Un presentimento lungo dieci giorni di Flavia Amabile
Un presentimento lungo dieci giorni Un presentimento lungo dieci giorni Telefonate a vuoto della scrittrice, poi la scoperta ROMA. Aveva avuto un presentimento Susanna Tamaro. Da 10 giorni non riusciva a mettersi in contatto con il padre. Dopo diverse telefonate a vuoto, ha chiamato una sua collaboratrice di Roma e le ha chiesto di andare a controllare. Pochi minuti dopo, il telefono squillava nella casa di Susanna Tamaro, una masseria immersa nella campagna di Porano, un centro non distante da Orvieto. Era quasi buio. La scrittrice ha chiamato l'imprenditore edile che ha lavorato alla costruzione della masseria. Ha afferrato un giaccone ed è salita sull'auto dell'imprenditore. E' giunta a Roma intorno alle nove e mezza, dove ha trovato un'auto civetta della polizia. Venti minuti più tardi era davanti alla casa del padre. Ac¬ compagnata per mano, quasi sorretta da un poliziotto, circondata da altri tre agenti, ha oltrepassato il cancello dell'edificio e si è avviata verso il portone a testa bassa. Subito dopo è giunta un'altra auto: vi erano tre amiche della scrittrice. Gli agenti hanno provato a impedire loro l'accesso all'appartamento: «Non è un spettacolo bello». Le tre donne hanno insistito: «Lo sappiamo, ma vogliamo stare vicino alla nostra amica». Le sono state vicino mentre la scrittrice, anche più minuta nel suo dolore, si inginocchiava sul corpo del padre. Non soltanto il presentimento degli ultimi giorni, ma anche un timore probabilmente antico era diventato realtà. Il padre della scrittrice era nato nel 1928 a Trieste. In gioventù era stato un noto avvocato. Aveva sposato Anna De Dolcetti Anzillotta, nipote dello scrittore Italo Svevo e aveva avuto tre figli: Susanna, la primogenita, e due maschi. Poi si era separato e si era trasferito a Roma. Dopo un periodo di pratica legale in uno studio, aveva abbandonato ogni ambizione forense e aveva iniziato a lavorare come correttore di bozze all'«Espresso». La sua vita si divideva fra lo studio del cinese e la passione per gli eccessi, le sregolatezze. Amava le donne e i vicini ricordano di averlo visto spesso girare nudo in casa. La scrittrice conosceva bene il padre e il suo mondo. Abitò con lui durante il periodo di studi al Centro sperimentale di cinematografia. «Avevano un ottimo rapporto», ricorda Ro¬ berto Cotroneo, critico letterario del settimanale. Erano entrambi schivi, sentimentali e legati da stima reciproca, oltre che da un naturale affetto. Il padre ora un estimatore della figlia e l'aveva aiutata a ottenere una recensione per il primo romanzo. Dopo il successo e il trasferimento di Susanna Tamaro in Umbria, padre e figlia si vedevano meno, ma erano rimasti vicini. Anche per questo la scrittrice aveva avuto più di un presentimento in questi giorni. Persino durante un'intervista trasmessa ieri dal Tgl e rilasciata in occasione dell'uscita del suo nuovo libro, aveva avvertito: «Sono sempre stata una persona molto sensibile al dolore». Flavia Amabile Da «Va' dove ti porta il cuore» a «Anima mundi»: così un odio diventa amore Nei suoi romanzi la figura paterna appare più simbolica che reale
Persone citate: Anna De Dolcetti Anzillotta, Cotroneo, Italo Svevo, Susanna Tamaro
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