Schroeder: vincerò perché sono il domani di Emanuele Novazio

Schroeder: vincerò perché sono il domani LO SFIDANTE DELL'SPD Schroeder: vincerò perché sono il domani BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Presidente Gerhard Schroeder, il vantaggio del suo partito sulla Cdu si è molto ridotto, secondo i sondaggi. Sei mesi fa probabilmente lei era più ottimista di adesso. «Non penso affatto di perdere. Le elezioni si decidono il giorno delle elezioni: e io voglio vincere le elezioni, non i sondaggi. Sono sicuro: vincerò io». Tutti parlano ormai di Grande Coalizione, e lei stesso vi ha alluso più volte. Molti ritengono che lei preferirebbe una alleanza con la Cdu a un governo con i Verdi. «Prima di parlare di una coalizione di governo bisogna vedere i numeri, analizzare il risultato del voto. Prima di poter dire con chi potremmo e vorremo negoziare bisognerà vedere che tipo di costellazione uscirà dal voto». Anche Kohl ha dato la sua benedizione alla Grande Coalizione, pur tenendosene personalmente fuori. Questo cambia qualcosa? «Kohl dice e si contraddice anche sulla Grande Coalizione. Dice che i grandi partiti devono allearsi con i piccoli partiti, poi dice che è vero anche il contrario. Il fatto è che Kohl non capisce più questo Paese, sa di non poter più vincere e per questo si innervosisce e si contraddice. Con la sua inclinazione a imprecare contro gli avversari piuttosto che a spiegare, il Cancelliere mi ha comunicato una sensazione di inquietudine». E se doveste perdere? Tornerebbe davvero ad Hannover come ha sempre promesso di fare? «Vinceremo noi, non voglio e non posso pensare a una sconfitta. Abbiamo una possiblità concreta, reale, di diventare il primo partito e tutti i sondaggi lo confermano da tempo. Credo che la stessa Cdu ne sia convinta, ormai». Lei ha sempre detto che si aspetta di ottenere il 40 per cento «più x». Quanto dovrebbero ottenere i Verdi per dar sostanza a un governo con l'Spd? «Questo gioco dei numeri non mi piace. In Germania abbiamo bisogno di un governo stabile, e la sua solidità sarà tanto maggiore quanto più forte sarà l'Spd». Ma Kohl si presenta come un grande e rispettato leader internazionale. Il suo prestigio dà lustro alla Germania. Potrebbe essere la sua arma vincente. «Il fatto è che questa esperienza non lo ha aiutato a risolvere i problemi del Paese, e gli elettori baderanno a questo dato di fatto, prima di tutto. Baderanno alla disoccupazione, alla mancanza di prospettive per i giovani. E decideranno che ci vuole un cambiamento. Certo, si dice che Kohl è esperto di problemi internazionaqli e io no. Ma vi ricordate che cosa si diceva a questo proposito di Kohl quando venne eletto Cancelliere, 16 anni fa? L'esperienza in politica estera si fa mentre si è al potere. Farò come a suo tempo fece Kohl: spenderò il tempo necessario a stringere contatti con i leader stranieri». Il punto debole dell'Spd è in una campagna che non bada ai contenuti, dice il delfino del Cancelliere, Schaeuble. «Dai sondaggi non sembra di capire che la nostra campagna non ha avuto successo. Siamo riusciti a trovare un giusto rapporto fra la definizione dei contenuti e la loro comunicazione in forma moderna. Non ha senso, da un punto di vista politico, avere le giuste idee senza comunicarle. Siamo riusciti a coniugare forma e contenuto meglio che in ogni altra campagna elettorale, con l'unica eccezione di quella straordinaria del 1972, in cui si impose il tema della Ostpolitik grazie a un candidato che fu insignito del Premio Nobel per la pace, il Cancelliere Willy Brandt». Una campagna ad affetto, comunque, air americana. «Perchè all'americana? Avrei dovuto fingere che la tv non esistesse? Per capire chi è più preciso quanto a contenuti, basta paragonare le mie dichiarazioni a quelle del Cancelliere: l'ho sempre detto, non avrei avuto alcun timore di un confronto televisivo diretto con lui. E' stato Kohl a rifiutarlo». A sinistra, molti la considerano troppo spostato al centro. La sua Spd è ancora un partito di sinistra? «L'Spd è un partito del centro democratico. Certo un grande partito popolare ha integrato anche la sinistra democratica. L'Spd fa politica sul terreno dell'economia sociale di mercato: e su questo terreno intende rimanere. L'obiettivo principale è ridurre in modo sostanzioso la disoccupazione: se non ci riusciremo, non meriteremmo di essere rieletti». L'Euro non è stato un tema in questa campagna elettorale. Con lei Cancelliere cambierà la politica europea della Germania? «L'Unione monetaria ci impone di concordare le politiche fiscali e sociali, molto più di quanto non sia stato fatto finora. E poi, l'Europa dovrà conquistarsi un maggior peso internazionale: serve un esecutivo forte, in grado di agire. E per questo servono riforme istituzionali: sul meccanismo di decisione, per esempio. Le decisioni devono essere sempre prese all'unanimità, o basta la maggioranza? E poi, il sistema di finanziamento dell'Unione Europea andrà rivisto: ma bisognerà aprire una trattativa, non voglio fatti compiuti. Per quanto riguarda l'ampliamento dell'Unione, si tratterà anche di affrontare il problema della libera circolazione sul mercato del lavoro, ma in modo socialmente sostenibile». Lei critica Kohl per l'appoggio dato a Eltsin. Un governo Spd cambierebbe la politica russa? «Appoggiare la politica delle riforme a Mosca è una scelta giusta. Ma credo che la crisi russa abbia cause economiche che non possono essere affrontate e risolte contando sull'amicizia fra due uomini. L'approccio di Kohl alla crisi russa si è limitato al suo rapporto con Eltsin, con conseguenze negative: gli aiuti occidentali sono finiti in tasca a pochi miliardari russi». In queste elezioni l'estrema destra potrebbe sfiorare l'ingresso in Parlamento: grazie anche all'appoggio giovanile, soprattutto all'Est. Che farebbe un governo Spd? «Il problema dell'estremismo di destra non e specificamente tedesco, e tanto meno dell'Est: da otto anni i Republikaner siedono nel parlamento del Baden Wuertemmberg con l'8%. L'estremismo di destra è un problema europeo. Certo è un problema che ci fa paura e che dobbiamo prendere molto sul serio anche a causa della nostra storia. Bisogna intervenire con decisione, con misure di polizia, per arginare la violenza di questi gruppi, ma il punto decisivo è l'educazione dei giovani, garantirgli una formazione e un lavoro». Lei sostiene di incarnare una sinistra moderna, ma Kohl l'accusa di voler portare al governo la vecchia sinistra. Non teme il paragone con Blair? «Kohl cerca di mobilitare vecchie paure, di recuperare il clima degli anni 50 e 60, ma le sue parole sono il suono di una campagna elettorale tutta costruita sulla difensiva. Le parole di un uomo il cui tempo è arrivato alla fine». Emanuele Novazio «Non voglio parlare di grande coalizione prima dei risultati Bisognerà vedere quale costellazione uscirà dal voto» «L'esperienza internazionale di Kohl? Non è servita a risolvere i problemi del lavoro in Germania»

Luoghi citati: Europa, Germania, Hannover, Mosca