«Difendiamo quei bimbi»

«Difendiamo quei bimbi» «Difendiamo quei bimbi» D'Agostino: devono avere pari diritti IL COMITATO DI BIOETICA CROMA I vuole una nuova legge, per garantire i diritti del nascituro». Francesco D'Agostino, presidente del Comitato nazionale di bioetica, concorda con la Corte Costituzionale che ha denunciato il vuoto normativo in materia di fecondazione assistita. Professore, che cosa dice la legge attuale? «Il nostro codice civile risale al 1941, allora la fecondazione assistita neppure si immaginava. Oggi è una realtà di tante coppie, che si ritrovano poi a vivere, dal punto di legislativo, una situazione assurda». In che senso? «Pensi che, stando alle norme attuali, un uomo e una donna che vanno a denunciare il figlio nato grazie alla inseminazione eterologa, si macchiano del reato di falso in atto pubblico». Perché? «La legislazione considera criterio di riferimento per rilevare la paternità quello biologico. Nel caso dell'inseminazione eterologa il donatore del seme è anonimo. Per essere in regola quindi la madre dovrebbe denunciare il bambino come figlio di padre anonimo». Nella fecondazione assi¬ stita non è previsto il consenso del padre? «Assolutamente no. I centri medici seri registrano il consenso della coppia al momento dell'inseminazione, ma non è obbligatorio. Così un domani il padre può tranquillamente disconoscere il figlio, qualunque giudice non può che dargli ragione: lui non è il padre biologico». Una situazione assurda. «Alla quale è necessario porre rimedio al più presto, bisogna garantire i diritti del nascituro, non è etico che un bambino rimanga senza un padre. I figli nati con la fecondazione assistita devono avere gli stessi diritti degli altri davanti alla legge italiana». Come si può intervenire? «In modo tecnico, introducendo nuove norme. Prima di tutto rendere obbligatoria per legge, e quindi trasformarla in documento giuridico, la dichiarazione di consenso della coppia alla fecondazione assistita, in questo modo il padre non potrà più ripensarci e sarà costretto ad assumersi sempre le sue responsabilità. E poi riconoscere nuovi criteri per la paternità, la legge è vecchia di cinquantanni e ormai completamente inadeguata alle nuove frontiere raggiunte dalla medicina. I legislatori devono rendersene conto, spero che il caso sollevato dalla Corte Costituzionale serva da monito», [a. tor.] Il professor Francesco D'Agostino

Persone citate: D'agostino, Francesco D'agostino