Prima crisi per Primakov; si dimette il suo vice Shokin di Giulietto Chiesa

Prima crisi per Primakov; si dimette il suo vice Shokin Sono entrambi esponenti di partiti riformatori. Eltsin lapidario: «Mi dispiace, ma le decisioni le prende il Presidente» Prima crisi per Primakov; si dimette il suo vice Shokin In segno di protesta per la conferma del ministro delle Finanze Zadornov MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Arriva nel governo un «riformatore» e un «riformatore» se ne va all'istante. Aleksandr Shokin, vicepremier del nuovo governo Primakov, ha annunciato ieri, sconcertando tutti, le proprie dimissioni non appena saputo che Eltsin aveva nominato (anzi ri-nominato) Mikhail Zadornov ministro delle Finanze. Motivazione: «Posti chiave nel governo vengono occupati da persone che hanno già ingannato il Paese, dichiarando bancarotta nel modo più cinico e violando la legislazione russa». Primakov ha definito «un capriccio» la decisione. Eltsin ha fatto sapere che è «dispiaciuto», ma che «le decisioni le prende il presidente». Arrivederci. Interrogato in serata, in diretta, dalla rete tv Ntv, Shokin è stato più esplicito: «Zadornov doveva essere licenziato insie¬ me all'ex premier Kirienko e al presidente della Banca Centrale, Dubinin. Sono loro che hanno la responsabilità diretta e personale per l'accaduto». Si potrebbe dire, però, che chi ha scagliato la pietra non è senza peccato. Shokin era infatti a capo della frazione parlamentare della Duma che faceva capo a Cernomyrdin e aveva votato due volte, appena una decina digiorni fa, perché Cernomyrdin venisse rimesso alla testa del governo. E tutti sanno che il povero Kirienko non aveva raccolto altro che l'eredità di Cernomyrdin. In secondo luogo tutti sanno che Shokin fu nel primo governo Gaidar, che diede avvio al bailamme, poi proseguito fedelmente da Cernomyrdin. Dunque è difficile credere che la motivazione sia quella vera. Anche perché, in ogni caso, Shokin avrebbe dovuto essere contento di avere un alleato in più nel governo a sostenere le tesi «di mercato» contro i conservatori inclini a ristabilire mezzi di comando amministrativo più o meno accentuati. Invece se ne va, sbattendo la porta. Forse temeva che Zadornov gli facesse le scarpe, diventando lui l'interlocutore privilegiato del Fondo Monetario Internazionale. Comunque è già crisi prima ancora di cominciare. E si capisce che la lotta attorno a Primakov si va facendo furibonda. Ieri il nuovo portavoce di Eltsin ha di fatto smentito Primakov (che aveva detto che Eltsin non era stato informato delle decisioni del 17 agosto) affermando che «il presidente è informato di tutte le decisioni», ma che «nessuno avrebbe potuto prevedere le dimensioni delle conseguenze» (di quelle decisioni del 17 agosto, ndr). Smentita, come si vede, molto imbarazzata, che conferma i sospetti di uno Eltsin ormai fuori del gioco politico reale. Anche il sindaco di Mosca Jury Luzhkov, ha colto ieri la palla al balzo accusando l'Amministrazione presidenziale di non avere informato Eltsin di ciò che stava maturando. Intanto la delegazione del Fondo Monetario Internazionale è ripartita ieri dopo aver consigliato a Primakov di tenere bassa l'inflazione, «nei limiti del 30 per cento annuo, sia quest'anno, sia il prossimo». Il go¬ verno russo - queste le condizioni poste preventivamente dagli esperti di Washington dovrebbe preparare un bilancio straordinario per l'ultimo trimestre del '98 e stabilire i parametri per il 1999. Su questa base il Fmi e la Banca Mondiale si regoleranno riunendosi nell'assemblea annuale ai primi di ottobre. Il negoziato con la Russia potrebbe riprendere il 12 ottobre, ma per ora nessun impegno. Mentre i tempi stringono. Da Londra giunge la notizia delle prime rappresaglie occidentali. Su istanza della banca d'investimenti Lehman Brothers - che chiede la confisca - il tribunale di Londra ha bloccato i conti britannici di due tra le maggiori banche russe: Oneksimbank (per 26 milioni di dollari) e Inkombank (per 87 milioni di dollari). Il Fondo monetario chiede di ridurre l'inflazione al 30% e Londra blocca i conti di due banche russe Giulietto Chiesa

Luoghi citati: Londra, Mosca, Russia, Washington