Il paradiso (fiscale) perduto di Raffaella Silipo

Il paradiso (fiscale) perduto Norme più severe contro i vip che trasferiscono la residenza all'estero per evadere le tasse Il paradiso (fiscale) perduto DESTINAZIONE Paradiso. Fiscale. Sono tanti gli attori e calciatori, cantanti, atleti e imprenditori, che hanno trasferito la loro residenza all'estero per non innocentissimi fini finanziari, preferibilmente a Montecarlo ma anche in altri luoghi canonici dell'evasione come Lussemburgo, Vaduz o i Caraibi. Per tutti loro arrivano tempi cupi. La finanziaria ha infatti previsto un giro di vite agli emigranti di lusso che evadono le imposte: una norma ad hoc inserita nella manovra, per cui dal 1999 non sarà più sufficiente cancellarsi dall'anagrafe per sottrarsi alle tasse italiane. Bisognerà anche essere in grado di dimostrare che «effettivamente» si risiede in un altro Paese e il centro dei propri interessi non è più in Italia. In pratica l'onere della prova che ora spetta al fisco, con la nuova legge spetterà al contribuente. Quella di Visco contro i Vip che eludono le tasse è una battaglia iniziata già l'anno scorso, quando aveva diramato una circolare agli uffici invitandoli a indagare sugli italiani trasferitisi nei paradisi fiscali. Sotto osservazione erano circa 300 vip, tra cui le attrici Ornella Muti, Maria Grazia Cucinotta, Monica Bellucci, la telepresentatrice Rosanna Lambertucci, i piloti Michele Alboreto e Alessandro Nannini, il motocicb*sta Max Biaggi, i ciclisti Gianni Bugno e Moreno Argentin. L'aver portato la residenza all'estero, per le Finanze, non è infatti sufficiente per sfuggire alle tasse: anzi si considera «fiscalmente residente in Italia chi, pur avendo trasferito la propria residenza all'estero e svolgendo la propria attività fuori dalla nazione, mantenga il centro degli interessi familiari e sociali in Italia». Ma nelTaccertare caso per caso se ci fosse o meno evasione, gli uffici hanno incontrato difficoltà insormontabili, nonostante le indagini elaborate e dispendiose. Bastava infatti che il vip in questione dichiarasse: «Abito davvero qui, il centro dei miei interessi non è più in Italia», come hanno fatto tra gli altri Luciano Pavarotti e Max Biaggi, e toccava al fisco dimostrare il contrario: cosa non facile. Da qui la decisione di rendere più stringente la norma. A onor del vero le ragioni fiscali non sono le sole per cui i vip scelgono di trasferirsi a Montecarlo. Come spiegava tempo fa Gianni Bugno «qui si sta bene: la vita è calma, il clima ideale, i servizi ottimi, non ci sono furti né microcriminahtà». E, rincarava Ornella Muti, «si può girare tranquillamente, nell'anonimato, senza essere disturbati dai fan». Nel Principato, non c'è dubbio, è più facile infatti incontrare «colleghi» eccellenti che non comuni cittadini. A Montecarlo gli italiani sono 5500, ima nutrita e sceltissima colonia. La Muti, Mike Bongiorno e Pippo Baudo hanno casa al Larvotto. Anche i tennisti Diego Nargiso e Omar Camporese hanno scelto quella zona, vicino ai campi dove si disputano gli Open di Montecarlo. A Fontvieille c'è la dimora di Umberto Tozzi. Dolce e Gabbana, Michele Alboreto e Franco Baresi prediligono il Beach Hotel, mentre Carla Fracci si fa vedere di tanto in tanto al condominio Balmare. Tutte persone che, fino a prova contraria, semplicemente amano l'esclusiva combinazione di lusso e riservatezza, dolci tramonti e fantastici locali della Còte d'Azur. Finora gli unici vip seriamente nel mirino per «emigrazione finanziaria» sono Gianluigi Lentini, il calciatore pagato nel 1992 dal Torino ben 18 miliardi, di cui una parte sospettati come fondi neri in Svizzera. E Alberto Tomba, per cui nel giugno 1996 si è aperta un'inchiesta per frode fiscale: in ballo 15 miliardi di contratti pubblicitari firmati all'estero e pagati su conti bancari a Jersey, isola nel Canale della Manica. Tanto per fare un paragone, se avessero pagato le tasse entrambi, ora la benzina costerebbe per tutti una lira di meno al litro. Raffaella Silipo