A Bonn comincia il futuro

A Bonn comincia il futuro A Bonn comincia il futuro Il giorno del grande cambiamento BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Sono le 18,58 e c'è un alito di storia nello slargo davanti alle «Baracken», la modernissima centrale dell'Spd che ha conservato il nome originale di quando era davvero una manciata di baracche, nell'immediato dopoguerra. Davanti all'uomo che guiderà il Paese nel Duemila sta per finire il giorno che ha cambiato la Germania: «Queste elezioni sono state un salto di generazione», dice e probabilmente questa frase nel suo discorso non c'è scritta perché la pronuncia come cercandola e interrompendo il testo. Ma serve a sollevare un urlo compatto e poi un boato, un'onda che s'infrange contro le mani alzate dal nuovo Cancelliere per chiedere invano la parola: «Gerhard / Gerhard, Gerhard / Gerhard», ritma la folla che si comprime sotto il palco illuminato da riflettori e flash ma soprattutto ipnotizzato dalle dita del Vincitore a V, dalle sue braccia che si levano e si aprono. «Adesso si comincia, adesso si comincia», torna a ritmare la gente intorno al palco e poi la folla che riempie lo slargo davanti alle «Baracken», uomini e donne venute qui a gridar gioia piuttosto che ascoltare. Il Vincitore promette, s'impegna: con i lavoratori, con i disoccupati, con l'Est, con tutto il Paese «che dovrà superare le divisioni attuali» e che tornerà a far riferimento «all'attività e all'esempio dei grandi Cancellieri socialdemocratici, da Helmut Schmidt a Willy Brandt». Ma soprattutto ringrazia, di nuovo col sorriso che gli diventa quasi una risata: «Grazie, ancora grazie, grazie», dice prima di presentare le persone che l'hanno aiutato ad arrivare al giorno che ha cambiato la Germania, e fra loro anche Doris, la moglie fragile che se ne sta in disparte e alle spalle del marito. Addossata alla quinta dove comincia la vetrata, un sorriso tremolante di emozione. Mentre il Cancelliere che traghetterà il Paese nel nuovo millennio si ritira, il palco si svuota ma la festa davanti alle «Baracken» esplode, e le urla scendono lungo la «B9», la strada nazionale che porta a Coblenza e che qui si chiama Friedrich Ebert Allee, il viale intitolato al presidente socialdemocratico del Reich nella Repubblica di Weimar. E' quasi un'allegoria del potere tedesco, la «B9»; è il cuore politico di Bonn, la sua centrale nervosa, e mai come nella serata che ha incoronato il primo Cancelliere socialdemocratico dopo sedici anni di potere Cdu - e il primo nella storia tedesca a risultare vincitore su un Cancelliere in carica - questo centro oscilla, s'incrina, mostra che c'è una storia che si chiude e un futuro che comincia, qui a Bonn e in Germania. Alla «B9» si affacciano le «Baracken», alla «B9» si affaccia la «Konrad Adenauer Haus», l'austero e un po' invadente grattacielo di cemento grigio dove ha sede la Cdu di Kohl. Alla «B9» si affacciano le palazzine sobrie e marroni della Cancelleria, dalla «B9» si vede il «Bundestag» rifatto alla vigilia - quasi - del trasloco verso Berlino. Fra i centri nervosi del potere tedesco ci sono poche centinaia di metri, pochi minuti a piedi fra il Reno e la ferrovia che taglia insolente la città. Dalle finestre dell'ufficio di Oskar Lafontaine, il leader dell'Spd, si vedono le finestre del presidente della Cdu, dalla Cancelleria si distinguono le insegne, tutte e due illuminate in rosso, dei partiti. Nella serata che ha cambiato la Germania, la «B9» incrocia e mescola le voci di un potere che si va ridefinendo, miscela immagini che parlano al passato con immagini che annunciano la diversità e fanno intravedere il futuro. Le grida, il boato che davanti alle «Baracken» festeggiano la nuova Germania di Gerhard Schroeder arrivano nitide al grattacielo grigio dove fin dal primo pomeriggio si respirava impaccio e le voci sembravano un sussurro. Dove ò andato in scena il secondo versante della giornata, e della storia, che ha cambiato la Germania. Dove Helmut Kohl una mezz'ora dopo l'apparizione in pubblico del Vincitore - ammetterà la sconfitta sua e del partito: senza esitazioni, senza scusanti per se stesso, senza nascondersi la responsabilità della disfatta, senza tacere che la scelta è una sola ed è un obbligo, ormai, dimettersi anche dalla guida del partito. Adesso che il futuro è cominciato, sulla «B9» la gente sfila come la domenica mattina quando si esce dalla messa per comprare i dolci. Adesso che per questo Paese comincia un'altra era, sulla «B9» c'è un pellegrinaggio gioioso e mesto ma soprattutto un andirivieni di curiosi che vogliono vedere l'ultimo capolavoro di una città condannata a cedere lo scettro di capitale politica tedesca: uno spettacolo che non si ripeterà più, a Bonn, e che per questo sospende un'altra volta la serata, la la restare a mezzo. Fra una avventura che si chiude e una svolta che si annuncia, che sta per cominciare, che ha la magia della promessa. Davanti alle «Baracken» l'orologio che per sei mesi ha scandito i giorni, le ore e i minuti «dell'attesa prima di tornare a governare» segna tre volte zero: non lo hanno spento, perchè l'hanno scordato o forse perchè quel grande quadrante illuminato e vuoto riassume al meglio la l'ine di un'epoca e l'avvio di un'altra era, il commiato e il nuovo inizio. Sul palco è tornata la «Banda Lucky Luk» che modula motivi country: una musica di una ventina d'anni fa, quando al potere non c'era ancora la Cdu di Kohl. Qualcuno canta, qualcuno saltella a ritmo, le hostess in giubba bianca offrono panini di aringa, salsicce a fette e «brezel», il pam; intrecciato e insaporito di spezie da accompagnare con la birra. Un grappolo di palloni rossi e di palloni verdi sale e si perde in fretta, la gente ricomincia ad applaudire, a ritmare urla di vittoria, a scandire «Gerhard/ Gerhard, Gerhard/Gerhard». Senza aspettarsi che lui compaia per davvero ma come in un gioco, come alla festa patronale che i sapori delle aringhe e delle salsicce a fette contribuiscono a evocare. Resterà il segno della gioia esplosa il giorno che ha cambiato la Germania, davanti alle «Baracken» e poi sulla «B9», fra i palazzi di un potere ancora emozionato e scosso: una festa di sapori mescolati, una festa di grandi annunci e di piccole; golosità. Emanuele Novazio «Adesso si comincia» grida la folla dei sostenitori della Spd mentre le hostess offrono panini di aringa I rumori della festa arrivano nitidamente al palazzo della Cancelleria e agli sconfìtti Ma c'e comunque un filo di tristezza perché questa è per la città l'ultima volta da capitale Jllf : Kohl con la moglie Hannelore

Persone citate: Banda Lucky, Emanuele Novazio, Friedrich Ebert Allee, Gerhard Schroeder, Helmut Kohl, Helmut Schmidt, Kohl, Konrad Adenauer, Oskar Lafontaine, Willy Brandt