Comit, Fazio: non chiudiamo ai tedeschi di Valeria Sacchi
Comit, Fazio: non chiudiamo ai tedeschi Il Governatore: non facciamone un dramma. Martedì il consiglio discute sul presidente Comit, Fazio: non chiudiamo ai tedeschi «Ma trattiamo da pari» MILANO. Week-end di riflessione per i protagonisti coinvolti nell'affaire Comit-Deutsche. Riflessione mista a rabbia per il modo improvviso col quale il colosso di Francoforte ù apparso sullo scacchiere, in movimento, di piazza Scala. Senza avvertire nessuno e senza chiedere permesso nemmeno al governatore Antonio Fazio (il quale, se avvertito, avrebbe probabilmente esercitato la cosiddetta maral dissuasion). Fazio ha fatto sentire ieri la sua voce da Vienna. Invitando a «non drammatizzare» l'ingresso della Deutsche Bank nel capitale Comit, ha detto di aspettare di «conoscere i dettagli dell'operazione», augurandosi che essa «non indebolisca il sistema» bancario. Fazio ha però ribadito con chiarezza di avere «una posizione di piena apertura agli insediamenti stranieri». «Sull'acquisto di una quota del 4,5% in Comit da parte di Deutsche Bank - ha detto il governatore - non ho nulla da dire, perchè il mio potere d'intervento scatta oltre il 5%. Mi auguro che questa operazione porti ad un altro assetto importante e non indebolisca il nostro sistema quanto tale. Questo non significa affatto chiusura, ma solo permettere al nostro sistema di operare da pari a pari». «In passato -ha aggiunto Fazio ho bloccato alcune operazioni che implicavano l'entrata di capitali stranieri, ma anche italiani, perchè impedivano la ristrutturazione in corso nel sistema bancario italiano. Quando questa ha avuto luogo, non sono più intervenuto. Spero però che le banche italiane trattino da pari a pari con quelle straniere». Certamente la mossa di Deutsche non poteva cadere in un momento piii «caldo». Basti pensare che martedi tra i vari argomenti all'ordine del giorno, il consiglio di Comit dovrà affrontare uno introdotto su richiesta di quattro azionisti: la discussione sul comportamento del presidene Luigi Fausti. Al quale viene imputato, tra l'altro, di non aver ottemperato ad un preciso mandato, quello di esaminare il dossier Banca di Roma. E possibile che, con questa mossa, i consiglieri contrari a Fausti e sulla stessa lunghezza d'onda del vicepresidente Gianfranco Gutty sperassero, certi di essere in mag- gioranza, di indurre Fausti a non partecipare al consiglio e, di conseguenza, a dimettersi. Tanto è vero che, secondo quanto si legge, ci sarebbe già pronto il nome di un signore disposto a lasciarsi cooptare. Ora però l'arrivo di Deutsche nel capitale di Comit potrebbe rendere più difficile la manovra. Nel senso che alcuni consiglieri considerati «indecisi» potrebbero decidere di prendere tempo. Ed è poi tutto da capire se Fausti sia uomo da preferire le dimissioni allo scontro frontale. Scontro che, comunque, porrebbe ancora una volta la Comit sotto i riflettori delle cronache belliche. Martedì inoltre si terrà anche il consiglio di Imi-San Paolo, e qualcuno si aspetta che, da quella sede, possa uscire qualche orientamento sull'ipotesi di aggregazione tra Comit e il gruppo torinese studiata da Morgan Stanley. Un progetto che, non è un mistero, è visto di buon occhio dal presidente della Comit Fausti e rigettata viceversa da Mediobanca che per la seconda volta è tornata all'attacco sulla fusione con Bancaroma. Una fusione che le consentirebbe di concentrare in un solo gruppo le partecipazioni di due suoi importanti azionisti, sorretto da uno sponsor d'eccezione: la Banca d'Italia. Ma ancor prima di questo martedi infuocato, ci sarà il laborioso lunedì in via Filodrammatici. Che partendo dalla riunione del patto di sindacato e passando per la riunione dell'esecutivo, si concluderà (nell'ultimo giorno utile) con il consiglio di amministrazione che dovrà approvare la relazione al bilancio 1997-98 dell'istituto per l'assemblea fissata per il 28 ottobre. Anche lì la questione Comit-Deutsche sarà discussa. Bastano questi tre appuntamenti per capire quanto laborioso sia il week-end per i protagonisti di questa nuova telenovela bancaria. I quali, oltre a portare avanti i preparativi per le varie riunioni, si trovano di fronte al «puzzle Deutsche». Dopo la lettera inviata giovedì dalla banca tedesca a tutti i consiglieri Comit, chi farà ora la prima mossa per chiarire, faccia a faccia, le intenzioni del primo gruppo bancario tedesco nei confronti dell'investimento in Comit? [v. s.] E' però arrivata in un momento particolare, in cui esiste uno scontro all'interno della Commerciale, e con Madiobanca, sui progetti futuri. «Me ne rendo conto. Tuttavia, sinceramente, credo che anche per le Generali e Mediobanca l'arrivo dei tedeschi possa rappresentare un'occasione grandiosa di inserimento europeo. Perché tutti abbiamo bisogno di diventare europei, e di sprovincializzarci. Non dimentichiamo che anche il mercato di Borsa diventerà un unico mercato europeo». Dunque lei pensa che Generali e Mediobanca debbano giocare bene questa carta, piuttosto che ostacolarla? «Ripeto che è un'occasione, se sapranno approfittarne, ed è soprattutto un'occasione di internazionalizzazione che può servire da modello per altre intese, ad esempio con altre banche del Nord. Ma anche la Banca di Roma potrebbe rientrare nella combinazione. Non dimentichiamoci che la dimensione del maggiore polo itaMano, Imi-San Paolo, è pari ad un terzo della Deutsche. La cosa importante è che le banche italiane sappiano muoversi bene e sappiano interloquire in un rapporto non di sudditanza. Perché, come dimostra il caso Comit, le banche italiane sono spose appetibili a livello europeo». Lo stesso presidente della Deutsche, Rolf Breuer, affermava meno di un mese fa che, oggi come oggi, le operazioni cross-border tra banche sono quasi impossibili, per la vigilanza tenace delle banche centrali dei singoli Paesi. «Sì, ma da gennaio partirà la nuova banca centrale europea, e tutto diventerà più semplice. Anche perché la creazione di sei, sette banche con proiezione europea è un processo inarrestabile. Quando il Piemonte unificò l'Italia non esistevano banche "italiane", poi qualche istituto è diventato banca nazionale. Così avverrà per le banche dell'Euro. Ecco perché dico che questa è una grande occasione, purché si agisca con accortezza». Valeria Sacchi tiamo da pari» Da sinistra Luigi Fausti (Comit) e (a fianco) Rolf Breuer presidente della Deutsche Bank
Persone citate: Antonio Fazio, Fausti, Gianfranco Gutty, Luigi Fausti, Morgan Stanley, Rolf Breuer
Luoghi citati: Francoforte, Italia, Milano, Piemonte, San Paolo, Vienna
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