D'Alema: il governo resisterà di Augusto Minzolini

D'Alema: il governo resisterà FIDUCIA IN TRASFERTA D'Alema: il governo resisterà «Non si torna alle soluzioni extraparlamentari» BUENOS AIRES DAL NOSTRO INVIATO Forse l'altra sera, rompendo il silenzio sul tormentone della politica nostrana, D'Alema si era spinto troppo avanti nel discorso agli imprenditori italiani in Argentina: «Sono convinto che noi non avremo una crisi di governo. Avremo momenti difficili ma avremo una maggioranza parlamentare. Può darsi che da questa maggioranza si sottragga qualcuno inseguendo i suoi sogni. Ma non si arriverà alla crisi». Quella frase rimbalzata a Roma dalle rive del Mar de la Piata ha dato adito in poche ore a una serie di congetture, di scenari o di «scemari» per usare il dizionario dalemiano. In molti hanno pensato a una sorta di svolta di Buenos Aires, alla storica apertura all'Udr di Cossiga, tanto che i vari Mastella e Sanza hanno cominciato a pregustare a Roma poltrone da ministro o da sottosegretario. Ieri, però, nell'incontro con la stampa all'ambasciata italiana, D'Alema ha messo fine a questa fuga in avanti. «Io non ho neppure pronunciato il nome di Cossiga». Al momento, infatti, tutta l'offensiva del leader della Quercia, l'ennesima offensiva della persuasione, è concentrata su Rifondazione. Così il segretario diessino si è messo sulla stessa lunghezza d'onda del capo del governo ((Anche oggi ho avuto una telefonata con lui») e come Prodi ha professato ottimismo. Per cui mentre i palazzi della politica capitolina sono sconquassati dalla ridda di voci e di ipotesi immesse in questa settimana nel circuito dell'informazione dagli ex-Dc di Marini, pronti a fare carte false per riunirsi con i fratelli dell'Udr, in Argentina D'Alema si è limitato a porre alcuni caposaldi della sua strategia futura. Per individuarh, al solito, bisogna più interpretare i silenzi che le parole quanto mai avare del segretario. Intanto l'ipotesi di dimissioni di Prodi come conseguenza obbligata di una bocciatura della Finanziaria da parte del comitato politico di Rifondazione non rientra nei piani di D'Alema. «Ovviamente - diceva ieri - la decisione degli organismi dirigenti di Rifondazione peserà sul piano politico. Detto questo, però, la pratica delle crisi extraparlamentari in voga nella Prima Repubblica è stata messa da parte da parecchio tempo. Ci sarà bisogno di una verifica in Parlamento, questo è sicuro». Quella che appare come una posizione di principio, in realtà, delinea anche una linea politica. L'obiettivo prioritario di D'Alema, infatti, rimane quello di stanare Bertinotti, quello di rendere più evidente l'irrazionalità di una rottura sulla «Finanziaria più di sinistra degli ultimi anni». In questa logica la continuazione del confronto con i neocomunisti nell'esame del provvedimento in Parlamento serve a mettere il leader di Rifondazione in una situazione paradossale: nello scenario preferito da D'Alema, infatti, Bertinotti, dopo aver approvato nel corso di una decina di giorni articoli che prevedono un aumento delle pensioni minime, provvedimenti di detassazione, addirittura una nonna che aumenta il fondo per quella riduzione dell'orario di lavoro che gli fece rimangiare l'anno scorso una crisi di governo già consumata, dovrà spiegare perché rinuncia a tutto ciò votando contro sull'articolo finale. Una contraddizione che D'Alema ha tutto l'interesse a rendere plateale: mtanto perché questa trattativa allo stremo aiuterebbe l'anima filogovernativa nel caso di una scissione dentro Rii'ondazione, potrebbe in altre parole far conquistare qualche deputato in più alla causa di Prodi. In secondo luogo, perché l'idea di mettere in piedi un' altra maggioranza a quel punto diventerebbe più che una scelta, uno stato di necessità. «Io - osserva il leader Ds - resto fiducioso perché in politica non avvengono cose incomprensibili. I dati odierni dell'Istat dimostrano che la stabilità di governo porta occupazione. Non ci sono alternative all'at- tuale equilibrio politico e il Paese ha bisogno di stabilità». Una crisi subito a D'Alema, poi, non interessa anche per un altro motivo. Se fino a qualche mese fa poneva l'aut-aut o questo governo, o questa maggioranza, o elezioni, adesso - sarà per i sondaggi che non sono favorevoli all'Ulivo - non lo fa più. Quel leitmotiv è scomparso dal lessico dalemiano. Il numero uno della Quercia non vuole rischiare assolutamente di andare alle urne prima dell'elezione del nuovo Capo dello Stato: «Difficilmente - è la confidenza cui si è lasciato andare spesso in queste settimane - un altro Parlamento darà al centro-sinistra la possibilità di scegliere da solo il nuovo Capo dello Stato». Una crisi ora, cioè nelle prossime due-tre settimane, quando almeno sul piano formale è possibile ancora sciogliere le Camere, metterebbe invece l'Ulivo nelle mani di Cossiga. L'ex-Capo dello Stato (personaggio volubile co¬ me pochi) potrebbe dare sì il suo appoggio al governo ma anche rifiutarsi, dopo aver contrattato con Berlusconi il prezzo politico che il Cavaliere deve pagare per andare alle elezioni. Ecco perché la crisi di governo è tutt'altro che scontata e non è sicuramente dietro l'angolo. Nelle prossime settimane bisognerà sopportare altre puntate della estenuante telenovela che ha come protagonisti Prodi, D'Alema e Bertinotti. Questo non significa che il leader Ds non abbia rinunciato a priori all'altro Ionio, a Cossiga, ma è troppo presto perché lo prenda davvero in considerazione e, comunque non è detto che lo userà mai. «Verso l'Udr - ha ripetuto ancora a Buenos Aires - rimane mteresse e attenzione». Per un altro ribaltone, per un altro pranzo di Gallipoli con Buttiglione, insomma, c'è tempo. «C'è chi mi prende in giro per quella storia - ha ironizzato ieri il personaggio -, ma i libri di storia scriveranno che in quel modo ho preservato la stabilità. Ora vado ad un pranzo che vede seduti allo stesso tavolo dopo due mesi i leader dell'Alianza, dell'Ulivo argentmo. In ossequio alla globalizzazione ho esportato il metodo Gallipoli anche qui». Augusto Minzolini «Cossiga? Verso l'Udr rimane interesse e grande attenzione» «Prc non può rompere sulla Finanziaria più di sinistra che ci sia» Massimo D'Alema

Luoghi citati: Argentina, Buenos Aires, Gallipoli, Roma