L'America ha paura di Franco Pantarelli

L'America ha paura L'America ha paura Dietro il crack dei fondi un vortice di miliardi NEW YORK. Questa volta a procurare scompiglio nelle Borse non sono state (o almeno non solo) la crisi asiatica, i guai della Russia o le notizie contraddittorie sul destino dei tassi di interesse: a scatenare il Toro ò intervenuto un episodio singolare e sconcertante come il salvataggio in extremis di una società, la Long-Term Capital Management, e il suo signore e padrone John Meriwether, dai guai che egli stesso aveva combinato. Per impedire che la sua caduta si ripercuotesse su tutto il mercato, si è mobilitato il fior fiore di Wall Street Ila Merrill Linch, la J.P. Morgan, la Morgan Stanley, la Chase Manhattan n tanti altri potentati finanziari) e a coordinare i loro sforzi ci si è messa addirittura la Federai Reserve. John Meriwether è un ex rispottatissimo partner della Salomon Brothers che tempo fa ha deciso di mettersi in proprio chiamando a raccolta varie «volpi» di Wall Street, fra cui perfino un pri'essore di Harvard che a suo tempo partecipò all'inchiesta per accertare le cause del famoso crollo del 1987. Questi signori hanno cominciato a offrire profitti da capogiro a chi avesse affidato loro i propri soldi e - un po' per la loro reputazione, un po' perché all'inizio riuscivano davvero a ottenerli quei profitti attraverso manovre complesse e spregiudicate che passano sotto il nome di «hedge funds» - ci sono caduti in molti, perfino i «maghi» della Ubs, l'Unione di Banche Svizzere. Poi però accade che il giro di capitali si fa talmente colossale (90 miliardi di dollari, 153.000 miliardi di lire) che è impossibile da gestire, anche perché nel frattempo Wall Street, e tutte le altre Borse del mondo entrano nell'era delle altalene. Così, ecco che mercoledì avviene da qualche parte una riunione segretissima in cui viene deciso quello che il «New York Times», con la consueta pudicizia, definisce «un salvataggio da un disastra fatto con le proprie mani, ottenuto grafie all'insolito aiuto della Federai Reserve». In realtà, in quella riunione deve essere accaduto qualcosa molto più terra terra. Signori, ha presumibilmente detto l'uomo della Fed ai «grandi» presenti, quella della Long-Term Management è un'attività da avventurieri, questa stona degli «hedge funds» deve finire. Ma ora il problema è che se cade la Long-Term cade tutto. 1 presenti, non sapendo cosa replicare, hanno tirato fuori i loro libretti degli assegni e hanno messo insieme una somma di tre miliardi e mezzo di dollari, un po' più di 6000 miliardi di lire, per far fronte al «rosso» dei conti di Meriwether. In cambio si sono presi il 90% della sua attività, sicché la carriera di quest'uomo sembra finita (tranquilli: con quello che gli è rimasto, circa 100 milioni di dollari, non sarà costretto a chiedere l'elemosina). Ma non è che la soluzione abbia restituito immediatamente le cose alla loro normalità, come forse i partecipanti a quella riunione si aspettavano. Invece di rassicurare gli investitori, l'operazione ha portato nuovi problemi. Uno è il fatto che tutti hanno preso a chiedersi quanti altri Meriwether possano esserci in giro, quanto sia vasta l'attività degli «hedge funds» (perfino il Congresso si è per un momento distratto dalle vicende Bill Clinton-Monica Lewinsky per chiedere un'inchiesta sull'accadutol e se sia possibile salvare tutti con un intervento straordinario. Un altro è che i grandi istituti di credito che hanno sborsato la somma necessaria al salvataggio adesso stanno lesinando i loro prestiti agli altri fondi di investmenti, spargendo l'idea che si va verso una mancanza di liquidità. La conseguenza è stata che l'altro ieri Wall Street ha avuto un altro dei suoi «crolli», regolarmente seguito dai mercati europei che ieri hanno subito la stessa sorte e altrettanto regolarmente seguito dal «recupero» dello stock market di New York. Recupero per modo di dire, comunque, perche ieri, a mezz'ora dalla chiusura, l'indice Dow Jones dava una cinquantina di punti in più, cioè un quinto delle perdite dell'altro ieri. Franco Pantarelli

Luoghi citati: America, New York, Russia