C'era un piano per incastrare i giudici rivali
C'era un piano per incastrare i giudici rivali Caso Lombardini C'era un piano per incastrare i giudici rivali PALERMO. Ci sarebbe stato un piano per «incastrare» il procuratore distrettuale antimafia di Cagliari Carlo Piana e il suo sostituto Mauro Mura, titolare della prima inchiesta sul sequestro Melis. Un piano messo a punto, secondo i pm, con la «regia» di Luigi Lombardini da vari personaggi, tutti interessati a silurare due magistrati per loro «scomodi». Secondo indiscrezioni, la procura di Palermo decifrando gli appunti annotati dall'avvocato Luigi Garau (ex legale di Tito Melis) nel corso dei suoi incontri con il giudice Lombardini, avrebbe accertato che il piano prevedeva anche la complicità di un giornalista. Negli appunti di Garau, infatti, viene indicato un «giornalista» che avrebbe dovuto confermare l'esistenza di un incontro segreto tra Melis, Mura e Piana nel corso del quale i due magistrati avrebbero autorizzato verbalmente il padre di Silvia al pagamento del riscatto, in violazione della legge, rendendosi responsabili di abuso d'ufficio. «Con la sua testata, il giornalista ti difenderà a spada tratta scrive Garau in un appunto diretto a Melis - confermerà che era presente a quell'incontro e che l'autorizzazione è stata effettivamente concessa». Proprio per quella falsa autorizzazione, Garau, (convocato ieri dai pm di Palermo Antonio Ingroia, Lia Sava e Giovanni Di Leo, titolari dell'inchiesta sui risvolti oscuri del sequestro Melis) è indagato adesso anche per calunnia. «Per avere in concorso con altri - è la contestazione - simulato e predisposto a carico di Piana e Mura le tracce di un abuso di ufficio». La calunnia contro i magistrati ribadisce la competenza di Palermo ad indagare. Negli appunti di Garau c'è un nome cancellato con un tratto di pennarello. Una perizia tecnica, disposta giorni fa dalla procura di Palermo, ed effettuata da esperti dello Scico della Guardia di Finanza, ha individuato una sequenza di sei lettere, per la maggior parte riconoscibili: «Grau.o». Gli inquirenti sono dunque convinti che il complice misterioso sia Niki Grauso, editore del quotidiano «L'Unione sarda», indagato a Palermo per tentata estorsione. Secondo il piano, Grauso sarebbe stato avvisato all'istante della liberazione di Silvia Melis, con una parola d'ordine: «Torà, Torà, Torà». Subito dopo il rilascio, Tito e Silvia Melis, con Grauso e il mediatore Antonio Piras, avrebbero dovuto comparire davanti alle telecamere spiegando che l'ostaggio era stato liberato grazie all'editore e che il pagamento era stato autorizzato dalla procura. Due gli obiettivi: far passare Grauso come un eroe e «silurare» Piana e Mura. Il progetto segreto sarebbe stato confessato dallo stesso Lombardini (che però lo attribuiva ad altri ideatori) durante un'intervista ai giornalisti Antonella Stocco del «Messaggero» e Daniele Mastrogiacomo di «Repubblica». I cronisti registrarono l'intero colloquio e la cassetta è ora in procura di Palermo. Garau, ieri si è avvalso della facoltà di non rispondere. [a., r.]
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