabù della malattia di Berlusconi, scoppiò il terzo o il quarto putiferio. A quel punto Colletti promise solennemente di parlare solo di cultura. Ma non resistette al «silenzio stampa». Invocò la galera per Previti, anche con preziose annotazioni fisiognomiche. E da ormai inedito Grillo Sparlante sostenne che il Cavaliere stava per scappare all'estero e rischiava di fare «la fine di Craxi». Filippo Ceccarelli Bili |

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