La storia di una ribellione raccontata tra le pagine di Mario Baudino
La storia di una ribellione raccontata tra le pagine La storia di una ribellione raccontata tra le pagine PER mio padre come per mia madre i figli, prima di ogni altra cosa, erano un dovere mondano». Siamo all'inizio di Va' dove ti porta il cuore (per l'esattezza, pagina 35) e salvo errori compare qui per la prima volta nell'opera di Susanna Tamaro, quasi di striscio, quasi tra parentesi, la figura paterna: figura più simbolica che reale, che rappresenta un'idea, un «tipo umano» e culturale molto diffuso in tutta la letteratura novecentesca, e non forse un personaggio con una biografia concreta e riconducibile alla vita dell'autrice. I romanzi di Susanna Tamaro sono «contro» i genitori, ci raccontano la ribellione e per farlo ricorrono a voci più antiche, preferibilmente femminili: quelle soprattutto della nonna. Rappresentano l'inquietudine, lo stacco generazionale, il desiderio di fare i conti con la generazione precedente. I genitori sono astratti. E il padre più della madre. Così in Va' dove ti porta il cuore entrano insieme, in un loro stereotipo aridamente repressivo: «Tanto trascuravano il nostro sviluppo interiore, altrettanto trattavano con rigidità estrema gli aspetti più blandi dell'educazione. Dovevo sedermi dritta a tavola con i gomiti vicino al corpo». Sono genitori metaforici, il loro ruolo è quello di esasperare il turbamento adolescente, persino di evocare il fantasma della morte: «Se nel farlo dentro di me pensavo soltanto al modo migliore per morire non aveva nessuna importanza. L'apparenza era tutto...... E così, in nome dell'apparenza, arriva il primo schiaffo: «Mio padre e mia madre non perdevano occasione di rimproverarmi per la mia abitudine canterina. Una volta, durante un pranzo, ho addirittura preso uno schiaffo, perché mi era scappato un trallallà. "Non si canta a tavola", aveva detto mio padre». Fin qui, nulla di particolare. Siamo nell'ovvio del «non si canta a tavola», nell'esercizio di una pura funzione accessoria; il padre è un personaggio secondario e appiattito sullo sfondo, serve appena a dare un ceffone. La sua comparsa non è strettamente necessaria. Continua a essere assente, benché sia stato nominato, è solo l'ombra della figura materna e di tutte le voci femminili che si accalcano. Per avere un ruolo il padre dovrà aspettare Anima Mundi, l'ultimo romanzo «per adulti», anche perché continua a sottrarsi persino nella produzione per i bambini, dove ci si aspetterebbe invece di incontrarlo. Susanna Tamaro, per affrontare il padre, ha bisogno di un ulteriore travestimento, e lo fa questa volta prendendo il tema di petto attraverso Walter, uno dei due personaggi principali di Anima Mundi. Walter fa i conti con la propria vita proprio all'inizio del libro, mentre seppellisce il genitore. Lo ha combattuto, rifiutato, «odiato», dice. Ora non più. Il padre di Walter, ex partigiano, comunista convinto, dedito all'alcol forse per delusione, forse per rimorso, occupa pesantamente la scena. Walter lo ha sempre temuto, e come scrisse Lorenzo Mondo recensendo il libro per La Stampa, in questo timore e in questo desiderio di rivalsa c'è la «ribellione contro i padri terribili del secolo». Ma davanti al letto di morte, il rapporto cambia. E cambia anche la gerarchia tra i genitori. Se la figura della madre è sempre stata predominante, qui è il contrario. C'è una scena in Anima Mundi dove la mamma di Walter va a trovarlo a Roma. E' malata, anzi sta morendo di cancro, ma il figlio la tratta con fastidio e non si accorge di nulla. In questo libro, molto più ambizioso dei precedenti la figura paterna ha preso il sopravvento. La sua fine è la sua apoteosi. «Nella settimana che ho passato al suo capezzale - sono parole di Walter -, gli ho dato più volte il biberon, l'ho preso in braccio e l'ho girato da una parte e dall'altra, per non aggravare il decubito. Immerso nel sonno sembrava innocente, e lo era». L'agonia terribile segna il ritorno all'mnocenza, come forma di pacificazione, addirittura come dono: «Mi sono trovato a pensare che quelle ore, quei giorni, in fondo, erano un regalo che mi veniva fatto. Il regalo di riappacificarmi con l'essere infelice a cui dovevo la vita... L'odio era scomparso e così la rabbia». La via della riconciliazione è aperta. Sull'estremo limite, nulla più può fermare l'ondata di tenerezza, che la Tamaro racconta con un certo manierismo, senza risparmiare sugli effetti. Una scena drammatica, quasi una pietà barocca: «Piangevo con la testa vicino alla sua, sul cuscino; lui teneva il viso verso l'alto e io sprofondato in basso. Le nostre lacrime avevano temperature diverse, sulla federa formavano un'unica macchia». Mario Baudino Susanna Tamaro accompagnata dai poliziotti arriva nel minialloggio dov'è stato rinvenuto il cadavere del padre. Accanto la copertina del libro di maggior successo della scrittrice, Va' dove ti porta il cuore
Persone citate: Lorenzo Mondo, Susanna Tamaro, Tamaro
Luoghi citati: Roma
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