STRADA IN SALITA

STRADA IN SALITA STRADA IN SALITA CHI parla di una «nuova era», scriveva Robert Musil, non sa capire il presente. Ma l'ombra di Helmut Kohl che si allontana, in questo autunno per lui crudele, sembra questa volta davvero accompagnare l'intera Europa verso l'inizio di un capitolo radicalmente diverso. Il partito socialdemocratico (Spd), con una vittoria più netta delle attese, è in grado di dare la propria impronta al futuro governo tedesco, indipendentemente dalla coalizione a cui vorrà dar vita, senza altro vincolo che quello delle proprie contraddizioni. Gerhard Schroeder, che per sei mesi ha saputo catturare il desiderio di cambiamento dei tedeschi con una collezione di prèt-a-penser luccicante ma elusiva, ora può e deve confrontarsi con una realtà che scoprirà poco indulgente. Il fatto che lo possa fare è di per sé una novità: da anni un cancelliere tedesco non potè va far leva nella propria azione politica sulla maggioranza del Bundestag, del Bundesrat, dei governi regionali e sull'affinità politica di quasi tutti i partner europei. Le rea zioni al voto di ieri mostrano inoltre una Cdu piegata, orfa na non solo di un uomo come Kohl a cui l'Europa intera è debitrice, ma di quel potere che era rimasto il più forte dei collanti di un partito che, caduti Muro e comunismo, non ha più natura ideologica, ha da tempo perduto la natura confessionale ed è esposto a un ricambio generazionale che può allontanarlo dalla storica tradizione sociale per avvicinarlo alle tendenze libe rali dei leader più giovani mettendone a rischio la stessa unità. Priva di opposizione, l'Spd con pochi seggi in più al Bundesrat potrebbe in futuro ad dirittura modificare la Costi tuzione senza temere quei blocchi parlamentari che essa stessa ha attuato negli ultimi due anni e che hanno fermato 1 processo riformatore di Kohl decretandone la sconfìtta. Schroeder ha quindi le migliori possibilità di essere un cancelliere forte, ma solo dopo aver risolto le contraddizioni che lo hanno visto spesso distante dalle posizioni tradizionali del suo partito e ancor più da quelle pur stimolanti dei Verdi probabili alleati. La domanda di oggi è dunque quale Spd governerà. Il primo segnale verrà dalla scelta della coalizione. I numeri disponibili ieri sera indicavano una coalizione SpdVerdi come la più probabile. Schroeder tuttavia ieri ha ribadito che «il concetto del Nuovo Centro è quello giusto». Nel '96 i sondaggi identificavano nel 25-30% lo zoccolo duro del partito, salito al 45% nello scorso aprile alla nomina di Schroeder a candidato, dimostrando che circa un terzo degli attuali consensi sono legati all'immagine riformatrice del leader. Le prime dichiarazioni di Schroeder sono di rassicurazione su tre condizioni di base: stabilità economica, sicurezza interna, continuità di politica estera. Obiettivo primario è una riforma del modello economico tedesco che sconfìgga la disoccupazione. Per realizzarlo Schroeder ha di nuovo fatto appello all'«Alleanza per il lavoro» che nella passata tradizione tedesca riuniva le parti sociali al tavolo del governo e che spesso è stata accusata di rigidità consociative. Al tempo stesso il programma Spd prevede il ritiro di alcune riforme realizzate da Kohl, inclusa la timida eppur indispensabile riforma delle pen- Carlo Bastasin CONTINUA A PAG. 4 SECONDA COLONNA

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