Congresso amaro per Blair di Fabio Galvano

Congresso amaro per Blair Alle assise di Blackpool il premier deve concedere l'ingresso di 4 massimalisti nell'esecutivo Congresso amaro per Blair Male l'economia, la sinistra lo contesta BLACKPOOL DAL NOSTRO INVIATO La luna di miele è finita. Un anno fa, al primo congresso postelettorale, il New Labour celebrò i riti del trionfo. Ieri, aprendo a Blackpool i lavori del secondo congresso nell'eraBlair, i 1238 delegati si sono trovati di fronte alle complessità del governo, alle incertezze economiche che con le aziende sempre più in difficoltà indicano una recessione alle porte, al serpeggiante malcontento della sinistra piallata senza pietà dal vento dell'innovazione. A tutto questo, e al primo contrattempo con cui proprio quella sinistra ha lanciato il guanto della sfida facendo eleggere quattro dei suoi attivisti (su sei posti che erano in palio) all'esecutivo nazionale, Tony Blair ha risposto con fermezza. «Non cambieremo rotta - ha detto il Primo ministro in una sessione di domande e risposte - perché la scelta non è fra il governo Labour che si vorrebbe e quello che si ha, ma Ira quello che si ha e un governo Tory». I sondaggi dicono che il Labour ha perso un po' dello smalto dei mesi scorsi, ma che gli resta sempre - come indica quello pubblicato ieri dal «Sunday Times» - una popolarità superiore a quella che 17 mesi fa portò Blair al potere: 54%, contro un devastante 25% dei conservatori che andranno a congresso la settimana prossima. In un articolo pubblicato ieri su un tabloid po polare, Blair affermava che su 177 impegni assunti prima delle elezioni già 50 sono stati assolti e altri 119 sono in via di attua zione, insomma che soltanto 8 sono ancora fermi. Ma alla sini stra del partito, i cui mugugni si inaspriscono per le nuove regole congressuali volte a impedire grandi battaglie e grandi contra sti con la linea del primo mini stro, questo non basta. Protestano, i delegati del vec chio Labour, mentre nelle vie di questa grigia località turistica inglese affacciata sul Canale d'Irlanda sfilano i volti della contestazione contadina e ope raia. Protestano, i ribelli di Blair che come quasi tutti gli inglesi non capiscono bene che cosa sia la «terza via» su cui il primo mi nistro insiste in alternativa al capitalismo selvaggio e al socia lismo statalista (un sondaggio del «Sunday Times» indicava ie ri che soltanto un inglese su venti lo sa, gli altri pensano che sia una posizione sessuale, una tavoletta di cioccolato, il titolo di un film di Orson Welles o un culto religioso). Chiedono che vengano abbattuti i tassi (in 17 mesi di governo Labour sono sa liti dell'1,5%), che vengano tas sati i redditi alti favoriti dal pre cedente governo conservatore. Blair è fenno, sotto la grande scritta che proclama «New Labour, New Britain», in un nuovo modernistico scenario fra gli stucchi dorati dei Winter Gar dens, sordo anche alle accuse di avere ceduto in questo congres so alle sponsorizzazioni di aziende private. «Non correrò rischi con l'inflazione - risponde - Non rilasserò il nostro stretto controllo sulla spesa pubblica. Questo è un governo che ragiona sul lungo periodo: non compreremo una popolarità a breve termine a spese di una prosperità a lungo termine». Sulla tassazione sembra voler anticipare qualcosa che forse dirà nell'atteso discorso di domani: «Non è tanto una questione di ritoccare gli scaglioni alti per i ricchi, ma di tagliare gli scaglioni dei poveri». Lo sgarro con cui la sinistra gli ha guastato la festa di ieri non sembra impensierirlo più di tanto. Forse pensa alla Germania e al nuovo alleato che sul quadro europeo avrà in Schroeder: non a caso insiste - ma di Euro non parla, è un tasto troppo nevralgico per la Gran Breta- gna che insiste ad autoescludersi dalla moneta unica - che «il futuro del Paese è in Europa ed è quindi necessario che siamo al cuore dell'Europa». E a chi gli contesta l'intenzione di modifi¬ care le leggi elettorali, con l'introduzione di una parziale proporzionale, risponde che «il momento delle decisioni non è questo», che quando sarà tempo (e cioè dopo la pubblicazione dell'atteso rapporto Jenkins su quel tema) «il partito sarà consultato». Una mina disinnescata, sotto gli occhi dei suoi ministri, abile come sempre nel proiettare un'immagine dinamica e innegabilmente «popolarizzato» dalla presenza sul palco di Mo Mowlam, l'applauditissima ministro per il Nord Irlanda. Eppure ieri Blair è parso più teso del solito: forse pensava, evitata quella prima mina, a tutte le altre che gli si presenteranno nei prossimi cinque giorni. Fabio Galvano Ma a 12 mesi dalla vittoria il Labour rimane al 54% nei sondaggi «Sul rigore non cedo e il nostro obiettivo resta l'Europa> » Qui sopra Blair e a sinistra il cancelliere dello Scacchiere Gordon Brown

Persone citate: Gordon Brown, Jenkins, Orson Welles, Schroeder, Tony Blair, Winter

Luoghi citati: Europa, Germania, Irlanda, Nord Irlanda