«Favorire gli amici non è reato»
«Favorire gli amici non è reato» Sentenza a Milano «Favorire gli amici non è reato» MILANO. Non compie reato l'amministratore pubblico che, senza intascare nulla ma solo per logiche di partito, privilegia ad un concorso alcuni rispetto ad altri non con il «fine precipuo» di danneggiare i candidati esclusi ma con quello di agevolare gli amici. Con questo principio la quarta sezione penale del tribunale di Milano ha assolto 1' ex presidente della giunta regionale della Lombardia, Paolo Arrigoni (Lega Nord), e dieci ex assessori regionali in carica tra il '94 e il '95 dall'accusa di abuso di ufficio non patrimoniale per aver nominato i 59 direttori delle Aziende Ospedaliere attraverso una spartizione partitocratica, prescindendo dai requisiti degli altri 862 candidati che avevano fatto domanda. Tra gli imputati anche l'attuale sottosegretario agli esteri Patrizia Toia. La vicenda venne a galla il 2 gennaio '95 quando il Corriere della Sera pubblicò il contenuto di una lunga riunione alla regione Lombardia, captata per caso per telefono da una cronista. I giudici, preso atto che la legge non prevede più come reato l'abuso di ufficio non patrimoniale contestato inizialmente agli undici ex amministratori regionali, ha anche respinto la richiesta del pm Fabio Napoleone di condanna per abuso di ufficio «in danno di altri». Infatti secondo i giudici anche se gli altri concorrenti erano stati danneggiati dalle scelte della giunta regionale, gli ex assessori non avevano agito con l'interesse «esclusivo» di danneggiarli ma con quello di privilegiare i prescelti. Gli imputati, oltre ad Arrigoni, erano 1' ex vicepresidente Riccardo Marchioro, e gli ex assessori Patrizia Toia, Fabio Locatelli, Sergio Cazzaniga, Sandro Bruni e Romano Arioli (tutti Ppi), Giovanni Rossi e Roberto Biscardini (Socialisti Italiani), il riformista Luigi Corbani e il leghista Michele Corti. Il processo era cominciato il 26 ottobre '95. Secondo il gip Fabio Paparella «la giunta anziché utilizzare il potere di scelta tenendo conto dei requisiti di professionalità e managerialità dei vari candidati, in vista del miglior soddisfacimento dell'interesse generale, se ne servì esclusivamente in vista di una logica spartitoria delle cariche fra i partiti della giunta e il Pds». [Ansai
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