In cella un boia serbo

 In cella un boia serbo Trasferito all'Aia, Stevan Todorovic è accusato di atrocità contro musulmani e croati durante la guerra In cella un boia serbo Bosnia, arrestato dalle forze Nato ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Ricercato dal Tribunale internazionale dell'Aia per i crimini di guerra nell'ex Jugoslavia, Stevan Todorovic, ex capo della polizia a Bosanski Sarnac, nella Republika Srpska, è stato arrestato ieri mattina dalle forze della Nato stazionate in Bosnia. Accusato di aver commesso atrocità contro :?? musulmani e croati durante la guerra, il serbobosniaco Todorovic è stato fermato nelle vicinanze di Tuzla, in Bosnia settentrionale, e immediatamente trasferito al carcere dell'Aia. Secondo un portavoce del Tribunale Todorovic apparirà stamane di fronte alla corte e dovrà rispondere di crimini di guerra, crimini contro l'umanità e stupro. La lunga lista dei capi di imputazione a suo carico comporta le accuse di omicidio premeditato, tortura, stupro, brutalità contro i prigionieri, il tutto commesso tra il giugno e il luglio del '92 quando era capo delle forze dell'ordine serbobosniache a Bosanski Samac. «L'ultimo arresto dovrebbe servire da monito ai criminali di guerra che sono ancora in libertà che non potranno sfuggire alla giustizia» ha dichiarato il segretario generale della Nato Javier Solana. Con Todorovic sono 25 i criminali di guerra dell'ex Jugoslavia finiti nel carcere dell'Aia e in attesa di processo. Benché non sia la prima volta che le forze della Sfor fermano un imputato del Tribunale, l'arresto del serbo-bosniaco da parte dei soldati della Nato all'indomani della vittoria elettorale degli ultranazionalisti nella Repu- blika Srpska non è di certo un caso. Si tratta di un chiaro messaggio al neoeletto presidente serbobosniaco Nikola Poplasen che la comunità internazionale continuerà a combattere gli estremismi. La Nato è stata spesso duramente criticata per non aver fatto nulla per arrestare i più grandi criminali di guerra come l'ex leader serbobosniaco Karadzic e il suo capo militare generale Mladic. In carcere sono finiti per ora soltanto i pesci piccoli. Ma quest'ultimo segnale potrebbe essere l'annuncio di una svolta. La comunità internazionale che ha investito tutti i suoi sforzi e mezzi finanziari sostanziosi per appoggiare la vittoria elettorale di Biljana Plavsic, non vede di buon occhio l'avvento al potere del nuovo presidente serbobosniaco. Nikola Poplasen è un fedelissimo di Vqjislav Seselj, il capo del partito radicale serbo noto per il suo ultranazionalismo. Per lui hanno votato i sostenitori di Karadzic. Ed è stata una dura sconfitta per i politici serbobosniaci moderati che si sono dichiarati favorevoli agli accordi eli pace di Dayton e che hanno quindi goduto delle simpatie dell'Occidente. «Sappiamo tutti del passato di Poplasen, che faceva parte delle milizie paramilitari serbe e se ne vantava. Immagino che quelli del Tribunale internazionale dell'Aia ne siano a conoscenza. Noi non sappiamo se sia sotto inchiesta, o su una lista segreta degli incriminati. Ma Poplasen è stato eletto e dev'essergli data la possibilità di fare il suo lavoro» ha dichiarato l'ambasciatore bosniaco presso l'Onu Muhamed Sacirbej, riferendosi tra l'altro alle fotografie del neopresidente in uniforme da miliziano cetnico. «Speriamo che Poplasen abbia successo, ma questa volta ci dovrà essere qualcosa di più delle parole. Per mesi abbiamo ascoltato belle parole provenienti da certa gente, ma pochissima sostanza sul terreno per quanto riguarda il ritorno dei profughi alle ìoro case, l'arresto e la consegna al Tribunale dell'Aia dei criminali di guerra». Da buon diplomatico Sacirbej lascia uno spiraglio aperto alla politica del radicale Poplasen, benché costui non abbia mai nascosto di essere a favore di una Republika Srpska etnicamente pulita da riunificare con la Serbia. Ma l'ambasciatore bosniaco presso l'Onu critica apertamente il governo serbobosniaco uscente che ha ottenuto i favori della comunità internazionale soltanto con belle promesse ma che in realtà ha cambiato poco o nulla la situazione sul terreno. Tra l'altro, nel primo discorso dopo la vittoria alle elezioni, anche Poplasen ha abbassato il tono dichiarandosi pronto a cooperare con musulmani e croati e a rispettare gli accordi di Dayton. Ingrid Badurina Ex capo della polizia a Bosanski Samac deve rispondere di omicidio, torture e stupro tra il giugno e il luglio del '92 ■^m :?? gj^ Soldati delle forze Nato stazionate in Bosnia e impegnate tra l'altro nella ricerca dei criminali di guerra

Luoghi citati: Aia, Bosnia, Dayton, Jugoslavia, Serbia, Zagabria