Kohl cade a un passo da Bismarck

Kohl cade a un passo da Bismarck L'ex Cancelliere non riuscirà a vedere l'alba dell'Euro per cui ha così duramente lottato Kohl cade a un passo da Bismarck Sedici anni al potere MA nello stesso tempo eliminandone ogni sottinteso inquietante, qualunque senso di minaccia. Il più giovane e snello Schroeder terrà certamente a cuore questa fondamentale lezione. L'era di Kohl è finita quando mancano solo 94 giorni alla nascita ufficiale della moneta unica europea, l'ultimo grande, grandissimo, obiettivo centrato dallo statista renano. Dicono che si trattò, a Maastricht, o prima di Maastricht, di una specie di baratto tra lui e Mitterrand, tra la Germania del dopo-Muro e la Francia gelosa o sospettosa per le dimensioni che riassumeva un Paese alleato, ma storicamente (e tragicamente) antagonista. Il «sì» francese alla riunificazione in cambio di un irreversibile impegno tedesco per l'integrazione europea. E c'è qualcosa di vero. Ma non fu certo uno sforzo per Kohl aderire al progetto della moneta unica, che era del resto il traguardo logico, benché assai difficile, di un processo ormai antico. Vi aderì al punto da farsene il banditore nel proprio Paese, vincendo diffidenze e avversioni condivise per qualche tempo dal vincitore di ieri, e nell'Europa intera, così che il suo nome resterà associato nella storia alla svolta dell'Euro. L'europeismo di Kohl aveva tre radici. Anzitutto il suo esser renano, cioè della regione tedesca più occidentale, più vicina alla Francia, cattolica come la Baviera, ma più aperta alle novità e alle correnti di pensiero In Germania si distingue o si distingueva un'identità «rena na» da una «prussiana», protestante e tradizionalmente au toritaria, oltre che affacciata sugli spazi dell'Est. Insomma Bonn e Berlino. L'altra radice, legata alla prima, era l'eredità di Konrad Adenauer, il primo grande cancelliere della Germania postbellica e democratica (la Germania occidentale, Repubblica federale). Anche Adenauer era renano e cattoli co e Kohl lo considerava il suo maestro - storicamente parlando, perché Adenauer morì nel 1967 - e si sentiva impegnato a continuarne l'opera, volta al l'integrazione occidentale ed europea della Germania. E non è certo il caso di ricordare che Adenauer fu con l'italiano De Gasperi e col francese Schu man il padre dell'Europa comunitaria. La terza radice dell'europei smo di Kohl era la sua persona le memoria storica, la sua con sapevolezza, mai venuta meno di quali orrori l'Europa aveva conosciuto al suo interno pri ma di avviare il processo d'integrazione. Kohl non aveva vissuto da adulto né il nazismo né la guerra (è nato nel 1930), ma certo qualcosa ricordava anche personalmente, e comunque decisiva era la percezone storica e politica di un passato che non doveva ripetersi e che però, per essere completamente esorcizzato, aveva bisogno di scelte politiche nuove e irreversibili, in senso europeo. Aveva paura che le nuove generazioni si limitassero a rimuoverlo, quel passato, senza averlo completamente approfondito e rinnegato, con ciò stesso esponendosi a rischi al momento imprevedibili. Per tutto questo, veniva accusato a volte dai suoi avversari o concorrenti politici di agitare un po' troppo i vecchi fantasmi, di farsene un argomento politico per il presente, magari eludendo questioni più stringenti, ma un personaggio certo molto concreto e attento al presente come Carlo Azeglio Ciampi ama ricordare quanto sia rimasto impressionato, positivamente, da questa «passione» di Kohl, esternata anche nelle conversazioni bilaterali o private. «Der Riese», il gigante, era ed è umanamente sensibile, per esempio si commosse apertamente alla morte di Francois Mitterrand, che era socialista come il suo rivale-vincitore Gerhard Schroeder. Teneva molto ai rapporti personali, sui quali aveva costruito in una certa misura anche i rapporti politici. E questo, certo, era vero soprattutto con Mitterrand, col quale aveva rinnovato que sodalizio franco-tedesco (fondamentale per il superamento del tragico passato europeo), che era stato decisivo tra Adenauer e de Gaulle e poi tra Schmidt e Giscard d'Estaing. Con tutto ciò, Kohl non era certo un sentimentale della politica, era un uomo aduso ai rapporti di forza e ai calcoli del potere. Non sarebbe altrimenti diventato il più longevo cancelliere del secolo, mancando per poco il record assoluto, nella storia tedesca, di Bismarck (che fu al potere per diciannove anni, da 1871 al 1890, contro i suoi sedi ci). Ed era anche e sempre un uo mo politico tedesco. Cosi il leader «renano» e non «prussiano» approfitto con spietato realismo del collasso imprevisto o anticipato del comunismo per quello che resta il suo atto più grande, in termini di Realpolitik, l'unificazione in tempi brevissimi delle due Germanie, sfruttando la debolezza crescente dell'Unione Sovietica (senza per questo compromettere, anzi facendosi fortedel suo rapporto personale con Gorbaciov). E' ora considerato un azzardo l'altro suo «blitz»quello del cambio alla pari tra imarco occidentale e quello orientale, e comunque il prezzo economico della riunificazione sè rivelato più alto, per la Germania e indirettamente per la Comunità europea, di quanto icancelliere avesse previsto. Fra l'altro i tedeschi dell'Est, dopo un primo plauso, non gli hanno corto mostrato riconoscenza. Le epoche comunque nascono e finiscono, e quella di Kohl è finita. Auguri al suo legittimo successore e a tutti noi europei, sapendo che ciascuno deve fare lsua parte. Aldo Rizzo Come il suo maestro Adenauer ha interpretato lo spirito renano, la regione tedesca cattolica più vicina alla Francia Per il suo grande capolavoro l'Unificazione, seppe sfruttare le debolezze dell'Urss bruciando i tempi della storia s a i , o , a a o a i o Un'espressione di stanchezza del Cancelliere Kohl che ha perso le ultime elezioni della sua carriera